veduta
s. f. [der. di vedere, part. pass. veduto]. – 1. a. non com. L’atto e il fatto di vedere, soprattutto in alcune espressioni come lo so di veduta o per veduta, lo posso affermare di veduta, per avere veduto; testimone di veduta, testimone oculare; a prima v. (ma più com. a prima vista). b. ant. Il controllo esercitato dal veditore in Toscana, e la bolletta da questo rilasciata. 2. Possibilità di vedere, di discernere: togliere, impedire la v.; ma tutto il coraggio gli mancò quando fu in veduta della porta (Rovani); facoltà o forza visiva: Oh abbondante grazia ond’io presunsi Ficcar lo viso per la luce etterna, Tanto che la v. vi consunsi! (Dante). Spazio o distanza a cui è possibile giungere con l’occhio, campo visivo: Poi volò fuor de la v. mia, Sì ch’a mirarlo indarno m’affatico (Petrarca). In partic., possibilità di spaziare con lo sguardo, ampiezza d’orizzonte che si può abbracciare da un luogo con l’occhio (anche con l’ausilio di uno strumento ottico), e l’aspetto stesso delle cose che si vedono: di quassù c’è (o si ha, si gode) una bella v.; il piazzale ha una stupenda v. sul lago; villa con magnifica veduta. In queste accezioni è molto meno com. di vista, che non solo è più pop. ma ha anche maggiore estensione di usi e significati. 3. In diritto civile, veduta (o prospetto), finestra o apertura in genere che permette di affacciarsi e guardare di fronte (v. diretta), obliquamente (v. obliqua), o lateralmente (v. laterale), in contrapp. alla luce, apertura che lascia passare la luce e l’aria ma non consente di affacciarsi. 4. concr. Disegno, dipinto, stampa, fotografia che rappresenta un paesaggio, un monumento, ecc. (più propr., in pittura, rappresentazione di paesaggio in cui prevale l’elemento architettonico sul naturale o in genere si riproduce topograficamente la realtà): pittore di vedute; ho acquistato alcune cartoline con veduta della città (o, più brevemente, alcune v. della città); v. panoramica di Firenze; ho visto da un antiquario una vecchia v. a colori della via Appia; raccolta di vedute; v. a volo d’uccello, fotografia panoramica presa da un aereo in volo e anche, in storia dell’arte, l’adozione di un punto di vista aereo per la raffigurazione di un paesaggio o di una città. Nel disegno architettonico, v. prospettica, rappresentazione di un edificio in prospettiva, spesso in chiaroscuro o ad acquerello. 5. fig. a. Capacità di vedere, cioè di comprendere, con l’intelletto: sono concetti troppo ardui, che superano la mia v.; Or tu chi se’, che vuo’ sedere a scranna, Per giudicar di lungi mille miglia Con la v. corta d’una spanna? (Dante). Com. soprattutto al plur., con riferimento al modo di vedere e giudicare le cose, alla maggiore o minore larghezza d’idee: uomo di ampie v., di v. meschine; avere larghe v., o larghezza di vedute. b. non com. Mira, intenzione (per lo più al plur.): la sua azione è d’ostacolo alle mie v.; avere delle v. su qualcuno, avere dei progetti su di lui, avere intenzione di valersene. Con questo sign., la parola è un calco semantico del fr. vue. ◆ Dim. vedutina (quasi esclusivam. nel sign. 4).