vaso
vaṡo s. m. [lat. pop. vasum (e vasus), per il lat. class. vas vasis (ma già nel lat. class. il plur. era della 2a decl., vasa -orum)] (pl. -i, ant. le vasa). – 1. a. Nome generico dato a recipienti di varie forme e di vario materiale, anche prezioso, lisci o decorati, con o senza anse, destinati a varî usi, e principalmente a contenere sostanze liquide (o anche semiliquide e incoerenti): v. di ceramica, di porcellana, di terracotta, d’argilla, di vetro, di cristallo, di marmo, d’alabastro, di rame, di bronzo, d’argento; v. ornamentali; un v. cinese, giapponese; riempire, vuotare un v.; v. pieno fino all’orlo, v. traboccante; mettere i fiori in un vaso; per l’espressione la goccia che fa traboccare il vaso, v. goccia. In paletnologia e in archeologia, come reperti e testimonianze di civiltà antiche: v. fittili, v. fittile; v. di ceramica, semplice o dipinta; v. etruschi di bucchero; v. (egizî, fenici, greci, romani, ecc.) di vetro, spesso dipinti, decorati o iridescenti; v. di metallo (v. di rame, di bronzo, d’argento, d’oro), semplici o sbalzati, incisi, ageminati; i bellissimi v. corinzî; la celebre produzione di vasi di Samo (ricordata anche nella frase prov. portare vasi a Samo, cioè portare qualcosa proprio dove ce n’è in grande abbondanza, fare o dire cose inutili, superflue). Nella mitologia greca, vaso di Pandora, il vaso pieno di tutti i mali che Zeus aveva affidato alla prima donna mortale, Pandora, che per curiosità volle aprirlo diffondendo così i mali tra i mortali (di qui l’uso fig. dell’espressione, per indicare il complesso dei mali e delle sciagure che affliggono l’umanità). Per usi particolari: v. da fiori, di terracotta, di forma a tronco di cono rovesciato o anche di parallelepipedo rettangolare, per tenervi piante da fiore o altre piante ornamentali in casa o nei giardini (anche sinon. di [vaso] portafiori); vaso o vasetto lacrimale, il lacrimatoio (v. la voce, nel sign. 3): prezïosi Vasi accogliean le lagrime votive (Foscolo); vasi di cantina o v. vinarî, nome generico dei recipienti (botti, tini, vasche, ecc.) destinati alla preparazione e conservazione del vino; v. da notte, o semplicem. vaso, l’orinale; v. sacri, nella Chiesa cattolica, quelli destinati alla celebrazione della messa e alla conservazione delle specie eucaristiche: il calice e la patena, usati nel sacrificio della messa; la pisside, destinata a contenere le particole per la comunione dei fedeli; la custodia per la comunione degli infermi; l’ostensorio, per le solenni esposizioni, e la sua lunetta. b. In fisica, principio dei v. comunicanti o intercomunicanti, enunciato relativo al comportamento dei liquidi in un sistema di recipienti che comunicano tra loro: se la pressione che agisce sulle superfici libere è la stessa, e in assenza di fenomeni di capillarità, liquidi di uguale peso specifico si portano alla stessa altezza nei diversi recipienti, mentre le altezze raggiunte da liquidi di peso specifico diverso sono inversamente proporzionali a tali pesi. c. Nell’industria tessile, contenitore in cui si raccoglie il filato semilavorato uscente dalle macchine di preparazione alla filatura o dalle carde: il suo uso, in luogo di quello della bobina, diminuisce il pericolo di danneggiamento del semilavorato nei successivi passaggi di lavorazione, e rende possibile il cambio automatico della confezione alla fine del riempimento. d. Negli impianti igienici, elemento destinato ad accogliere i bisogni corporali; può essere di ghisa smaltata, di grès porcellanato, di maiolica, ecc.; è munito di canale di scarico e di sciacquone, e provvisto di sifone che costituisce una chiusura idraulica per bloccare i miasmi provenienti dalla colonna di scarico. Il tipo più comune, detto vaso all’inglese o a sedile (nell’uso com. tazza, e con nome ingl. water-closet o semplicem. water), è provvisto di tavoletta di legno o di materia plastica ribaltabile (sedile, seggetta) di forma anulare con coperchio, sulla quale si siede la persona che ne fa uso. Diversi sono i cosiddetti v. o gabinetti alla turca (v. turco), in uso in edifici collettivi e in alcuni locali pubblici. e. Nella tecnica, vaso di Dewar, apparecchio termoisolante costituito da un recipiente di vetro a due pareti, argentate esternamente, tra le quali è stato praticato il vuoto (v. dewar). f. Vaso d’espansione, recipiente che si inserisce nel punto più alto degli impianti di riscaldamento a termosifone, per permettere, in dipendenza dalle variazioni della temperatura, la libera espansione (seguita poi da contrazione) del liquido. 2. Col sign. di recipiente, in senso ampio, ha talora usi fig., nel linguaggio poet. e mistico: Lì precedeva al benedetto vaso, Trescando alzato, l’umile salmista (Dante), Davide danzava con la veste succinta davanti all’Arca santa. Anche riferito a persona, in quanto sia ricolma di doni o qualità dello spirito: O buono Appollo, a l’ultimo lavoro Fammi del tuo valor sì fatto vaso, Come dimandi a dar l’amato alloro (Dante), riempimi cioè di ispirazione poetica; che di’ tu, Gan di Maganza, Che se’ d’ogni scïenza e virtù vaso? (Pulci); Colui che fu de tutti i vizii il vaso, Rispose ... (Ariosto); v. d’elezione, anima eletta, e in partic. epiteto di san Paolo (v. vas electionis). 3. Nella costruzione navale, ciascuno dei due robusti travi longitudinali di legno o di acciaio, elementi fondamentali della invasatura, cioè della culla di sostegno di una nave, durante il varo. 4. letter. La parte interna di una sala, di un teatro, di una chiesa, o di un altro ambiente, considerata nella sua capacità: il teatro non era illuminato che da due povere fiamme ad olio, le quali spargevano un pallido albore per tutta la vastità del vaso (Rovani). 5. Usi e sign. scient. e tecnici: a. In anatomia, nome dato a organi o formazioni cavi riuniti in sistemi e nei quali circolano o defluiscono liquidi organici (sangue nei v. sanguiferi; linfa nei v. linfatici; urina nei v. uriniferi, ecc.), o aria respiratoria (v. aerei: trachea, bronchi, alveoli polmonari). b. In botanica, sinon. di trachea (vaso propriam. detto); in senso lato sono considerate vasi anche le tracheidi, dette v. chiusi per la presenza di pareti trasversali che mancano nelle trachee, chiamate per questo v. aperti. Sia le tracheidi sia le trachee, elementi conduttori dello xilema, sono caratterizzate da parete cellulare con ispessimenti di lignina disposti in varia forma, ad anello, a spirale o a reticolo, da cui i nomi di tracheidi e trachee anulate, spiralate, reticolate. Quando l’ispessimento è esteso su quasi tutta la superficie della parete, a eccezione di piccole aree chiamate punteggiature, gli elementi conduttori dello xilema sono detti punteggiati e, se le punteggiature sono allungate e disposte come i pioli di una scala (come quelle della felce aquilina), sono chiamati trachee scalariformi. Con altro sign., v. laticifero, sinon. di tubo laticifero (v. laticifero). c. In arboricoltura, forma di allevamento, molto usata per gli alberi fruttiferi, in cui il fusto si ramifica solo alla sua estremità dando origine alle branche che per la direzione e per il modo di suddividersi fanno assumere alla chioma la forma di una coppa o di un vaso più o meno aperto. ◆ Dim. vaṡétto (v.), vaṡettino, vaṡino (fam., il vaso da notte per bambini); spreg. vaṡùccio; accr. vaṡóne. V. anche vasello.