vanto s. m. [der. di vantare]. - 1. [il vantare o piuttosto il vantarsi di qualche merito o capacità] ≈ ‖ esibizione, ostentazione. ● Espressioni: darsi (o farsi o menare) (gran) vanto (di qualcosa) [ritenere qualcosa motivo di merito, di orgoglio e sim. per sé: menare v. delle proprie ricchezze, della propria origine] ≈ e ↔ [→ VANTARE v. tr. (2)]. 2. (estens.) a. [atto o qualità che rende degno di lode, che costituisce motivo di compiacimento e sim.: è un v., per me, essere stato in prigione per essermi opposto alla dittatura] ≈ merito, onore, orgoglio, pregio, privilegio. ↔ disonore, onta, vergogna. ● Espressioni: lett., avere (o portare o riportare) il vanto (sopra o su qualcuno) [di persona, essere superiore a un certo numero di altre persone per qualità, doti e sim.: avere il v. sopra tutti i colleghi] ≈ brillare (su, tra), distinguersi (tra), eccellere (su, tra), emergere (su, tra), imporsi (su, tra), primeggiare (su, tra), risaltare (su, tra), segnalarsi (tra), sovrastare (ø), spiccare (su, tra); lett., avere vanto (su qualcuno) [di persona, essere superiore o più forte di un altro: avere v. su un avversario] ≈ dominare (ø), imporsi, prevalere, sovrastare (ø). ↔ soccombere (a). b. [persona o cosa che rende illustre una comunità, un paese e sim.: quello scienziato, quel museo è un v. per la città] ≈ fiore all'occhiello, gloria, (lett.) lustro, onore, orgoglio. ↔ abominio, (lett.) disdoro, disonore, macchia, scandalo, vergogna, (non com.) vituperio, [di persona] (fam.) pecora nera.