ultraeuropeista
s. m. e f. e agg. Chi o che mostra convincimenti decisamente europeisti, eccedendo talvolta nei toni. ◆ Ma lo spirito di Asterix per fortuna è multiforme. Può anche assumere atteggiamenti ultraeuropeisti. Nessuno più dei francesi vuole [...] usare l’Unione Europea per ridare forza e prestigio al nostro Vecchio Continente (Bernardo Valli, Repubblica, 4 febbraio 1999, p. 16, Politica estera) • Fatte tutte le dovute distinzioni (a cominciare dall’eredità storica e dal rapporto col fascismo), il successo di Joerg Haider in Austria ha avuto ingredienti abbastanza simili, mentre quello, molto più ridotto, del Vlaams Blok in Belgio – paese ultraeuropeista, e che di Europa vive – sembra invece legato a umori più estremisti. (Foglio, 20 settembre 2000, p. 1, Prima pagina) • La storia del Novecento, con il suo treno di guerre e massacri, dovrebbe insegnare agli Stati Uniti più cautela nel ricorso alla forza militare, ammonisce l’accademico Tony Judt sulla «Rivista dei Libri». Ma la storia dovrebbe insegnare qualcosa anche al drappello meticcio dei russofili nostrani: tardocomunisti, antiamericani, ultraeuropeisti e, perché no, il grande amico di [Vladimir] Putin che vive a Palazzo Chigi, insomma tutti coloro che nella crisi tra Mosca e Washington faticano a nascondere la propria indulgenza per il nuovo Zar. (Paolo Macry, Corriere della sera, 30 agosto 2008, p. 41).
Derivato dal s. m. e f. e agg. europeista con l’aggiunta del prefisso ultra-.
Già attestato nella Repubblica dell’8 ottobre 1992, p. 15, Politica estera (Edgardo Bartoli).