venire
v. intr. [lat. vĕnire] (pres. indic. vèngo [ant. o poet. vègno], vièni, viène [poet. ant. vène], veniamo [ant. vegnamo], venite, vèngono [ant. o poet. vègnono]; pres. cong. vènga [ant. o poet. vègna], veniamo [ant. vegnamo], veniate [ant. vegnate], vèngano [ant. o poet. vègnano]; imperat. vièni, venite; fut. verrò, ecc.; condiz. verrèi, ecc.; pass. rem. vénni, venisti ... vénnero [poet. ant. venìro(no)]; part. pres. veniènte [ant. o letter. vegnènte]; part. pass. venuto; aus. essere). – 1. Recarsi in un luogo o da una persona. A differenza di andare (a cui di solito si contrappone, e che esprime un movimento di allontanamento dalla persona che parla), venire esprime un movimento di avvicinamento; dicendo andare a scuola, venire a casa, il luogo nel quale si colloca idealmente chi parla è la casa, intesa come punto di partenza, poi come punto di arrivo. Più precisamente, se il verbo è di 1a persona, il movimento s’intende verso il luogo dov’è (o va, o sarà) la persona alla quale si parla: vengo!, come risposta a chi ci chiama; sono venuto per dirti addio; perché ci avete fatti v. qui?; verrò questo pomeriggio a casa tua, nel tuo ufficio; sono venuta in taxi. Se il verbo è di 2a persona, s’intende il luogo dov’è (o va, o sarà) la persona stessa che parla: vieni con me; venite a cena da noi (o con noi) questa sera?; con che mezzo siete venuti? Se il verbo è di 3a persona, si può intendere sia il luogo dov’è (o va, o sarà) la persona che parla, sia quello della persona alla quale si parla, sia anche, talvolta, quello della persona della quale si parla: veniva lentamente verso di me; zitto, che viene qualcuno! (verso di noi, verso qua); Ed ecco verso noi venir per nave Un vecchio, bianco per antico pelo (Dante); Chi è questa che ven, ch’ogn’om la mira ...? (G. Cavalcanti); è venuto mio fratello da te stamani?; mentre stava arrampicandosi sull’albero, venne il contadino. Determinato, nell’uno e nell’altro uso, da avverbî e preposizioni di luogo: vieni qui un momento!; venite dentro, che fa freddo; vieni fuori, se hai coraggio!; ti verrò incontro alla fermata dell’autobus; gli venne vicino un tale; mi veniva dietro ecc.; con sign. partic., venire fuori con ..., avere delle uscite inaspettate, singolari: mi vieni fuori con certi discorsi!; viene sempre fuori con qualcuna delle sue. 2. Con soggetto rappresentato da una cosa, giungere, arrivare, con riferimento più o meno diretto al luogo dove si trova o si colloca idealmente la persona che parla: una nave che viene di lontano; attenzione, che viene il treno; è già venuta la posta?; del vento e della temperatura: il vento caldo che viene dal deserto; speriamo che venga un po’ di brezza; viene freddo dalla finestra; di sensazioni auditive o olfattive: una musica che viene di lontano; m’è venuto alle orecchie che ... (anche riferendosi ad altre persone: speriamo che il fatto non venga alle orecchie del direttore); veniva un ottimo odore dalla cucina (anticam. anche il semplice venire per «venire odore»: di tutti un poco vien del caprino, (Boccaccio). In molti casi, essere portato: cameriere, viene questa bistecca?; quando venne in tavola il dolce, i bambini batterono le mani; o essere importato, provenire: è un vino che viene direttamente dal Portogallo; viene dalla Turchia questo tappeto?; moda che viene da Parigi, idee che vengono d’oltralpe; analogam., far v., ordinare o disporre che una cosa sia portata, o una merce spedita, e in qualche caso (spec. con nomi di persona) chiamare a sé: far v. un boccale di birra; sono mobili che ho fatto v. direttamente dalla Brianza; far v. una carrozza; far v. un medico, un tecnico, un operaio, un ispettore, ecc. Di cose che arrivano attraverso condutture, fili o altri mezzi di trasmissione: da dove viene l’acqua, o l’energia elettrica?; in partic., di liquidi, scaturire: l’acqua viene abbondante (alla cannella, alla sorgente). Indicando l’origine, la provenienza, la persona da cui qualche cosa è stata trasmessa o inviata, anche in senso fig.: è una lettera (o un pacco) che mi viene dalla famiglia; il dono mi è gradito perché viene da te; accetto volentieri tutto ciò che mi viene da voi; proprio da lui mi viene il rimprovero!; guarda da che pulpito viene la predica! Con sign. speciali le locuz. venire fuori, nel gioco delle carte, del lotto, della tombola (anche semplicem. venire), uscire, essere estratto: se viene (fuori) l’asso la presa è mia; se viene il 43, ho vinto; e venire giù, scendere, cadere: il paracadute veniva giù piano piano; veniva giù una pioggerellina fitta fitta. 3. a. Contrapposto esplicitamente ad andare, indica movimento inverso, sicché i due verbi esprimono insieme un movimento alternato e ripetuto nei due sensi: gente che va, gente che viene; chi va e chi viene; un continuo andare e v. di gente; movimento di va e vieni, movimento di persona, o anche di oggetti, alternato avanti e indietro (per es., il va e vieni della spola); E vanne e vien, come alla riva l’onde (Poliziano); v. anche va’ e vieni. In alcuni casi, però, equivale ad andare o differisce poco dal sign. fondamentale di questo verbo; così, nel linguaggio marin., v. a dritta o a sinistra, accostare verso dritta o verso sinistra: v. al vento o all’orza, e v. alla poggia, sinon. rispettivamente di orzare e poggiare; in tipografia, v. all’aria, di lettere, spazî o marginatura, sollevarsi uscendo dalla forma della composizione, nel corso della stampa. b. Nel linguaggio letter., equivale piuttosto a recarsi, giungere, arrivare: seggendo in piuma, In fama non si vien né sotto coltre (Dante); cavalcando avanti ... vennero ad un fiume (Boccaccio); v. a tanto che ..., ridursi al punto, al termine che ...: per paura di questo lupo vènnono a tanto, che niuno era ardito d’uscire fuori della terra (Fior. di s. Franc.). La sinonimia con andare è normale quando chi parla si colloca idealmente nel luogo che costituisce il termine del movimento: v. a galla, v. alla superficie; veniva lentamente verso casa; veniva da ogni parte gente ad ascoltarlo. c. Col sign. ora di recarsi, andare, ora di venire via da un luogo, è com. la forma rafforzata venirsene, ant. venirne, per lo più con accezioni partic.: se ne veniva piano piano, lemme lemme; non avevo nulla da fare lì, e così me ne venni quasi subito; Alda la bella ne venne a Orlando (Pulci); E così ragionando ne veniro Dove videro il ponte e la riviera (Ariosto). 4. Altri sign. particolari: a. Sopraggiungere, presentarsi o manifestarsi in modo più o meno improvviso; accadere, capitare: ma venne la grandine e rovinò il raccolto; ora viene il bello!; non tutto il male viene per nuocere; la morte vien quando uno meno se l’aspetta; di avvenimenti di grande importanza, di fatti o uomini storici: poi venne la guerra; venne la Riforma; venne Napoleone, ecc. Col sign. di presentarsi, manifestarsi, formarsi, ecc., è frequente l’uso col dativo: gli venne in sogno l’immagine del fratello morto; gli erano venute le lacrime agli occhi; di pensieri e sentimenti: ma che ti viene in mente?; mi è venuta una bella idea; mi è venuto un dubbio, un sospetto; gli venne il desiderio, gli venne la voglia di fare ...; di malattie e disturbi varî: gli è venuta la tosse, la febbre, l’influenza, la scarlattina; ti venga un accidente!, gli venga un canchero, il malanno, ecc. (spesso ellitticamente: ti venga!, gli venga!, vi venisse!). Con valore causativo, far v., provocare la comparsa di qualche cosa: far v. la nausea, il vomito, i brividi, la pelle d’oca; con i suoi discorsi mi ha fatto v. il malumore. b. V. al mondo, o semplicem. venire, dell’uomo (e raram. di animali), nascere: quando poi vengono i figli, cominciano le preoccupazioni; malediceva il momento in cui era venuto al mondo; riferito a piante, attecchire e germogliare: sono climi in cui il grano non viene. Seguito da su o da qualche altro avv. o agg., crescere, svilupparsi: mi pare che il ragazzo (o il vitello, il pesco, ecc.) venga su bene; viene su come un fiore; è venuta su selvatica e capricciosa; queste piante vengono su stentate. c. Derivare, avere origine: viene da ottima famiglia; e con riguardo agli studî, alla carriera, alla preparazione professionale: viene da un’ottima scuola; viene dalla diplomazia; è un ufficiale venuto dalla gavetta. E di cose: tutti i suoi disturbi vengono dalla cattiva circolazione; è una parola che viene dal greco; di atteggiamenti morali: da che ti viene tanta sicurezza?; da dove viene la tua superbia? d. Di lavori e operazioni varie, riuscire: come è venuto il disegno, il vestito, l’arrosto?; ti piace come è venuta la fotografia?; il problema non mi viene; venire bene, male, storto, troppo largo, troppo stretto, ecc.; come viene, o più spesso come viene viene, alla peggio, come càpita, senza nessun impegno: lavora, suona, parla come viene viene. In operazioni e calcoli matematici, ottenere come risultato: se il calcolo è esatto, dovrebbe venire 75; ho fatto la somma (la moltiplicazione, la divisione) e mi viene 240. Nelle compravendite, costare come prezzo unitario o totale: quest’olio le viene otto euro il litro; se il maglione lo prendo di buon cachemire, mi viene (o mi viene a costare) diverse centinaia di euro in più. 5. Giungere, arrivare, con riferimento al procedere del tempo o nel tempo: venne finalmente il gran giorno; è venuto il momento di agire; quando viene il giorno, la sera; appena viene il freddo accendiamo la stufa; quando verrà il tuo turno; non è ancora venuta la mia ora. Con sign. affini, presentarsi: appena viene l’occasione; ricorrere, cadere: quest’anno il Natale viene di giovedì; la Pasqua, quest’anno, viene di marzo, o il 31 marzo. Nel linguaggio letter. e poet., giorno verrà, tempo verrà, annunciando con tono profetico eventi futuri: Tempo verrà ancor forse Ch’a l’usato soggiorno Torni la fera bella e mansüeta (Petrarca); Giorno verrà, tornerà il giorno, in cui Redivivi omai gl’Itali staranno In campo audaci (Alfieri); Verrà un giorno ... (Manzoni). Stabilendo relazioni di anteriorità e posteriorità, v. prima, precedere, v. dopo, seguire nel tempo: il lampo viene prima del tuono; dopo la pioggia viene il bel tempo. Come locuz. agg., che viene, prossimo, seguente: il mese che viene, lunedì che viene; nel linguaggio letter. anche con altri tempi del verbo: quel dì tutto e la notte che venne, Sopra quel mostro in mezzo il mar mi tenne (Ariosto); a venire, futuro: nei secoli a venire (com. anche la forma unita, v. avvenire1); di là da venire, lontano nel tempo: cose di là da v.; la mia promozione è purtroppo ancora di là da venire. 6. Seguito da preposizioni in usi proprî e fig.: a. Venire a, seguito da un infinito (con valore finale), esprime lo scopo per cui si compie il movimento, l’azione alla quale si procede: verrò a trovarti; ero venuto a prenderti; è venuto nessuno a cercarmi?; e a questi marmi Venne spesso Vittorio ad ispirarsi (Foscolo); con valore fraseologico: ma che mi vieni a raccontare?, non vorrai v. a insegnare a me! (frasi equivalenti a ma che mi racconti?, non vorrai insegnare a me!). Può anche indicare l’inizio di un fatto, di uno stato: guai se la cosa si venisse a sapere!; analogam., con un sostantivo deverbale: v. a conoscenza di qualche cosa, v. a maturazione. In altri casi, indica il risultato, l’effetto: sostenendo questo, viene a dire che la colpa è mia; e accennando a rapporti di parentela: se i nostri genitori sono cugini, noi veniamo a essere secondi cugini; sposando sua sorella, verrei a essergli cognato. O indica passaggio nel discorso, nella trattazione: vennero poi a discutere di ...; più spesso con sostantivi o con locuzioni equivalenti: veniamo ora all’argomento principale; verremo anche a questo; v. al fatto, alla conclusione, al dunque, all’ergo; v. alle strette, concludere: or dunque, signor Salviati, vegnano, come si dice, alle strette, ch’ogni parola che si spende in altro mi par gettata via (Galilei). In altre frequenti locuz., avere esito, risolversi in un determinato modo: v. a patti, a un accomodamento, a una transazione; v. a parole, v. a contesa; v. ai ferri corti, mettere da parte, in un contrasto o in una controversia, ogni riguardo; v. alle mani, alle prese; v. a battaglia; v. al sangue, a battaglia o lotta sanguinosa: dopo una lunga tencione Verranno al sangue (Dante). Locuz. speciali: v. a noia, cominciare ad annoiare, a tediare; v. alla luce, nascere (di libri, essere pubblicati; di scavi o opere dimenticate, ricomparire); v. a morte, morire; v. a capo di qualche cosa, riuscire, giungere al termine, a un esito, alla soluzione; v. a proposito, a pennello, giungere o presentarsi opportuno. b. Venire da, con un sostantivo o un avverbio, indica normalmente il luogo dal quale si parte o ha inizio il movimento: veniva da casa; è il treno che viene da Milano; il rumore veniva da lontano. Seguito da un infinito, indica l’azione cui si era atteso fino a poco prima o il fatto che poco prima era successo: veniva proprio dall’avere spedito un telegramma; veniva dall’avere assistito a un grave incidente. Con altro senso, mi viene da ..., sento l’impulso di ...: mi viene da ridere; mi veniva da piangere; mi viene da tossire; e impersonalmente: a vedere tutto quel sudiciume, viene da vomitare. c. Con la prep. in (quando questa non introduce un normale compl. di luogo, come v. in ufficio, ecc.), forma varie locuz. le quali esprimono l’inizio di un sentimento, o il raggiungimento di uno stato, di una condizione: v. in odio, in antipatia, in uggia a qualcuno; v. in grazia di qualcuno; v. in fama; v. in possesso di una cosa; v. in chiaro di qualche cosa, appurarne la verità. 7. Usi fig.: a. V. con le buone, con le cattive, presentarsi, rivolgersi a qualcuno, accingersi a trattare o discutere con buone o cattive maniere e intenzioni; di cose materiali, venire o venire via, uscire, staccarsi, ecc.: il tappo è calcato troppo e non vuol v.; fissalo meglio quel chiodo, se no viene via; con un compl. di termine: lo so, ma in questo momento non mi viene, non me ne ricordo, non riesco a ritrovare nella memoria il nome, la parola, la data, ecc.; con altro sign., essere dovuto, toccare, spettare: facendo le parti, ci viene soltanto un euro a testa; ti vengono ancora trenta euro. Per la locuz. venire meno (mancare, svenire, ecc.), v. meno, n. 5 c. b. Col sign. di avvenire, è dell’uso ant.: tu hai molto a lodare Idio che quel caso ti venne che tu cadesti né potesti poi in casa rientrare (Boccaccio); ma vive in espressioni come se viene che un giorno tu ci ripensi ...; di qui viene che spesso ..., e sim. Soltanto dell’uso ant. con il sign. di divenire. c. Nell’uso fam., raggiungere l’orgasmo sessuale (anche nella forma di venirsene). 8. Con funzione di verbo ausiliare, o completiva di altri verbi: a. Seguìto da un participio passato, sostituisce essere nella formazione dei tempi passivi, limitatamente a quelli nei quali l’ausiliare è un tempo semplice: viene, veniva, verrà, venga, venisse lodato da tutti, per è, era, sarà, sia, fosse lodato; non potrebbe invece sostituire le forme è stato lodato, era stato lodato, ecc. b. Venire fatto, venire detto di ... o che ..., fare o dire per caso, accadere che si faccia o si dica inavvertitamente e senza deliberata volontà: mi venne fatto di scoprire una sua lettera; gli venne fatto di guardare giù nella strada proprio mentre lui stava passando; sul momento, mi venne detto che non potevo accettare; con altro sign., venir fatto di ..., riuscire a: se mi vien fatto di convincerlo, sono a posto; tu dimorerai qui meco infino a tanto che fatto mi verrà di potertene sicuramente mandare a Roma (Boccaccio); usato assol., venire fatto, raggiungere il proprio scopo, riuscire: cercò molte volte il padre di dargli donna, né mai gli era venuto fatto (Lasca). Per esprimere casualità subitanea, anche semplicem. venire (senza fatto): le venne di guardare in giù, e anticam. col part. pass. del verbo dipendente: così andando si venne scontrato in que’ due suoi compagni (Boccaccio), gli capitò d’incontrarli. c. Seguìto da gerundio, indica l’azione nel suo svolgimento, nella sua graduale attuazione: mi veniva narrando che ...; veniva tessendo le sue lodi; mi vengo sempre più persuadendo che ...; Qual la faretra empiea de’ freschi fiori, Poi sovra il letto la venia versando (Poliziano); E novellando vien del suo buon tempo (Leopardi). ◆ Part. pres. veniènte, in qualche caso (ma solo nel linguaggio letter. o di tono elevato) anche come agg. e sost., che viene, chi viene: all’alba del giorno veniente, del giorno seguente; non com., attendere i venienti; farsi incontro ai venienti. Nell’uso ant. e letter. (oltre che dial.) si ha anche, e con sign. particolari, la forma vegnènte (v.). ◆ Part. pass. venuto, che in qualche singola espressione è sostantivato: porgere il saluto ai nuovi venuti; parlare col primo venuto, non sono certo il primo venuto, uno sconosciuto, un estraneo, una persona senza importanza (con sign. poco diverso, l’ultimo venuto). Per la locuz. ben venuto!, come saluto a chi arriva, v. benvenuto.