ventoso
ventóso agg. e s. m. [dal lat. ventosus, der. di ventus «vento»; come s. m., è dal fr. ventôse (Fabre d’Églantine, 1793), che ha lo stesso etimo]. – 1. a. agg. Di luogo dove domina il vento, battuto spesso dal vento: colle v., zona v., tratto di costa ventoso; abbiamo in faccia Urbino Ventoso (Pascoli); c’era un grande prato di erba appena falciata nell’ombra, con dei covoni, in fondo al prato un bosco quasi nero con dentro un fagiano, sopra il bosco un cielo limpido e v. di settembre, con aria di mare (Goffredo Parise). Di periodo di tempo durante il quale soffia o ha soffiato il vento: una giornata v., l’aprile è stato assai v. quest’anno. Meno com., che porta con sé vento, accompagnato da vento: nubi v.; v. pioggia (Petrarca). b. s. m. Nome del sesto mese del calendario rivoluzionario francese, terzo dell’inverno, nel calendario gregoriano corrispondente al periodo dal 19 febbraio (negli anni 1796, 1800-1803, 1805 dal 20; nel 1804 dal 21) al 20 marzo (negli anni 1800-1805 al 21). 2. agg. a. estens. Di cibo, che provoca flatulenza: i fagioli sono v.; i semi Dei v. legumi (L. Alamanni). b. fig., letter. Di persona, che si dà arie d’importanza, borioso: è un uomo v.; anche degli atti e del contegno: le sue v. parole; questa v. tua bravura (Caro). Più genericam., vano, vuoto, inconsistente (riferito alla fama, agli onori, al favor popolare e sim.): per avere i sonanti plausi, gli adombrati favori, o le v. glorie (Sannazzaro).