ungere
ùngere (letter. o pop. tosc. ùgnere) v. tr. [lat. ŭngĕre] (pres. io ungo, tu ungi, ecc.; pass. rem. unsi, ungésti, ecc.; part. pass. unto). – 1. a. Cospargere, spalmare di materia grassa: u. gli scarponi con l’apposito grasso; gli antichi atleti prima di cominciare la gara ungevano il corpo (o, nel rifl., si ungevano) d’olio; u. la teglia, lo stampo, ecc., con strutto, burro o altri grassi alimentari, perché il contenuto non s’attacchi alle pareti durante la cottura nel forno, e si stacchi meglio a cottura ultimata; u. le ruote di un carro, lubrificarle perché girino più speditamente; u. una serratura, u. la carrucola, perché funzionino meglio; u. una ferita, con unguenti medicamentosi; non com., u. il dente, e ant. il grifo, mangiare: diliberar tutti e tre di dover trovar modo da ugnersi il grifo alle spese di Calandrino (Boccaccio). b. estens. Sporcare, imbrattare di grasso: guarda come ti sei unto le mani!; anche con uso assol.: questa pomata unge. Nell’intr. pron., ungersi, sporcarsi di grasso: si è messo a riparare la macchina, e s’è tutto unto; sta attento a non ungerti col sugo, hai il vestito nuovo! c. In senso fig., nell’uso fam., u. le ruote, o assol. ungere, adulare, oppure offrire denaro, regali, ecc., per essere favoriti: ha dovuto certamente u. per ottenere questa facilitazione. 2. Segnare qualcuno con l’olio per eleggerlo re, ordinarlo sacerdote, amministrargli il sacramento della cresima o dell’unzione degli infermi, ecc.: Samuele unse re prima Saul, poi David; il vescovo unge la fronte del cresimando col sacro crisma. ◆ Part. pass. unto, frequente anche come agg. (v. la voce).