vario
vàrio agg. [dal lat. varius, di etimo sconosciuto]. – 1. Che ha una più o meno notevole diversità sia negli elementi che lo compongono, sia in successive fasi o manifestazioni (e quindi non uniforme), sia rispetto ad altre cose simili o analoghe; è affine perciò a diverso, ma esprime sempre una differenza meno grande e meno essenziale (in diverso inoltre è spesso inclusa l’idea del contrasto, della discordanza, che in vario non c’è): la vita è bella perché è v., il mondo è bello perché è v., frasi prov.; oggetti di v. grandezza, di forma v., di v. colore (anticam., con riferimento al colore, significò anche variegato, variopinto); moto v., in meccanica, moto non uniforme; spettacolo di arte v., di varietà; la sua conversazione (o la sua prosa) è sempre v. e piacevole; Del v. stile in ch’io piango e ragiono (Petrarca), qui con sign. più vicino a «mutevole»; pubblico composto di persone di v. età e di v. condizione sociale (o varie di età e di condizione sociale); tempo v. (meno frequente di variabile), instabile, incostante; uomo di v. cultura, di interessi v., molteplici. Come sost. con valore neutro, non com., il vario, la varietà, il complesso degli elementi diversi che si fondono insieme: il v. è sempre meglio del monotono. Nell’uso ant., con sign. e uso più vicino a diverso (anche nella reggenza): una oppinione strana e v. da tutte quelle degli altri filosofi (Boccaccio). 2. a. Con sostantivi plur., unisce in genere all’idea della diversità quella della pluralità. Talora predomina l’idea della diversità: un pranzo con molte e v. portate; negozio di generi v.; le opinioni in materia sono v.; Convien che varie cose al mondo sia, Come son varii volti e vario ingegno (Pulci); oppure i due concetti, della pluralità e della diversità, si equivalgono, sono ambedue presenti in ugual modo (in questo e nei seguenti valori, l’agg. precede normalmente il sost.): sul suo volto si riflettevano i v. sentimenti che si agitavano nel suo animo; ci sono v. vie, v. soluzioni, v. possibilità; ci si può arrivare in v. modi; bibite di v. sapori; c’è lo stesso modello in v. tinte, ecc. Altre volte predomina l’idea del numero: ho v. cose da sbrigare; debbo discutere con te di v. questioni; in v. circostanze della vita, in v. occasioni; tale idea può anche essere quasi esclusiva, e in tal caso vario diviene sinon. di più (nel suo uso aggettivale): v. persone me l’hanno detto; ci sono stato v. volte; da v. generazioni; autori varî, come indicazione bibliografica, di solito abbreviata in AA. VV. b. Al plur., è talora sostantivato (con prevalenza del concetto della diversità), sia al masch.: lettere a varî, da varî, a o da varie persone, sia al femm., varie, cose di vario argomento, spesso come titolo di rubrica, di libro d’appunti, o anche di pubblicazione (con lo stesso sign. e uso è anche frequente il plur. neutro lat. varia: v. la voce); varie ed eventuali, formula con cui si chiudono spesso gli ordini del giorno prestabiliti per assemblee e riunioni collegiali (in quanto lascia aperta formalmente la possibilità di affrontare anche altri argomenti non previsti). ◆ Avv. variaménte, in maniera diversa da persona a persona, in varî modi: il passo è variamente inteso; l’episodio fu variamente commentato; la disposizione è variamente applicata.