umanesimo
umanéṡimo (raro umanismo) s. m. [der. di umano, in parallelismo con umanista, prob. con influenza del ted. Humanismus]. – 1. Nella storiografia moderna, termine (di origine ottocentesca) con cui viene indicato il periodo storico che, tra la fine del sec. 14° e il sec. 16°, segna l’inizio dell’età moderna, e si caratterizza per una nuova lettura dei testi antichi latini e greci (alcuni solo allora scoperti, studiati e pubblicati), per una forte polemica contro le dispute logico-grammaticali del medioevo e contro il loro latino definito «barbaro» a paragone di quello degli scrittori classici (che vengono ora presi a modello), per un nuovo modo di vedere e imitare le forme architettoniche, plastiche e figurative dell’antichità; a questa riscoperta si accompagna una ricerca filologica che, mentre mette in circolazione testi criticamente vagliati, li colloca nella loro dimensione storica: l’antico cioè, posto come oggetto di studio e di imitazione, diventa una realtà storicamente determinata e un termine di confronto. Nell’ambito di questa «rinascita» dell’antico si riscoprono autori prima ignorati (da tutto Platone ai neoplatonici e a Sesto Empirico; i grandi matematici, dossografi e geografi greci; fra gli scrittori latini, Lucrezio e Vitruvio); nuovo valore assumono anche i Padri della Chiesa e lo studio filologico delle versioni greca e latina del Nuovo Testamento, spesso in polemica con la teologia tardo-medievale che avrebbe trascurato il testo sacro per seguire piuttosto la filosofia aristotelica; il testo stesso di Aristotele è studiato filologicamente alla luce di una meglio conosciuta tradizione esegetica greca (con una preferenza per le opere di retorica, poetica e politica); vengono rivalutate le tradizioni filosofiche non aristoteliche (stoicismo, epicureismo), mentre si costituiscono nuovi centri di cultura fuori delle università. A questa nuova lettura del mondo antico è legata la valorizzazione della vita civile come umana conversazione (per la quale l’eloquenza e la retorica offrono strumenti privilegiati) e delle virtù pagane, non contrapposte a quelle cristiane ma fortemente connesse all’impegno dell’uomo nel mondo (attraverso una nuova interpretazione dei testi sia epicurei sia stoici). 2. a. Per analogia, con u. giuridico si designa un ampio movimento culturale, affermatosi nel sec. 16°, che rinnovò lo studio del diritto introducendo metodiche storiche e filologiche ignote alla tradizione medievale: nato in Italia, si sviluppò soprattutto in Francia così da essere denominato mos gallicus, in contrapp. al mos italicus, rimasto legato a metodologie pre-umanistiche. Si parla inoltre di u. carolingio per indicare il rinnovamento degli studî (detto anche «rinascita carolingia»), determinatosi con l’impero di Carlo Magno e con l’età carolingia; e di u. bizantino con riferimento al quarto periodo (sec. 12°-15°) della letteratura bizantina, caratterizzato da un rifiorire del classicismo (massimo rappresentante Niceforo Gregora). b. Con riferimento, esplicito e implicito, all’umanesimo quale periodo storico-culturale, il termine è usato per caratterizzare ogni orientamento che riprenda il senso e i valori affermatisi nella cultura umanistica: dall’amore per gli studî classici e per le humanae litterae alla concezione dell’uomo e della sua «dignità» quale autore della propria storia, punto di riferimento costante e centrale della riflessione filosofica; si può quindi parlare di u. del Settecento, di un u. politico, ecc. Concepito nella sua più ampia accezione, fuori di un diretto rapporto con l’età storica per la quale il termine è stato primariamente adoperato, si parla di umanesimo anche per autori e orientamenti culturali dell’antichità classica sia per il nesso in essa posto tra humanitas, humanae litterae e paideia o educazione dell’uomo, sia per l’impostazione antropocentrica della riflessione filosofica: quindi si suole dire u. di Socrate, u. di Cicerone, ecc. Più recentemente si è insistito anche su un u. scientifico, per sottolineare l’importanza essenziale delle scienze nella formazione della cultura e dei modi di vita dell’uomo moderno. Per l’espressione terzo u. usata da taluni studiosi, v. neoumanesimo.