vezzo
vézzo s. m. [lat. vĭtium «vizio, difetto»; cfr. l’allotropo vizio]. – 1. Abitudine, modo abituale: fare una cosa per vezzo; avere il v. di fare ..., di dire ...; è un suo v. e non se n’accorge; è un mal v. che dovrebbe togliersi; mi sollevò le mani congiungendomele come nell’atto dell’adorazione, poi mi batté contro le sue a palme aperte, secondo un v. col quale manifestava la propria contentezza (Pratolini). Spesso, cattiva abitudine, abitudine brutta o sconveniente, vizio: ha il v. di mangiarsi le unghie, di grattarsi la testa, d’imprecare, ecc.; Vero è ’l proverbio, ch’altri cangia il pelo Anzi che ’l vezzo (Petrarca). 2. a. Carezza, atto di amorevole e tenero affetto: fare un v. al bambino; si fanno continui v. come due innamorati. b. Al plur., con sign. per lo più pegg., moine, smancerie, leziosaggini: al quale ella tutta cascante di vezzi rispose (Boccaccio); le loro fattucchierie [delle donne] consistono nei loro v., nelle loro lusinghe (Goldoni); gli faceva mille v. per farsi perdonare. c. Al contrario, sempre al plur., atto grazioso, grazia, leggiadria che esercita un’attrattiva su altri: resistere, cedere ai v. d’una bella donna; sa mettere in mostra i suoi v. naturali; Ignoti v. sfuggono Dai manti, e dal negletto Velo scomposto sul sommosso petto (Foscolo). 3. Collana di perle o di coralli, o anche monile di gemme, da portare al collo: un v. di perle, di brillanti.