tripudio
tripùdio s. m. [dal lat. tripudium, comp. di tri- «tre» e pes pedis «piede»]. – 1. Presso gli antichi Romani, danza sacerdotale ritmica, che veniva forse eseguita battendo tre volte il piede in terra. Per estens., nel linguaggio letter. o poet., danza gioiosa: Poi che ’l t. e l’altra festa grande Sì del cantare e sì del fiammeggiarsi ... Insieme a punto e a voler quetarsi (Dante); l’ombra de’ boschi Sacri al t. di Dïana e al coro (Foscolo). 2. a. Manifestazione di gioia, di esultanza, vivace e rumorosa, o sfrenata: la notizia della vittoria fu accolta con vero t. dai cittadini; i tifosi in t. festeggiarono la vittoria dello scudetto; Lunge il grido e la tempesta De’ tripudi inverecondi (Manzoni). b. fig. Esultanza festosa della natura: il t. della campagna a primavera; intorno era tutto un t. di luci, di colori. E con sign. più astratto, letter. o poet.: il t. dei sensi; a diciotto anni le festose campane di giovinezza squillano nell’anima e vi mandano il t. dell’amore, l’incanto delle speranze (Jovine). 3. Nell’antica divinazione dei Romani, l’auspicio tratto dal modo di mangiare dei polli: era ritenuto ottimo auspicio se i polli si affrettavano al cibo e ne lasciavano cadere per terra, dal becco, alcune briciole.