vallettopoli
(Vallettopoli), s. f. inv. (iron.) Scandalo suscitato da favoritismi concessi a aspiranti vallette televisive in cambio di prestazioni sessuali. ◆ quando nell’estate del 1996 scoppiò la vicenda detta «Vallettopoli», con relativo fuggi fuggi di politici, disse Vittorio Sgarbi con la consueta franchezza che nella breve stagione del primo centrodestra un certo numero di aspiranti avevano «girato le tette» proprio verso il partito di [Maurizio] Gasparri: (Stampa, 31 dicembre 2001, p. 14, Interno) • è ciò che stanno preparando in Rai. La scusa è «vallettopoli», l’obiettivo è rimuovere chiunque non sia organico al progetto del centrosinistra e sostituirlo con le persone fidate. L’etichetta di impresentabile può essere appioppata per qualsiasi motivo, per una frase fuori luogo, per una battuta pesante scambiata magari in un fuori onda, per un sorriso di troppo, per un’adesione politica dalla parte sbagliata, per aver dato fastidio al «manovratore». (Girolamo Fragalà, Secolo d’Italia, 7 luglio 2006, p. 4, Politica) • Il chiasso su «Vallettopoli» è solo l’ultimo esempio. O meglio, la definitiva degenerazione di una storia cominciata quindici anni fa, con Tangentopoli. (Pierluigi Battista, Corriere della sera, 15 marzo 2007, p. 1, Prima pagina).
Composto dal s. f. valletta con l’aggiunta del confisso -poli2.
Già attestato nel Corriere della sera del 2 agosto 1996, p. 12, Politica.