trifoglio
trifòglio s. m. [lat. trifŏlium, comp. di tri- «tre» e folium «foglia»]. – 1. a. Nome di piante leguminose papiglionacee delle regioni temperate e subtropicali, appartenenti al genere Trifolium, che comprende circa 300 specie, di cui una settantina in Italia: sono erbe annue o perenni, caratterizzate dalla foglia composta di tre (raramente più) foglioline, fiori in capolini o spighe, con corolle di varî colori, e legume piccolo, spesso indeiscente. Fra le specie più diffuse: t. pratense (Trifolium pratense), detto anche t. violetto, bolognino, pesarese o trifoglione, con fiori rosei o violetti, largamente coltivato per foraggio nell’Italia centro-settentr.; t. ladino o t. bianco (T. repens), con fiori bianchi, molto diffuso allo stato spontaneo e coltivato in gran parte del mondo perché produce ogni anno 3 o 4 tagli di ottimo foraggio; t. ibrido o svedese (T. hybridum), con fiori rosa pallido, adatto ai climi freddi e perciò poco coltivato in Italia; t. incarnato o t. rosso (T. incarnatum), specie annua con infiorescenze rosso sangue, coltivata soltanto negli erbai; t. alessandrino o egiziano (T. alexandrinum), coltivato nei paesi del Mediterraneo, negli Stati Uniti, e nella vallata del Nilo, capace di crescere più volte dopo la falciatura. Nell’uso com., il trifoglio che presenta eccezionalmente quattro foglioline è detto quadrifoglio (ma cfr., in D’Annunzio, Alcyone, «Il commiato», vv. 128-130: ei coglie Ora il trifoglio aruspice virente Di quattro foglie). b. Nome di piante appartenenti ad altri generi, con foglie che ricordano quelle del genere Trifolium: t. acetoso, v. acetosella; t. epatico, altro nome dell’erba trinità; t. fibrino, detto anche t. d’acqua o trifoglione d’acqua, erba perenne delle genzianacee (Menyanthes trifoliata), diffusa negli acquitrini dell’emisfero boreale, con foglie composte di 3 foglioline ellittiche, usate per bevande amare e, in qualche paese, per preparati farmaceutici; t. giallo delle sabbie, altro nome della vulneraria (Anthyllis vulneraria). 2. In araldica, figura rappresentante un trifoglio (in araldica considerato come fiore); il suo smalto ordinario è di verde, e il gambo ondeggiante lo distingue dalla terzifoglia priva di gambo; è comune nell’araldica francese. 3. In matematica: a. Curva piana, caso particolare di rodonea, che, in coordinate polari, ha equazione ρ = α sin 3 ϑ (dove α è costante). Prende nome dalla sua forma caratteristica (v. rodonea, per ω = 3). L’equazione cartesiana è (x2 + y2)2 = ay(3x2 − y2) e mostra che il trifoglio è una curva algebrica del quarto ordine (quartica) con punto triplo nell’origine O. b. Con altro sign., figura piana limitata da 3 archi di circonferenza esterni a un dato triangolo equilatero, aventi i centri nei suoi vertici e diametro uguale al suo lato; è un caso particolare del multifoglio (v.). ◆ Per il dim. trifoglino e l’accr. trifoglióne, con accezioni partic., v. le singole voci.