uguagliare
(o eguagliare) v. tr. [der. di uguale, eguale] (io uguàglio o eguàglio, ecc.). – 1. Rendere una cosa uguale a un’altra oppure due o più cose uguali tra loro; pareggiare: per u. le due assi dobbiamo scorciare la più lunga; la morte uguaglia tutti gli uomini. Come intr. pron., essere uguali, pareggiarsi: i due muri si uguagliano in altezza; quanto a intelligenza i due ragazzi si uguagliano. In matematica, u. a zero un polinomio p(x), scrivere l’equazione p(x) = 0; u. due espressioni algebriche, considerare l’equazione che ha come membri le due espressioni date. 2. Rendere uniforme, liscio, senza ondulazioni: u. una siepe, u. l’erba di un prato, ridurle ad altezze uniformi. 3. a. Giungere a possedere una qualità, positiva o negativa, in grado ugualmente elevato: nessuno uguaglierà il suo zelo; è difficile u. la tua sbadataggine; nello sport, raggiungere un risultato uguale: u. il primato mondiale del salto in alto, dei 400 metri a ostacoli, ecc. Essere pari: nessuno lo uguaglia in competizioni di questo genere; l’allieva ha uguagliato, per non dire superato, il maestro; in lui la lealtà uguaglia l’intelligenza. b. Giudicare uguale, paragonare: non si può u. a nessuno: è unico!; nel rifl., stimarsi pari, paragonarsi: avrebbe il coraggio di uguagliarsi a Raffaello!; non può certo uguagliarsi con Alberto in quanto a efficienza.