variazione
variazióne s. f. [dal lat. variatio -onis, der. di variare «variare»]. – 1. Con riferimento al valore trans. del v. variare: a. Il fatto di variare, di portare o di subire qualche cambiamento nell’aspetto, nell’ordine, nell’andamento di qualche cosa, e la modificazione che ne risulta: introdurre qualche v. nel programma di una cerimonia ufficiale, nel menù di una cena; vorrei apportare lievi v. al percorso, all’itinerario stabilito; fino al 31 maggio l’orario dei treni non subirà variazioni; la nuova confezione è posta in vendita senza v. di prezzo; si prevede qualche v. nella composizione del consiglio dei ministri. b. Nella composizione musicale, modificazione di un pensiero musicale in sé compiuto ottenuta intervenendo sulla melodia, sul ritmo, sull’armonia, sulla strumentazione (ove vi siano più strumenti), sulle combinazioni contrappuntistiche di esso, operando separatamente o no ma in modo tale da consentire la riconoscibilità del tema di partenza; tale procedimento composito ha dato origine alla forma del tema con variazioni, in cui a un tema iniziale solitamente breve e di semplice stesura seguono un certo numero di ripetizioni di esso, variate secondo tali criterî: «Variazioni su un tema di Haydn» di Brahms (op. 56 a); «33 Variazioni su un Valzer di Diabelli» di Beethoven (op. 120), ecc. L’espressione variazioni sul tema di ... è spesso estesa anche a opere letterarie, figurative, ecc. 2. Con riferimento al valore intr. del v. variare, mutamento che avviene o esiste in qualche fatto o fenomeno soggetto a variare: v. climatiche di una regione; brusche v. di temperatura; nel suo comportamento vi sono delle v. sorprendenti. Con usi e sign. specifici: a. In contabilità, mutazione positiva o negativa prodotta dai fatti amministrativi nel valore attribuito ai beni patrimoniali o al patrimonio a monte: v. di esercizio, di bilancio, dipendenti dai fatti di gestione di un periodo amministrativo; v. di conto, rilevate in un determinato conto; v. numerarie certe, assimilate, presunte, misurate da valori numerarî rispettivamente certi, assimilati, presunti; ruolo di variazione, v. ruolo, n. 1 f. b. In geologia e geografia fisica, v. glaciali, complesso di modificazioni che subisce una massa glaciale in conseguenza di modificazioni climatiche. c. In matematica, variazioni di segno nella sequenza dei coefficienti in una equazione algebrica, cambiamenti di segno nel passaggio da un coefficiente al successivo: per la regola di Cartesio il numero di tali variazioni è uguale al numero delle radici positive dell’equazione oppure lo supera di un numero pari (lo stesso vale per le permanenze di segno rispetto alle radici negative). V. di una funzione, il cambiamento del valore assunto dalla funzione in corrispondenza a un incremento della variabile indipendente. Calcolo delle v., ramo dell’analisi matematica che studia i massimi e i minimi di certe grandezze: per es., rientra nel calcolo delle variazioni il problema della geodetica, cioè la determinazione della curva di lunghezza minima che congiunge due punti su una superficie. In statistica, campo di v. (o di variabilità) di una serie di dati, la differenza tra il valore massimo e il valore minimo. d. In biologia, ogni differenza dal tipo o dalla norma di un determinato gruppo (specie, sottospecie, razza, popolazione), qualunque sia la causa (genetica o ambientale) che può averla determinata; per es., le modificazioni, o somazioni, dovute a cause ambientali e non ereditarie, e le mutazioni ereditarie; è detta v. continua la variazione fenotipica relativa a un determinato carattere quantitativo (per es., statura, peso) tra individui i quali, per quel carattere, non possono essere classificati in un numero limitato di classi distinte poiché le differenze relative sono molto piccole ed esprimibili con valori numerici continui; v. discontinua è invece la variazione fenotipica relativa a un determinato carattere qualitativo (per es., colore, forma) in base al quale gli individui possono essere divisi in classi distinte. Anche, con sign. generico, l’atto del variare: la v. delle piante e degli animali in domesticità. In microbiologia, variazione di fase, fenomeno per cui, in particolari condizioni di crescita, alcuni microrganismi possono assumere caratteristiche strutturali e biologiche differenti e formare quindi colonie di tipo diverso dal consueto. e. In fisiologia vegetale, movimenti di v., quelli determinati da variazioni del turgore (per es., nelle foglie di varie piante, per il variare del turgore dei pulvini fogliari). f. In marina e in aeronautica, v. di una bussola, la somma algebrica della declinazione magnetica e della deviazione: è la correzione da apportare alle indicazioni della bussola per ottenere la vera direzione della nave o dell’aeromobile. 3. poet. ant. Varietà: con li occhi passai Di là dal fiumicello, per mirare La gran varïazion d’i freschi mai (Dante).