vacare
v. intr. [dal lat. vacare «essere privo di; essere vacante; avere tempo libero per ...», e quindi «dedicarsi a»] (io vaco, tu vachi, ecc.; aus. essere nel sign. 1, avere nel sign. 2), ant. – 1. Essere vuoto, libero, non occupato; riferito soprattutto a impiego, carica, dignità, ecc., non occupati dal titolare (oggi, essere vacante): vaca il posto di segretario; vacavano alcuni benefizî ecclesiastici (con compl.: la cattedra vacava del titolare); Quelli ch’usurpa in terra il luogo mio, Il luogo mio, il luogo mio, che vaca Ne la presenza del Figliuol di Dio (Dante), parole dell’invettiva di s. Pietro, il quale considera vacante il seggio papale, perché occupato da un papa indegno e usurpatore; sperava un certo posto più alto, quando fosse vacato (Manzoni). Anticam. riferito a rendite, censi, luoghi di monte, che rimanevano senza possessori, per la loro morte, e perciò si estinguevano. 2. a. Usato assol., o con la prep. da seguita da un sostantivo o dall’infinito di un verbo, cessare da un’attività, riposare, essere libero da incombenze e compiti (cfr. il der. vacanza). b. Con la prep. a, attendere a qualche cosa: giusta cosa e molto onesta reputerei che, ad onor d’Iddio, più tosto ad orazioni che a novelle vacassimo (Boccaccio). ◆ Part. pres. vacante, di uso frequente come agg. (v. la voce). ◆ Part. pass. vacato, usato anticam. anche come agg. con lo stesso sign. di vacante, riferito sia a ufficio rimasto privo di titolare, sia a rendita, prestito, monte, che, rimasti privi di titolare, si estinguevano di conseguenza.