vagantivo
agg. e s. m. [dal lat. tardo vacantivus, der. di vacare: v. vacare; nelle accezioni specifiche ha sentito l’influenza semantica di vagante]. – Parola diffusa in alcuni dialetti (Italia merid. e Sardegna), con sign. diversi che si rapportano direttamente o indirettamente a quelli fondamentali del lat. vacare, e cioè: libero; incolto (anche s. m.: bacantivu, bacantìu, in Sardegna, «terra incolta, radura»); celibe, nubile (v. vacantìo); sterile, detto di donna o di animale (con questo sign., anche in Istria); ecc. Nella lingua, ha acquistato i seguenti usi specifici: 1. agg. a. Pascolo v., quello esercitato, in tempo di transumanza, dalle greggi migranti sulle prode dei fossi, sui cigli delle strade, o utilizzando residui di foraggio o di pascoli altrui. b. Pesca v., pesca vagante (per es. quella dei giovani tonni), fatta nel mare con reti da circuizione o da imbrocco e per la quale i punti favorevoli per calare le reti vengono cercati di volta in volta e fissati a seconda delle condizioni fisico-chimiche delle acque del mare o degli avvistamenti dei branchi di pesce. Anche la pesca che si esercita (spec. per l’anguilla) con la barca (a fondo piatto) negli stagni molto ampî e profondi. Per estens., pescatore v., che esercita la pesca vagantiva. 2. s. m. Denominazione del diritto di caccia, di pesca e di raccolta delle canne, esercitato come uso civico nelle zone paludose del Veneto, attualmente abolito analogamente a quanto è avvenuto per gli altri usi civici.