tristellato
p. pass. e agg. Segnalato con tre stelle in una guida gastronomica. ◆ L’alta cucina, quando raggiunge livelli assoluti di qualità e genialità, porta sempre con sé un insieme di connotazioni teatrali e coreografiche. La collocazione geografica, l’ambiente interno e il servizio dei migliori ristoranti del mondo contribuiscono a scenografare i piatti. Permettono al cliente di individuare con precisione lo stile e l’ideologia gastronomica di quelle prime donne che sono i grandi chef. Michel Bras e Marc Veyrat, da questo punto di vista, sono agli antipodi. Francesi, tristellati Michelin, (Veyrat ha addirittura spodestato Alain Ducasse diventando l’unico a potersi fregiare di due locali a tre stelle) hanno in comune una cucina che fa dell’utilizzo di erbe aromatiche rare, radici, verdure poco conosciute e in via di estinzione e fiori commestibili la sua caratteristica distintiva. (Carlo Petrini, Stampa, 2 giugno 2001, Tuttolibri, p. 6) • Un solo precedente, nella storia ultrasecolare della Michelin, quando tre anni fa Alain Senderens, proprietario di «Lucas Carton», ristorante tristellato di Place de la Madelein, a Parigi, avendo deciso di trasformare il suo locale in un bistrot di lusso, chiese di essere esentato dai giudizi. (Licia Granello, Repubblica, 17 giugno 2008, p. 39, Cronaca).
Composto dal confisso tri- aggiunto al p. pass. e agg. stellato.
Già attestato nella Stampa del 13 aprile 1993, p. 16, Società e Cultura (Edoardo Raspelli).
V. anche bistellato, monostellato, pluristellare, pluristellato, stellato.