veglia
véglia (ant. o pop. tosc. végghia) s. f. [der. di vegliare]. – 1. a. Il fatto, la condizione di vegliare, di stare sveglio: mi parve di sentire, stando così tra la v. e il sonno, che qualcuno mi chiamasse. b. In partic., lo stare sveglio durante la notte, per insonnia o per necessità che costringe a restare desto o a scopo devozionale: ho fatto due notti di v. completa e sono stanco morto; lunghe ore di v. sui libri; una v. angosciosa, piena di incubi; Nelle paure della v. bruna, Te noma il fanciulletto (Manzoni, alla Vergine); v. o vigilia d’armi, nella cavalleria medievale (v. vigilia); v. liturgica, forma di preghiera notturna in cui si dice l’ufficio, poi si legge il vangelo, infine si canta il Te Deum concludendo con l’orazione; v. pasquale, il complesso dei riti che si compiono nella notte del sabato santo. Con compl. di termine: fare la v. a un infermo, stare alzati per assisterlo e curarlo; fare la v. a un defunto (v. funebre), assisterne la salma. c. Stato di veglia, in neurofisiologia, lo stesso che stato vigile (v. vigile, n. 1 b). d. Forma di tortura (detta anche, meno comunem., sveglia) in uso nei secoli 16°-18°, che consisteva nel tenere forzatamente sveglio l’imputato per parecchie ore (fino a 40). e. In botanica, posizione di veglia, l’aspetto che assumono certe piante durante il giorno, diverso da quello che hanno di notte (v. sonno). 2. a. tosc. o letter. Serata trascorsa in compagnia, tra amici e familiari, a parlare e raccontare, a giocare a carte o ad altri giochi, a suonare o ballare: stare a veglia fino a notte tarda; andare a veglia in casa di amici, dai vicini; cose da raccontarsi a veglia, favole, racconti piacevoli o divertenti, ecc. (e con allusione alle conversazioni della veglia, la parola è stata usata talora come titolo di scritti; così, per es., C. R. Dati chiamò Veglie una sua raccolta di scritti eruditi, D. M. Manni chiamò Veglie piacevoli due suoi volumi di varia erudizione, e R. Fucini intitolò Le veglie di Neri un suo famoso libro di racconti). Nel passato, si chiamarono veglie importanti trattenimenti musicali (per es., a Lucca nel sec. 17°), o riunioni mondane in cui si alternavano giochi, indovinelli, dispute d’amore, balli, canti, musica (per es., a Siena nello stesso secolo). b. V. danzante, francesismo usato a volte per veglione, festa da ballo. ◆ Accr. veglióne m. (v. la voce).