vacuo
vàcuo agg. e s. m. [dal lat. vacuus, affine a vacare: v. vacare]. – 1. agg., letter. Vuoto, privo, mancante: le file sempre restavano intere e niuno luogo era di combattitori vacuo, eccetto che la fila ultima (Machiavelli). In senso fig.: l’essere vacuo da ogni piacere e dispiacere, importa essere pieno di noia (Leopardi); uomo, animo v. di qualsiasi nobile sentimento; mente v. di pensieri, d’idee; più frequente senza complemento sottintendendosi in genere che ci sia vuotezza di sentimenti, di idee, di interessi e contenuti intellettuali o affettivi validi: una società v., futile, frivola; mente v.; vedere adunque dovevi amore essere una passione accecatrice dell’animo, ... genitrice de’ vizi e abitatrice de’ v. petti (Boccaccio); concetti v., privi di consistenza; speranze, promesse v., vane, che non avranno effetto; sguardo v., inespressivo, spento. Con riferimento a persona, privo di carattere, di sentimenti, di qualità morali, di doti intellettuali: un ragazzo frivolo e vacuo. 2. s. m. Spazio vuoto, cavità: per riempier meglio questo v. (Vasari), spazio vuoto da riempire con decorazione pittorica; anche in usi scient. o tecnici (in alcuni dei quali compare anche come primo elemento di parole composte: vacuometro, vacuoscopio, vacuostato): roccia ricca di vacui (cfr. vacuolo); nelle artiglierie ad avancarica, era detto vacuo il vano che stava tra il proiettile sferico e la camera a polvere. In senso fig., letter.: nel loro animo, nelle loro menti c’è il vacuo, il vuoto. ◆ Avv. vacuaménte, in modo vacuo: un discorso vacuamente prolisso.