variabilita
variabilità s. f. [der. di variabile]. – L’essere variabile; condizione o proprietà di ciò che è variabile; attitudine di uno o più elementi a presentarsi in vario modo o con varia intensità: v. di una grandezza; v. del tempo; v. d’umore. In partic., nel linguaggio scient.: 1. In matematica, la proprietà di una grandezza che sia suscettibile di variare assumendo i diversi valori di un insieme numerico, detto talvolta campo di variabilità. In statistica, l’attitudine di un carattere ad assumere differenti modalità quantitative; viene misurata attraverso gli indici di v. (campo di v. o campo di variazione, deviazione standard, ecc.). 2. In biologia, la proprietà per cui un carattere (colore della livrea, numero delle vertebre, ecc.) può assumere variazioni quantitative o qualitative nei varî individui di una popolazione (quando la presenza di uno o più caratteri variabili in una popolazione raggiunge determinate frequenze, si parla di polimorfismo). È detta v. genetica quella parte della variabilità che è determinata dalla presenza di differenti alleli nello stesso locus genico (v. locus) negli individui di una popolazione e che viene trasmessa più o meno modificata di generazione in generazione; tale variabilità ha la naturale tendenza a ridursi da una generazione all’altra, e origine di nuova variabilità sono la ricombinazione e le mutazioni. Si denomina v. fenotipica la manifestazione della variabilità genetica, e in alcuni casi anche della v. ambientale, di quella parte cioè della variabilità fenotipica che può essere attribuita alle differenze di ambiente tra gli individui. Lo studio statistico delle variazioni dei caratteri è oggetto della biometria.