uomo-bomba
(uomo bomba), loc. s.le m. Attentatore imbottito di esplosivo che perde volontariamente la vita nell’azione terroristica che compie. ◆ Anche fra gli israeliani si vivono giornate di intensa preoccupazione, nel timore che gli uomini-bomba islamici tornino presto in azione. (Messaggero, 21 agosto 2001, p. 14, Dall’estero) • [tit.] Gli uomini-bomba non si fermano: tre uccisi / Attentato nel centro di Gerusalemme, rivendicazione del «partito di [Yasser] Arafat» [testo] […] L’uomo bomba è stato notato da alcuni passanti all’incrocio fra le strade King George e Histadrut: lo hanno visto scendere da una piccola Ford bianca, scegliere il posto migliore per l´esplosione, tentare di entrare in un negozio di cappelli e poi rinunciarci. Una manciata di secondi in cui qualcuno ha fatto appena in tempo a comporre il numero della polizia. Poi c’è stata una grande fiammata, seguita dall’onda d’urto, da una pioggia di chiodi e di bulloni, e dalle urla dei feriti. (Stampa, 22 marzo 2002, p. 12, Estero) • E poi, se non basta per capire che chi muove i fili degli uomini bomba fa leva su altri sentimenti oltre che sulla disperazione, basti ricordare che i primi kamikaze in Palestina si cominciano a vedere nel ’93, dopo il trattato di Oslo e successivamente al patto di Camp David, quando la prospettiva di pace è vicina, ma soprattutto quando è a portata di mano la nascita di uno Stato palestinese. Quei giovani si fanno esplodere proprio per fermare la speranza. (Maurizio Belpietro, Giornale, 27 marzo 2004, p. 37).
Composto dal s. m. uomo e dal s. f. bomba.
Già attestato nella Stampa del 3 maggio 1993, p. 9, Estero.
V. anche donna-bomba.