velo1
vélo1 s. m. [lat. vēlum, che aveva il sign. 1 b]. – 1. a. Tessuto finissimo e leggerissimo, trasparente, di seta, cotone, lana, ecc., destinato a usi molteplici (per coprire il volto [v. veletta1], il capo, le spalle e anche oggetti varî, o per la confezione di biancheria, e vesti femminili molto eleganti, ecc.): v. rado, fitto, crespo (nella grafia unita, velocrespo è usato qualche volta come equivalente del fr. chiffon); un v. liscio, operato, ricamato, rabescato, damascato, ecc.; guarnizione, crinolina di v.; un vestito di v. rosa; la danza dei sette v., quella eseguita da Salomè; Ignoti vezzi sfuggono Dai manti, e dal negletto Velo scomposto sul sommosso petto (Foscolo). Con riferimento al velo con cui in varie tradizioni culturali le donne usano coprire il capo o il volto (come segno di sottomissione, di verecondia, ecc.): una donna musulmana con il viso coperto dal v.; coprirsi il capo col v. per entrare in chiesa (uso ora poco seguito); donne col v. in processione; abbassarsi il v. sugli occhi; sollevare il v.; Sovra candido vel cinta d’uliva Donna m’apparve (Dante); il v. della Madonna; v. nuziale o da sposa; v. vedovile, ecc. (la maggior parte di questi esempî possono però riferirsi anche – e in origine erano per lo più riferiti – al sign. seguente, 1 b, in quanto il velo che copre la testa e le spalle è così chiamato non tanto per il tessuto di cui è fatto, che può essere anche una stoffa più fitta e pesante, quanto per la sua funzione di velare il volto o avvolgere la testa). Con riguardo ad altri usi: abbrunare la bandiera con un v. nero, in segno di lutto; stendere intorno al letto una cortina di velo per difesa dalle zanzare; passare, filtrare un liquido attraverso un v.; il v. dello staccio (in questi esempî, la parola indica genericam. un tessuto a trama rada). Nell’industria tessile, con sign. specifico, indica l’insieme di fibre discontinue che si presenta all’uscita della carda o della pettinatrice, oppure l’insieme di fibre preparato da alcune macchine per la formazione di non tessuti: le fibre sono più o meno parallele nel primo caso, senza alcuna direzione preferenziale nel secondo. Tormento del v., tortura, usata soprattutto in Francia (nei sec. 14°-18°), consistente nel fare inghiottire all’imputato, versandogli acqua in gola, un velo messogli a forza in bocca. b. Con riferimento a Roma antica, pezzo di stoffa leggera che si adatta liberamente sul corpo senza avvilupparlo, con lo scopo di coprirlo o ripararlo o nasconderlo alla vista, spesso anche con valore simbolico e religioso come, per es., il velo (suffibulum) con il quale le vestali si coprivano la testa durante i sacrifici. Questo valore del termine, al quale, come si è detto, possono riferirsi parecchi degli esempî dati sopra, spec. quelli riguardanti la velatura della testa e del volto, è vivo ancora oggi in varie espressioni (e ne derivano inoltre la maggior parte dei sensi fig.). Il v. del tempio di Gerusalemme, la tenda di stoffa preziosa che nascondeva alla vista il santuario dov’era collocata l’arca e che si lacerò, secondo i Vangeli, al momento della morte di Cristo. Nella liturgia e nella prassi della Chiesa cattolica, il velo ha (o aveva) varî usi che possono riferirsi alle persone, come il v. battesimale, di lino bianco, e il v. omerale, di stoffa serica variamente colorata, che può essere posto sulle spalle del sacerdote nelle processioni e nelle benedizioni eucaristiche; oppure agli oggetti: il v. del calice, che serviva a coprirlo al principio e alla fine della messa, di solito della stessa stoffa e dello stesso colore della pianeta; il v. del tabernacolo, del colore corrispondente in ciascun giorno a quello delle vesti sacerdotali (oppure del colore del tempo liturgico); il v. della pisside, con cui si copre talvolta questo vaso sacro quando contiene le specie sacramentali; il v. delle immagini, di colore violaceo, per coprire le croci e le immagini sacre nelle chiese durante il tempo della passione (usanza ora non più obbligatoria se non per la croce il giorno del venerdì santo); il v. religioso, benda di tela che portano sul capo le novizie e le monache, simbolo dello stato monacale; quindi, in senso proprio e fig.: prendere il v., deporre, lasciare il velo, abbracciare o, rispettivam., abbandonare lo stato monacale; potesti da Piccarda udire Che l’affezion del vel Costanza tenne (Dante), l’attaccamento affettivo al monastero. c. Per analogia (con riferimento alla radezza del tessuto), nella pratica delle arti figurative, lo stesso che graticola. 2. estens. e fig. a. poet. Qualunque cosa che, posta davanti o intorno a un oggetto, lo sottrae allo sguardo: Amore in Grecia nudo e nudo in Roma D’un velo candidissimo adornando, Rendea nel grembo a Venere Celeste (Foscolo, con riferimento al Petrarca e al particolare tono pudico della sua poesia amorosa). Quindi anche riparo: il verde colle alza superba L’ombrosa chioma ... E sotto vel di spessi rami serba Fresca e gelata una fontana viva (Poliziano); per traslato, protezione, ombra protettiva: E tu, ben nato Laur [Lauro, cioè Lorenzo de’ Medici], sotto il cui velo Fiorenza lieta in pace si riposa (Poliziano). b. Tutto ciò che, ponendosi davanti agli occhi, o frapponendosi fra gli occhi e gli oggetti, impedisce il vedere: fumo, nebbia, lacrime che fanno v. alla vista (e analogam., un v. di nebbia, di fumo, di lacrime); il v. della notte, l’oscurità che, fasciando le cose, le toglie alla vista; Buio d’inferno e di notte privata D’ogne pianeto ... Non fece al viso mio sì grosso velo Come quel fummo ch’ivi ci coperse (Dante). Nell’uso letter., riferito al corpo in opposizione all’anima, che da esso può essere limitata nelle sue facoltà e aspirazioni: L’opra fu ben di quelle che nel cielo Si ponno imaginar, non qui tra noi, Ove le membra fanno a l’alma velo (Petrarca; quindi, v. corporeo, v. mortale, o semplicem. velo, il corpo: quel che tanto amasti E là giuso è rimaso, il mio bel velo (Petrarca: è Laura che parla, in paradiso, alludendo al proprio corpo); Morremo. Il v. indegno a terra sparto Rifuggirà l’ignudo animo a Dite (Leopardi). c. Riferito a cose astratte, intendendosi dire che, frapposte fra la mente e la verità o la conoscenza, ostacolano il pieno raggiungimento di queste: il v. dell’ignoranza, del mistero; sollevare, squarciare il v. del futuro; Il vulgo intanto, a cui non dèssi il velo Aprir de’ venerabili misteri (Parini); e con allusione al senso letterale che cela l’allegoria: Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, Ché ’l velo è ora ben tanto sottile, Certo che ’l trapassar dentro è leggero (Dante); anche, apparenza ingannevole, illusione: nascondere i proprî veri sentimenti sotto un v. di indifferenza. Frequenti le espressioni stendiamoci (sopra) un v., e non ne parliamo più, di fatti che si vogliono dimenticare; stendere, tirare un v. pietoso, tacere particolari troppo crudi e dolorosi di fatti che vengono narrati, per rispetto a chi ne è il soggetto e per evitare eccessivo turbamento negli uditori; far velo, impedire di vedere le cose come realmente sono: la passione gli fa v.; l’amore materno le fa spesso v., impedendole di giudicare serenamente il figlio; cadere, o far cadere, il v. dagli occhi, disilludersi o disilludere: gli cadde il v. dagli occhi e si rese conto della falsità dei presunti amici, della disonestà del suo socio. d. Lieve strato che copre o si stende sopra una superficie: nel fondo della vaschetta c’era appena un v. d’acqua; un v. d’olio era affiorato alla superficie del vino; nello stagno s’era formato un v. di ghiaccio; il tavolino era coperto di un v. di polvere; s’era data sulle gote appena un v. di cipria; cospargere il dolce di un v. di zucchero (per zucchero a velo, v. zucchero). Anche, appannamento, lieve offuscamento, soprattutto in usi fig.: aveva negli occhi, o nel volto, come un v. di tristezza, in quanto la tristezza sembra appannare la serenità dell’espressione. In fotografia, debole annerimento di un’emulsione sensibile, non dovuto all’esposizione alla luce del materiale fotografico o cinematografico durante la ripresa di una scena, ma imputabile ad altre cause, fra le quali le principali sono l’eccessiva durata o temperatura dello sviluppo, l’uso di un bagno rivelatore troppo energico, l’uso di pellicola vecchia. 3. Membrana, involucro o altra formazione sottile che ha funzioni di avvolgimento, riparo o prolungamento: velo di cipolla, la squama sottile e quasi trasparente che ne avvolge il bulbo (anche fig.: v. cipolla, n. 1 b). Con sign. specifici, nella terminologia scientifica. a. In botanica, nei funghi della famiglia agaricacee, l’involucro che avvolge il corpo fruttifero e parte del gambo che lo sostiene, e che, a sviluppo completo, lascia residui alla superficie del cappello e forma spesso un anello alla base del gambo (volva). V. radicale o velamen (radicum), rivestimento caratteristico delle radici aeree delle orchidacee e delle aracee epifite, eccezionalmente formato da un solo strato di cellule: è un tessuto epidermico costituito da cellule morte con parete ispessita e ripiene d’aria, e ha funzione di assorbimento ed accumulo di acqua piovana. b. In zoologia, restringimento anulare del margine dell’ombrella delle meduse craspedote, che con le sue ritmiche contrazioni ne provoca il movimento. Nei molluschi, l’espansione ciliata che si trova nella parte anteriore della larva veliger. Nei cefalocordati, membrana che separa la cavità orale dalla faringe, e che corrisponde al confine tra cavità orale e faringe dei vertebrati gnatostomi. c. In anatomia e in embriologia, nome dato a formazioni o a organi membranosi: v. virginale (e nell’uso com. semplicem. velo), l’imene; v. pendulo (o velopendulo), detto anche v. palatino, v. del palato, v. mobile del palato, formazione muscolo-membranosa che prolunga dorsalmente la volta palatina: costituisce la parete posteriore della bocca e presenta, al suo margine inferiore, libero e sottile, un prolungamento mediano, detto ugola. V. del pudore, altro nome della formazione anatomica più nota come grembiule delle Ottentotte (v. grembiule). 4. a. Nella pallacanestro, azione tattica di un giocatore messa in atto per impedire a un avversario, che in quel momento non controlla la palla, di raggiungere una posizione desiderata sul terreno, cercando di bloccarlo senza tuttavia provocare un contatto. b. Nella pallavolo, disposizione assunta al momento del servizio da uno (v. individuale) o più giocatori (v. collettivo) della squadra in battuta, i quali, con salti o spostamenti laterali o alzando le braccia, nascondono il battitore o la traiettoria del pallone alla squadra avversaria. c. Nel calcio, fare velo, coprire la palla agli avversarî per favorire un proprio compagno di squadra che ne è in possesso o per permetterne il passaggio a un altro compagno.