troncare
v. tr. [lat. trŭncare, der. di truncus «tronco1» (agg.)] (io trónco, tu trónchi, ecc.). – 1. a. non com. Rendere tronco, mutilare privando violentemente di qualche parte: t. un albero della cima; t. un cadavere della testa; e assol., in usi poet., decapitare: Ezzelino, immanissimo tiranno, Che fia creduto figlio del demonio, Farà, troncando i sudditi, tal danno ... (Ariosto); lacerare, strappare a morsi: Questi si percotean non pur con mano, Ma con la testa e col petto e coi piedi, troncandosi co’ denti a brano a brano (Dante). b. Recidere, spezzare amputando, asportando dal tronco o in genere dal corpo principale: t. la cima di una pianta, i rami di un albero, lo stelo di un fiore; con un colpo di scure gli fu troncata la testa; t. un braccio, una gamba. In espressioni enfatiche (nelle quali è più frequente e più efficace stroncare): sforzo, fatica che tronca le braccia; una salita che tronca le gambe, che priva cioè di ogni forza; e in senso fig., t. le braccia a uno, privarlo dei mezzi di operare, troncargli le gambe, togliergli la possibilità di fare ciò che voleva. Con sign. più generico, tagliare, spezzare, per lo più in modo netto: t. una fune, un cavo, una sbarra di acciaio. 2. fig. a. Interrompere violentemente, porre bruscamente e risolutamente termine a qualche cosa: una crudele malattia ha troncato la sua esistenza; quel malaugurato incidente troncò la sua brillante carriera; con una severa occhiata gli troncò in bocca il discorso, la parola; è meglio t. questa odiosa discussione; t. la speranza; t. un’amicizia, una relazione sentimentale; t. ogni rapporto epistolare; t. le relazioni politiche, commerciali; tronchiamo gli indugi! b. In linguistica e nella grammatica italiana, t. una parola, privarla nello scritto o nel discorso dell’ultima vocale o dell’ultima sillaba, in determinati casi (v. troncamento). ◆ Part. pass. troncato, con valore verbale: un ramo troncato; capo troncato dal busto; e anche come agg. (v. la voce). È soprattutto dell’uso tosc. la forma trónco, senza suffisso: taluno a cui la stanchezza aveva levate le forze e tronche le gambe (Manzoni); v. anche tronco1.