ulivismo
s. m. Linea politica e senso di appartenenza alla coalizione dell’Ulivo, costituita ufficialmente all’inizio del 1995 dai partiti del centrosinistra, che hanno scelto come simbolo comune un ramoscello d’olivo. ◆ la Margherita gode di una posizione tattica favorevole: detta il ritmo della musica e obbliga i «riformisti» diessini a inseguire. Così che Arturo Parisi, custode dell’ulivismo, può compiacersi di tenere a bada [Massimo] D’Alema («Ha fatto qualche passo avanti, ma bisogna vedere i fatti...»), senza prendere impegni circa il complicato problema del portavoce unico. (Stefano Folli, Corriere della sera, 23 ottobre 2002, p. 13, Politica) • è da parte degli opinionisti più autorevoli dell’accademia liberal-democratica – dal «Corriere» a «Repubblica» – che si leva il coro nei confronti del leader del Prc: candidato ufficiale alla normalizzazione della radicalità su cui il profilo molle dell’ulivismo è incapace di far breccia. (Cosimo Rossi, Manifesto, 14 febbraio 2006, p. 3) • È qui che [Antonio] Polito cerca di costruire un partito destinato a durare «perlomeno cinquant’anni». Perciò ha bisogno di evitare gli equivoci e comincia il lavoro dicendo come il Partito democratico non dovrà essere. Non una socialdemocrazia verniciata di popolarismo. Non la sommatoria minimale dei due affluenti, la Margherita e i Ds. Non il democraticismo ideologizzato «di cui in maniera più o meno rozza sono portatori i vari filoni del cosiddetto “ulivismo” e dal quale non è aliena nemmeno la retorica palingenetica di Walter Veltroni». (Foglio, 5 aprile 2007, Inserto, p. II).
Derivato dal nome proprio Ulivo con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nel Corriere della sera del 22 maggio 1996, p. 7 (Paolo Conti).