vestigio
vestìgio s. m. [dal lat. vestigium, di origine sconosciuta, come il verbo affine vestigare «seguire le tracce» (da cui investigare)] (pl. i vestigi o le vestigia, e ant. le vestigie o vestige). – 1. Segno lasciato sul terreno dal piede d’un uomo o dalla zampa d’un animale, impronta del piede; è quindi sinon. di orma, traccia, ma di uso più letter. e adoperato soprattutto al plur. per indicare le orme non tanto in sé stesse quanto come traccia del passaggio: Di vaga fera le vestigia sparse Cercai per poggi solitarii et ermi (Petrarca); Tosto seguono il vecchio, e son l’istesse Vestigia ricalcate or nel ritorno Che furon prima nel venire impresse (T. Tasso), viene rifatto lo stesso cammino, seguito lo stesso percorso. Per antonomasia, il piede stesso, in quanto imprime l’orma o il passo della persona: E gli occhi porto per fuggire intenti Ove vestigio uman l’arena stampi (Petrarca); preme sue stanche vestigie (Poliziano). 2. fig. a. Orma in senso traslato, cioè esempio, in frasi come seguire le v. di qualcuno, seguitare le v. degli avi, imitarne il comportamento, le gesta. b. Traccia, segno qualsiasi che una persona lascia al suo passaggio: non trovando Angelica in Parigi, Si parte, e va cercandone vestigi (Ariosto). Con sign. ancora più generico, in usi letter. o rari, segno, indizio, materiale o astratto: Mostra, quasi d’onor vestigi degni, Di non brutte ferite impressi segni (T. Tasso); sul suo volto non c’era più alcun v. di collera. c. Ricordo, memoria, o atto, opera, monumento che rimane a documento e memoria: Sanza la qual [fama] chi sua vita consuma, Cotal vestigio in terra di sé lascia, Qual fummo in aere e in acqua la schiuma (Dante); i v. dell’antica grandezza di Roma, le vestigia di un’antica civiltà scomparsa. 3. Ant. e raro (per incrocio con veste), al plur., vesti, indumenti, o altri oggetti di abbigliamento e di equipaggiamento: Che tu vi vadi in ogni modo intendo, Iscognosciuto, con istran vestigi (Pulci).