ubriachezza
ubriachézza (meno com. ubbriachézza; ant. ebriachézza) s. f. [der. di ubriaco]. – 1. Temporanea alterazione psichica dovuta all’abuso di bevande alcoliche (sinon., in alcuni usi, di ebbrezza e del termine tecn. etilismo acuto): u. molesta; all’u. si accompagnano spesso nausea e vomito; la polizia lo ha fermato perché era in stato di u. in luogo pubblico; guidare in stato di u. (o di ebbrezza) costituisce un reato; ero eccitato e stordito, l’u. crescente mi dava un caotico senso di lucidezza (Luigi Meneghello). Nel diritto penale si distinguono: l’u. accidentale, per caso fortuito o forza maggiore, che esclude l’imputabilità; l’u. preordinata, al fine di commettere un reato o prepararsi una giustificazione, che comporta un aumento di pena; l’u. cronica, che viene equiparata al vizio totale o parziale di mente a seconda della gravità dell’intossicazione da alcol; l’u. abituale, che, lungi dal diminuire la responsabilità, costituisce un’aggravante di pena; in partic., contravvenzione di u., quando il soggetto sia colto in stato di manifesta ubriachezza in luogo pubblico o aperto al pubblico. 2. Il fatto di abusare abitualmente di bevande alcoliche fino a diventare ubriaco: l’u., in molti paesi, è ancora una grave piaga sociale.