unghia
ùnghia (ant. o region. ugna) s. f. [lat. ŭngŭla, der. di unguis «unghia»]. – 1. a. Ciascuna delle formazioni epidermiche cheratinizzate poste sulle estremità delle dita dell’uomo e di tutti i tetrapodi (nei quali è peraltro detta, tranne che per i primati, più propriam. artiglio e, negli ungulati, zoccolo), con funzione di protezione, appoggio, presa degli alimenti, difesa, offesa, ecc.; è in genere formata da una lamina di cheratina, notevolmente inspessita sul margine superiore (lamina ungueale) e meno sulla faccia inferiore (solea o subunghia), che riposa (ad eccezione della punta rilevata) sullo strato germinativo dell’epidermide (letto ungueale), protetto inferiormente da un plica di pelle, e dalla cui base posteriore (lunula) si origina in continuazione, verso l’esterno, nuova sostanza cornea: le u. delle mani, dei piedi; pulirsi le u., tagliarsi le u.; lima per le u.; darsi lo smalto alle u.; le u. retrattili dei felini, ecc.; u. incarnita (o incarnata), affezione dovuta alla penetrazione di un’unghia nei tessuti ai lati dell’unghia stessa. b. È termine frequente in frasi fig., nelle quali allude ora a difesa accanita, decisa, ora a ostilità o rapacità, ora a severo o tenace dominio di una persona su altre: difendersi con le u. e coi denti, con ogni proprio mezzo (v. anche l’espressione lat. unguibus et rostris); appena lo stuzzicano, mette fuori le u., si risente, si rivolta ostilmente; avere qualcuno tra le u., nelle unghie, sotto le u., averlo in proprio potere: eran tutti smaniosi d’aver nell’unghie l’uccisore (Manzoni); se mi viene (o mi cade) sotto le u., lo aggiusto io!, se mi capita l’occasione, voglio dargli una buona lezione; son riuscito a levarglielo di sotto le u.; non è facile uscirgli di sotto le unghie. Con altro valore fig.: ci si sente l’u. del leone, alludendo alle notevoli qualità dell’autore di un’opera; ci manca un’u., ci corre un’u., bisogna farlo di un’u. più stretto, pochissimo, di una grandezza o una distanza minima. Non bene spiegata l’origine dell’espressione (prob. settentrionale) sull’unghia, subito, immediatamente, spec. con riferimento a pagamenti in denaro contante. 2. fig. Oggetto o parte di oggetti che abbia qualche somiglianza con l’unghia dell’uomo o degli animali: a. La parte estrema di un attrezzo, che termina con taglio obliquo rispetto al resto: l’u. dello scalpello, della leva; l’u. della marra, l’estremità acuminata della marra, nell’ancora. b. Arnese, o parte di arnese, fatti a forma di artiglio o di uncino, usati per afferrare, trascinare, ecc. c. In botanica, parte inferiore di un organo (petali, ecc.), ristretta e più o meno allungata. d. Nei coltelli a serramanico e nei temperini, intaccatura sul dorso della lama per facilitarne l’estrazione dalla custodia. e. In tipografia, nome dei piccoli uncini o griffe di lamina metallica che vengono collocati tra la marginatura delle forme e i blocchi di supporto delle lastre stereotipe o galvaniche per tenere ferme queste durante la tiratura; è chiamata unghia (o bisello) anche la smussatura praticata intorno alle incisioni o lastre della stereotipia per inchiodarle allo zoccolo. In legatoria, la sporgenza della copertina di un volume rispetto al corpo formato dall’insieme delle pagine (detta anche unghiatura). f. Nella volta a crociera, ciascuna delle quattro parti (dette anche vele) in cui la volta stessa risulta divisa dalle linee di intersezione delle due volte a botte che la generano. In una volta lunettata (a botte o di altro tipo) si chiama analogamente unghia la porzione di superficie cilindrica che congiunge la volta con la lunetta. g. Nella costruzione navale, intestatura, a pari o a cuneo sovrapposto, delle tavole dei fasciami di legno. h. Sottile cerchio di schiuma biancastra che il vino forma a volte all’orlo del bicchiere (il vino fa l’u. o un’u.), sintomo della malattia del vino detta girato. i. In agraria, taglio a unghia, tipo di potatura in cui i rami vengono tagliati obliquamente. ◆ Dim. unghina, unghiétta (anche unghiétto m.: in partic., piccolo attrezzo d’acciaio con un’estremità a unghia per lavorare il marmo e altri materiali), unghièlla (v.) e unghièllo m. (v.), unghiòlo (v.); accr. unghióna, e più com. unghióne m. (v.); pegg. unghiàccia. Quasi tutti gli alterati sono usati anche in senso estens. e fig., spec. per indicare arnesi o parti terminali di arnesi a forma di artiglio.