vagante
agg. [part. pres. di vagare]. – Che vaga, che erra, che va qua e là: cani v.; mucche v., scritta che si legge spesso su cartelli stradali posti in strade di campagna per avvertimento agli automobilisti; pascolo v., lo stesso che pascolo vagantivo (v. vagantivo); chierici v., v. clerici vagantes; mine v., mine subacquee o di superficie non ancorate o fissate (per l’uso fig. dell’espressione, v. mina1, n. 3 b); pallottole v., dirette su un altro bersaglio, e deviate o disperse, o senza un preciso bersaglio; ombre v.; pensieri v. sulle ali della fantasia; sguardo v., che scorre sopra gli oggetti senza soffermarsi su nessuno di essi, come quando si è assorti in fantasticherie, o si è incapaci per qualche motivo di concentrare l’attenzione, ecc.; più genericam.: Or tien pudica il guardo in sé raccolto, Or lo rivolge cupido e vagante (T. Tasso); dolori v., nel linguaggio medico, dolori che non sono fissi in una parte del corpo ma si manifestano ora in un punto ora nell’altro. In elettrologia, correnti v., correnti elettriche che, in linee tranviarie o ferroviarie a corrente continua utilizzanti il binario come conduttore di ritorno, si diffondono nel terreno circostante anche per qualche centinaio di metri, dando luogo a fenomeni di corrosione elettrochimica nei conduttori interrati nella zona: inconveniente a cui si può ovviare aumentando l’isolamento della linea e diminuendone la resistenza. Per le alluvioni v. dei fiumi in pianura, v. alluvione.