vezzeggiativo
agg. e s. m. [der. di vezzeggiare]. – Che tende a vezzeggiare, fatto o detto per vezzeggiare; atti v.; nomi, soprannomi v.; espressioni vezzeggiative. In partic., e più comunem., si chiamano vezzeggiativi (di solito come s. m.) quei derivati di sostantivi e anche di aggettivi, talora di verbi, che connotano affettivamente la parola originaria; sono formati con gli stessi suffissi dei diminutivi, soprattutto -ino, -étto, -ùccio, come fratellino, carino, nasetto, boccuccia e sim. Per i nomi proprî, il vezzeggiativo (detto anche ipocoristico) si forma, oltre che coi normali suffissi, anche con procedimenti proprî, che in italiano consistono quasi sempre nel sopprimere le sillabe protoniche, lasciando alla forma così accorciata la sua consonante iniziale (es. Vanni per Giovanni, Renzo per Lorenzo), o mettendo al suo posto l’iniziale della forma intera (Gianni per Giovanni, Betto per Benedetto), o ripetendo come iniziale la consonante che segue dopo l’accento (Nanni per Giovanni, Peppe per Giuseppe) o una affine (Beppe per Giuseppe). Da notare che attraverso l’uso vezzeggiativo alcuni diminutivi latini, perduto il valore affettivo, sono diventati positivi, come l’ital. orecchia dal lat. auricula per auris, vecchio da vetulus per vetus, fratello e sorella di fronte al lat. frater e soror, da cui frate e suora.