tutto
agg. e pron. [da una variante, non bene spiegata, del lat. tōtus «tutto, intero», forse *tuttus con geminazione intensiva, o *tuctus influenzato dal plur. cuncti «tutti»]. – L’intera quantità, l’intero numero, il pieno complesso, senza esclusione di alcuna parte o di alcuni elementi dell’insieme. Come agg., può essere riferito a sost. singolari o plurali, e anche come pron. può essere singolare (con valore neutro) o plurale, con diversità di accezione. Si rafforza spesso con quanto e con intero (sono fenomeni comuni a tutta quanta la terra; tutti quanti la pensano come me; s’è bevuta tutta intera la bottiglia); o mediante ripetizione: devi mangiare tutto tutto; nel linguaggio fam. è usato talora il superl. tuttissimo, spec. nel dialogo, come risposta: «Hai previsto proprio tutto?» «Tuttissimo!». 1. a. Come agg., riferito a nomi singolari, ne indica l’intera estensione nello spazio o nel tempo, l’intera quantità, o esprime il concetto della pienezza, della compiutezza: t. il mondo, t. la piazza, t. la casa; t. il mese, t. la settimana; non ha fatto che brontolare per t. la strada; sapeva t. la lezione, conosce t. Dante a memoria; di cose non materiali: sviluppare t. la propria potenza; metterci t. l’impegno, ecc.; in funzione di predicato: la roba, o la questione, è tutta qui. Come si vede dagli esempî, quando è usato in funzione attributiva è seguito, non preceduto, dall’articolo; questo manca davanti a nomi proprî di persona (t. Dante) e anche di città, che comunem. rifiutino l’articolo (tutta Roma, tutta Napoli, ma tutto il Cairo, tutta l’Aquila, ecc.); in alcune espressioni l’articolo manca anche con nomi comuni: con t. libertà, di t. cuore, ecc.; assumere una donna a t. servizio, a pieno tempo o per svolgere mansioni molteplici; in altri usi l’assenza dell’articolo è eccezionale: in t. Italia; s’è lamentato t. notte; t. giorno, ant., sempre, continuamente (parziale calco del fr. toujours), diverso perciò da t. il giorno (v. anche tuttodì): che si veggono e odono tutto giorno (Leopardi). Con valore partic.: dal capitolo 17 a t. il capitolo 24, compreso l’intero capitolo 24; a tutt’oggi, sino a tutta la giornata di oggi inclusa (per estens., fino al tempo attuale, fino ai nostri giorni); e analogam. a t. domani, a t. giovedì prossimo, a t. il 30 aprile. b. Con sostantivi plur., o di valore collettivo, indica la pienezza del numero, la totalità degli elementi considerati: t. gli uomini, t. i cittadini di Bari, t. i miei parenti, t. i mobili della casa; t. il bestiame, t. il bosco, t. il denaro che avevo; ho girato t. i negozî della città; si difendeva con t. le sue forze; cresce tutt’i dì più meravigliosa (Carducci). Com. nell’uso le locuz. una volta per tutte (sottint. le volte); le sa, le pensa tutte (dove tutte è sostantivato per ellissi di astuzie, o di altri sost. di sign. analogo); con numerali: tutt’e due, tutt’e otto, tutt’e cento, ecc., formule seguite dall’articolo: tutt’e tre (o tutte e tre) le soluzioni; tutt’e cinque (o tutti e cinque) i colleghi. Con altra accezione: viene a t. le ore, in qualsiasi ora, senza differenza; sono malanni che possono capitare a t. le età, in qualsiasi età della vita; lo voglio a t. i costi, a qualsiasi, a ogni costo. c. Come pron., al plur., tutte le persone: tutti possono sbagliare; voglio essere in pace con tutti; contento lui, contenti tutti; fermi tutti! (la funzione pronominale si può avere anche al femm., ma con riferimento a determinate persone di sesso femminile, mentre il masch. ha spesso valore indefinito: contenta te, contente tutte; ferme tutte!); tutti per uno, uno per tutti, frase spesso assunta a motto per esprimere e affermare l’impegno della solidarietà e della piena unità d’intenti. In musica, la didascalia tutti indica le parti di una composizione che vanno eseguite insieme da tutte le voci o tutti gli strumenti della partitura; a volte è usata anche con un più preciso significato di contrapposizione: così nei concerti per uno strumento solista e orchestra, si usa il tutti per i passaggi puramente orchestrali, durante i quali il solista tace; nelle composizioni corali, il tutti dell’intero coro si contrappone ai soli del quartetto vocale. d. Al sing. masch. con funzione di pron. neutro, ogni cosa; spesso con valore indeterminato: fatto questo è fatto tutto, non rimane altro da fare; penso io a tutto; quando c’è la salute c’è tutto; bisogna badare a tutto, avere l’occhio a tutto; con riferimento più determinato: ha confessato tutto; hai studiato tutto?; ha portato via tutto; ha trovato tutto in perfetto ordine; è andato tutto bene? Spesso riferito a un pron. dimostrativo: e t. questo, perché?; ha t. ciò che vuole, t. quello che desidera, ecc. Come predicato: è tutto qui?; questo è tutto (come conclusione di una esposizione, di comunicazioni e disposizioni, ecc.); e non è tutto!, c’è dell’altro da dire, o di cui tenere conto. Con valore partic., in alcune locuz.: o tutto o niente, espressione con cui si rifiuta ogni soluzione di compromesso, e legge del tutto o del niente, in fisiologia, formulazione del fenomeno per cui la fibra nervosa o muscolare, o l’intero muscolo del miocardio, rispondono solo a uno stimolo che raggiunga o superi un valore minimo (valore soglia), con una risposta completa che non varia anche se aumenta il valore dello stimolo; esser capace di tutto, di qualunque cattiva azione, o di qualunque imprudenza; mangiare tutto (o più chiaramente di tutto), non avere limitazioni o preferenze nei cibi (il medico dice che ormai puoi mangiare di tutto; è di bocca buona e mangia di tutto); fare di tutto, fare, o essere capace di fare, qualsiasi specie di lavoro o servizio (così nella locuz. buono o buona a tutto fare, che ricalca, fraintendendolo, il fr. bonne à tout faire, riferita a persone capaci e disposte a svolgere, come lavoro dipendente, servizî e compiti diversi: v. anche tuttofare); con altro senso, mettere in opera ogni mezzo (fa di tutto per ottenere quel posto, per non andarci, ecc.; ho fatto di tutto per convincerlo, ma non ci sono riuscito); tutto sta ..., tutto dipende da ..., l’importante è che ...: tutto sta a intendersi; tutto sta che lasci fare a me; tutto sta che non se ne accorga. e. Come sost., il tutto, l’intero, il complesso, l’insieme: la parte per il t.; sono due etti abbondanti, il t. per dieci euro; il t. condito con olio e aceto; vogliate spedirmi il t. all’indirizzo sottoindicato. 2. a. Come agg., ha spesso una funzione prevalentemente intensiva: con t. l’anima, con t. il cuore, con t. l’affetto, con t. la possibile diligenza, ecc. Frequente la soppressione dell’articolo: è principio e cagion di tutta gioia (Dante), di gioia piena, intera; soprattutto in alcune locuz. formate con la prep. a: a t. forza, a t. velocità, con la massima forza, con la massima velocità possibile (con questo sign. anche a t. andare); a t. birra, a t. spiano, a t. vapore, v. rispettivam. birra (n. 3), spiano e vapore (n. 1 b); a t. prova, come locuz. agg., sicurissimo, provatissimo: galantuomo, lealtà, fedeltà a t. prova; a tutt’uomo, con tutte le forze, col massimo impegno possibile. In marina, tutta forza!, ordine di spingere l’apparato motore alla massima potenza. b. In espressioni formate con la prep. con, molto com. nell’uso fam., ha funzione rafforzativa sulla preposizione, dando forte rilievo al fatto che l’azione si estende anche sull’oggetto seguente: si stese sul letto con t. le scarpe; per li capelli presolo, con t. la cassa il tirò in terra (Boccaccio). In altri casi, la locuz. con tutto ..., con tutti ... acquista valore concessivo e avversativo di «nonostante»: con t. la mia buona volontà, non ci sono riuscito; con t. la sua presunzione, rimane sempre un ignorante; e seguito da che e un verbo al cong.: ha voluto venire, con tutto che io l’avessi sconsigliato (pop. anche l’avevo). In frasi di sign. causale, invece, l’agg. conserva il suo valore proprio: con t. i soldi che ha, potrebbe fare qualcosa per noi (avendo molti soldi, ecc.). 3. a. Sempre con funzione intensiva, acquista spesso un uso quasi avverbiale, equivalendo a «interamente, totalmente, in ogni parte»: è t. il contrario, è t. l’opposto di come tu dici; talora si aggiunge il sign. di «soltanto, esclusivamente»: è tutta bontà sua!; è tutta una menzogna. Con verbi: si sporgeva tutto da un lato; tremava tutta, in ogni parte del corpo; egli si struggea tutto d’andarla a abracciare (Boccaccio); con aggettivi e participî: era t. allegro, t. contento, t. bianco, t. pulito; Cortese segnalava d’accostare Che hai perso un tacco E vai t. sbilenca (Guido Leotta); arrivarono tutti fradici di pioggia; appariva t. sconvolto; era tutta commossa; se ne stava t. solo, t. appartato (anche con una locuz. avv., tutto in disparte), t. raccolto in meditazione. Riferito ad altre espressioni aventi funzioni di predicato: è un uomo t. d’un pezzo; una ragazza tutta pepe, tutta fuoco (in tutti questi casi, l’agg. tutto concorda sempre con il soggetto); è t. suo padre, è t. lui (di persona o ritratto somigliantissimi); il suo corpo era tutto (o tutta) una piaga. Con uso partic., in frasi enfatiche: un ragazzo tutto muscoli, assai muscoloso, cosicché i muscoli sono la parte che più si nota in lui; è magra, tutta pelle e ossa; essere tutto naso, tutto bocca, tutt’occhi, di persona che ha il naso e la bocca grande, o il viso magro in cui spiccano gli occhi grandi o profondi; L’esule smorto, tutto fronte e sguardo (D’Annunzio, di G. Mazzini); in senso fig.: essere tutt’occhi, tutt’orecchi, stare attentissimo a guardare o ad ascoltare. In espressioni che si possono considerare ellittiche: è un uomo tutto studio, tutto casa, tutto famiglia, tutto partito, interamente dedito allo studio, alla casa, alla famiglia, al partito; una signora tutta casa e chiesa, che fa vita riservata, dedita soltanto alla famiglia e alle pratiche religiose. b. Con funzione più chiaramente avv., in alcune locuz. invariabili: tutt’intorno, tutt’in giro, intorno intorno, lungo tutta la circonferenza; tutt’al contrario, proprio al contrario (con lo stesso senso, tutt’altro, usato in tono esclamativo per affermare che le cose stanno in modo assai diverso o sono addirittura l’opposto e, in alcuni casi, come formula di recisa negazione); tutt’al più, rafforzativo di al più, al massimo, come estrema ipotesi o concessione; è tutt’uno, è la stessa cosa, non c’è alcuna differenza fra le due persone o cose: per me, andarci o restar qui è tutt’uno; avendo valore neutro, l’espressione rimane invariata anche se i soggetti sono femminili: una settimana o l’altra per me è tutt’uno; ma nell’uso fam. è frequente anche la forma femm. è tutt’una, sempre con valore neutro e quindi invar.: che tu ci sia o non ci sia, per me è tutt’una. c. Con accezioni e funzioni grammaticali proprie, nel linguaggio marin.: tutto libero, frase con cui viene data assicurazione, al termine della manovra di disormeggio, che tutti i cavi sono rientrati e si possono manovrare liberamente le macchine; lunghezza fuori tutto, la lunghezza massima di una nave o di un’imbarcazione, calcolata tra i punti estremi; tutto a dritta, tutto a sinistra, ordini di mettere il timone al massimo angolo di barra a destra o a sinistra; avanti tutta, indietro tutta, ordine alle macchine di sviluppare la massima potenza motrice avanti o indietro. 4. Locuz. avv.: a. In tutto, nel totale, nell’insieme, complessivamente: quant’è in t.?, quanto fa in t.?, qual è il totale, o quanto costa?; sono in t. 280 giornate lavorative; fa in t. cento euro; gli alunni dell’istituto sono in t. 600 circa; in tutto e per tutto, interamente, completamente: sono in t. e per t. ignaro della cosa. Del tutto, letter. al tutto, interamente: il lavoro non è ancora finito del t.; affermando ... niuna cosa potere maggiormente giovare alla stirpe umana che di essere al t. spenta (Leopardi); ant., del tutto, assolutamente, in ogni modo: prestatogli cavallo e datagli compagnia, infino a Ravello, dove del t. diceva di voler tornare, il rimandarono (Boccaccio). b. In usi per lo più region., per tutto, in ogni luogo: della stoffa come questa la puoi trovare per t.; chieder l’elemosina per tutto, e farla a tutti quelli che la chiedevano al convento, a tutto era avvezzo un cappuccino (Manzoni); più com. da per tutto, v. dappertutto. c. In tutti i modi, in ogni modo, a qualsiasi costo, oppure a ogni buon conto, tuttavia: debbo ritrovarlo in t. i modi; non so se sarò in casa a quell’ora, in t. i modi prova a telefonarmi. d. Oltre a tutto (anche oltre tutto o, in grafia unita, oltretutto), alla fine, in aggiunta ad altri motivi, anche non volendo tener conto d’altro, e sim.: dovrebbe essermi grato: oltre a tutto, sono stato io a tirarlo fuori dagli impicci (con sign. simile, ma di tono diverso, dopo tutto). e. Prima di tutto, innanzi tutto, per prima cosa, in primo luogo. f. Di t. punto, perfettamente, compiutamente: era vestito, bardato, armato di t. punto. g. Tutt’a un tratto, subito, all’improvviso.