varo3
varo3 s. m. [der. di varare]. – 1. Operazione mediante la quale la nave abbandona lo scalo sul quale è stata costruita e discende in mare: fare il v. di una nave; la cerimonia del varo. Il varo, che costituisce il momento più importante e delicato della costruzione di una nave (e assume perciò anche un significato simbolico che, per antica tradizione, viene consacrato dai riti della benedizione e del battesimo), si compie rimuovendo le taccate e i puntelli fissi che hanno sostenuto lo scafo durante la costruzione, e trasferendone così il peso sull’invasatura mobile appositamente predisposta: questa, scorrendo sul piano inclinato dello scalo cosparso di lubrificante, trasporta lo scafo in acqua. 2. Per analogia, nella tecnica delle costruzioni in acciaio e in cemento armato, manovra di scorrimento di strutture (travi da ponte, grosse tubazioni per condotte marine, ecc.) da porre in opera in sede definitiva; in partic., per le travi da ponte, si compie facendole scorrere su appositi rulli fino all’appoggio opposto, oppure, nel caso di travi molto pesanti, spec. quelle in cemento armato precompresso, facendo uso del carro di varo, struttura reticolare d’acciaio che sostiene la trave durante l’operazione e la trasporta nella sede definitiva. 3. In senso fig., avvio, messa in atto: il v. di un progetto, di una iniziativa, di una impresa, approvazione definitiva, promulgazione: il v. di una legge, di un decreto; presentazione ufficiale al pubblico: il v. di uno spettacolo, di un’opera editoriale; anche, nel linguaggio sportivo, l’esordio ufficiale della nuova formazione di una squadra.