vegliare
(ant. o pop. tosc. vegghiare) v. intr. e tr. [dal provenz. ant. velhar (cfr. anche fr. veiller), che è il lat. vĭgĭlare (lat. tardo vĭgŭlare), der. di vigil -ĭlis «vigile»; cfr. vigilare] (io véglio, ecc.; come intr. aus. avere). – 1. a. Stare sveglio, soprattutto nelle ore in cui si dovrebbe dormire, cioè nella notte, o quando altri dorme: v. per l’insonnia fin quasi all’alba; sostantivato all’infinito: ovvero, se alquanto dormiva, que’ disperati sogni mi faceano più male del vegliare (Pellico). S’intende di solito che si stia desti per necessità o per volontà deliberata (per es., per studio, lavoro, assistenza, devozione o anche per partecipare a feste e trattenimenti): v. sino a tardi, fino a giorno; abbiamo festeggiato carnevale vegliando in allegra compagnia; ho vegliato tutta la notte in attesa; v. sui libri; v. in preghiera o pregando, ecc. Con uso assol., stare a veglia con amici: una sera che a vegghiare erano ella e ’l marito andati con lor vicini (Boccaccio); o stare su a lavorare di notte: maravigliomi io che non m’avete chiamato a vegliare come solete (Sacchetti); Del legnaiuol, che veglia Nella chiusa bottega alla lucerna (Leopardi). Con compl. dell’oggetto interno (letter.), trascorrere vegliando: così questi Rotto il dolce sopor su le palpèbre, Notte vegliano amara (V. Monti); Vegliaron nell’arme le gelide notti, Membrando i fidati colloqui d’amor (Manzoni). b. Con sign. più particolare, stare sveglio (o più semplicem. stare accanto) per assistere, per curare amorosamente: v. al capezzale di un infermo; v. al letto del figlio malato; L’una vegghiava a studio de la culla (Dante); Teco vegliar m’è caro, Gioir, pianger con te (Giusti, riproducendo i pensieri di una madre accanto alla culla del suo bambino). Molto com. l’uso trans.: v. un malato; lo vegliò amorosamente per giorni e giorni; v. un morto, fargli la veglia, assisterne la salma (per lo più recitando preghiere o in silenziosa meditazione). 2. fig. Stare svegli con lo spirito, cioè stare vigili, attenti, stare sull’avviso: bisogna v. per essere pronti quando sarà il momento d’agire; vegliate perché tutto proceda bene, perché non succedano disordini, per non farvi sorprendere. Seguito da compl., vegliare a, su, sopra qualcuno o qualche cosa, è sinon. di vigilare: v. all’esecuzione di un ordine; Fia tua cura, o signore, or che più ferve La mensa, di vegliar su i cibi (Parini); veglia su di lui, perché non gli succeda nulla; Signore, vegliate sulle nostre famiglie! Anticam. anche con uso trans.: v. le cose dello stato, v. le faccende pubbliche. 3. ant. Di leggi o disposizioni, accordi e trattati, essere in vigore, in corso: la tregua intra le parti vegghiava (Machiavelli); di usi, opinioni, ecc., essere comunemente accolto. ◆ Part. pres. vegliante, poco com. con funzione verbale; anticam. usato anche come agg., con i seguenti sign.: che è in vigore, vigente (le leggi veglianti in materia di furto); comunemente accolto o seguito (l’opinione vegliante; secondo l’uso vegliante); che è attualmente in corso, corrente (il secolo vegliante, il vegliante mese); anche di libro o registro contabile in uso, in contrapp. ai libri vecchi. ◆ Part. pass. vegliato, con valore passivo, e per lo più con funzione verbale, trascorso vegliando (le notti vegliate angosciosamente); di persona, assistito o vigilato; con uso aggettivale, si diceva anticam. del libro contabile tenuto aggiornato.