vergognarsi
v. intr. pron. [der. di vergogna] (io mi vergógno, ... noi ci vergogniamo, voi vi vergognate, e nel cong. vergogniamo, vergogniate). – 1. Avere, provare e manifestare vergogna, per azioni proprie o di altri che appaiono disoneste o comunque riprovevoli: mi vergogno di me per quello che ho detto (o pensato); non si vergognano neppure del male che hanno fatto; sono cose di cui dovrebbero vergognarsi; mi vergogno io per loro, con riferimento a persone che danno prova di singolare spudoratezza; vergógnati!, come grave rimprovero; o anche per azioni non ancora compiute e che si teme di compiere per non incorrere in disonore o rimprovero: si vergognò di passare oltre fingendo di non vedere la mano che chiedeva l’elemosina; si vergognavano di mandare il nonno all’ospedale (Verga). Talvolta con sign. meno grave, avere ritegno a fare qualche cosa per discrezione o timidezza: mi vergognavo di chiederglielo; il regalo è così piccolo che quasi mi vergogno di offrirtelo; il bambino ha imparato una bella poesia, ma si vergogna di recitarla in pubblico; e di persona molto timida: si vergogna di tutto e di tutti. 2. a. letter. Usato assol., senza la particella pron.: Quali vergognando, fanciulli, muti con li occhi a terra stannosi, ascoltando E sé riconoscendo e ripentuti, Tal mi stav’io (Dante); Vergognando talor ch’ancor si taccia, Donna, per me vostra bellezza in rima (Petrarca); o prole alta di numi, Non vergognate di donar voi anco Pochi momenti al cibo (Parini). b. letter. o pop. Con valore causativo, far vergognare, essere causa di vergogna: queste eran le cose che non potevo sentire, che mi vergognavano fino in fondo all’anima, per me e per lui (I. Calvino). c. ant. Con uso trans., nella forma vergognare, svergognare, coprire di vergogna.