Usca
(USCA) Sigla di Unità speciali di continuità assistenziale, usata anche come s. f. inv. | Come s. m. e .f., chi opera all’interno delle Unità. ♦ In una lettera indirizzata al Ministero della Salute Roberto Speranza, alle Regioni e alla Fnomceo, un gruppo di 100mila medici ha chiesto alcune azioni prioritarie per non vanificare il lavoro fatto fino a ora nel contenimento dell’emergenza Coronavirus. Tra i primi punti emerge la richiesta di rafforzare il territorio “vero punto debole del Servizio Sanitario Nazionale, con la possibilità per squadre speciali, nel decreto ministeriale del 10 marzo definite USCA, di essere attivate immediatamente in tutte le Regioni”. (Maria Alvaro, Vita.it, 23 aprile 2020, Story) • Uno dei primi modelli messi in atto per centrare l’obbiettivo è stata la creazione delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale introdotte dal decreto 14/20 del 9 marzo 2020. Sono veri e propri team di medici in grado di garantire l’assistenza dei pazienti Covid-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. Presenti sette giorni su sette, dalle 8 alle 20, l’attivazione del servizio spetta ai medici di base quando ritengono che i loro pazienti debbano essere seguiti nelle loro abitazioni con maggiore attenzione. Attivazione che, a causa della presenza a macchia di leopardo e dalla carenza di USCA rispetto alla popolazione da coprire, non sempre è possibile. (Daniele Banfi, Repubblica.it, 27 novembre 2020, Salute) • Alessia incomincia a chiamare il 118, arrivano due medici dell’Unità speciali di continuità assistenziale: «Sono stati carinissimi, giovani ma molto bravi: sono rimasti a visitare i nonni per almeno due ore. La saturazione era 97: praticamente perfetta, ma mi hanno fatto capire che sarebbe stato meglio non lasciarli da soli». (Peppe Aquaro, Corriere della sera.it, 27 novembre 2020, Cronache) • [tit.] Luca e la sua vita da “Usca”: dieci / ore con i più fragili: «Di sera / stanco ma felice». (Piccolo.it, 7 dicembre 2020, Trieste Cronaca).