ultrafiltrazione
ultrafiltrazióne s. f. [comp. di ultra- e filtrazione]. – Processo analogo alla filtrazione, da cui differisce in quanto permette di separare da una soluzione, liquida o gassosa, delle particelle solide piccolissime che non sarebbero trattenute, come le particelle più grossolane, dai comuni filtri; richiede quindi filtri microporosi (ultrafiltri), i cui pori hanno diametri tali da trattenere particelle di dimensioni molecolari 10-20 volte superiori a quelle del solvente (per es., le proteine e i polisaccaridi), facendo passare, oltre al solvente, i cristalloidi (sostanze inorganiche e organiche a basso peso molecolare). Essi possono essere naturali (certe membrane biologiche) o sintetici (membrane di collodio o di particolari polimeri); per evitare un’eccessiva lentezza di filtrazione, operano sotto pressione. In natura il processo ha luogo a livello dei capillari sanguigni, attraverso la cui membrana avviene la filtrazione tra plasma e liquido interstiziale; di particolare importanza è l’u. glomerulare, a livello dei glomeruli renali; l’ultrafiltrazione artificiale del sangue viene realizzata con apparecchi speciali in emodialisi (rene artificiale). L’introduzione delle membrane sintetiche ha consentito l’applicazione dell’ultrafiltrazione su scala industriale, soprattutto nell’industria alimentare e in quella farmaceutica.