usare
uṡare v. tr. e intr. [lat. *usare, der. di usus, part. pass. di uti «usare»; v. uso1 e uso2]. – 1. tr. a. Fare uso, servirsi di qualcosa, o anche di qualcuno, sia per una particolare utilizzazione o finalità, sia abitualmente: u. il martello, le tenaglie, l’accendigas, il computer; sai u. questo programma di impaginazione?; domani posso u. la tua automobile?; paesi dove si usano ancora, nei giorni di festa, i costumi tradizionali; per consegnare il pacco possiamo u. il fattorino (più com. servirci di); u. parole scelte, u. un linguaggio raffinato; u. le buone, le cattive maniere; Tentò sedurla; usò minacce e preghi; E perfin oro offrille (Alfieri, nella tragedia Virginia); con compl. predicativo: u. il cappotto come coperta; vorrebbe usarmi come zimbello. In unione con termini astratti, adoperare nel proprio comportamento, nel proprio agire: u. prudenza, cautela; u. astuzia; u. attenzione; per estens., con un compl. di termine, fare qualcosa a vantaggio o a svantaggio di uno: usatemi la carità di aiutarmi; usatemi questa cortesia; m’hanno usato mille premure; u. violenza a una donna, violentarla; u. violenza a sé stessi, fig., costringersi a fare qualcosa contro il proprio interesse, o controllare con forza i proprî istinti. b. Con reggenza infinitiva, essere solito, avere la consuetudine: uso uscire la sera per fare una breve passeggiata; Catone usava dire che Cartagine doveva essere distrutta; i Romani usavano tributare ai loro imperatori onori divini; sottintendendo l’infinito, spec. in espressioni impersonali: rispose, come si usa, ricambiando l’augurio; feci, come s’usa, le mie condoglianze; in quel paese si usa così, c’è l’uso di comportarsi così. 2. intr. (aus. avere) a. Servirsi, valersi di una cosa (per lo più astratta): u. dei proprî diritti; Or di ragion mal usa Contra natura che i suoi don gli porge (Parini); vorrei u. dei tuoi appunti; dovremmo u. di una certa comprensione, di una moderata clemenza (in questi ultimi due casi, è oggi più com. l’uso trans. del verbo). Col sign. di valersi, servirsi, e per estens. sfruttare, il verbo può avere come complemento anche persone: il direttore usava i suoi dipendenti come schiavi; oggi spec. in frasi di protesta e di rivendicazione dei proprî diritti: non crederai di potermi usare e poi gettarmi via come un oggetto inutile! b. Essere in uso, essere di moda: certe feste popolari oggi non usano più; questo tipo d’abito non usa più; espressioni, parole che usavano cent’anni fa; con infinito soggettivo, o in costruzione impers. (invece del più com. si usa): un tempo usava far le serenate alle ragazze; paesi in cui usa cenare presto; in alcuni posti, usa ancora così. c. ant. Usare con una donna, e più raram. con un uomo, avere rapporti sessuali, accoppiarsi: donne, che per le selve vagabonde usano nefariamente co’ loro padri, co’ lor figliuoli (Vico). Raro, u. con uno, frequentarlo, praticarlo: Calandrino ... il più del tempo con due altri dipintori usava (Boccaccio); prima tu non sapevi chi fusse, poi per usare con lui hai saputo chi elli è, come ha nome, donde è, che va facendo (s. Bernardino); usa col buono e sta bene coi cattivi (ant. prov.). Ant. e letter., u. in un luogo o a un luogo, frequentarlo, andarci più o meno frequentemente: a chiesa non usava giammai (Boccaccio); era già tempo ch’io non usavo a chiesa (De Sanctis). 3. Nel rifl., letter. raro, usarsi a una cosa, assuefarsi a essa. ◆ Il part. pres. manca: v. utente, che ne fa le veci in qualche caso particolare. ◆ Part. pass. uṡato, anche come agg. e s. m. (v. la voce).