vigilanza
s. f. [dal lat. vigilantia, der. di vigilare]. – 1. Il fatto di esser vigilante, di comportarsi e agire con grande circospezione e attenzione: usare v.; è necessaria la massima v.: la situazione è grave. 2. Più spesso, l’azione, l’attività di vigilare, sorvegliare, l’attenzione volta a seguire, controllare ed eventualmente correggere l’operato altrui: v. attenta; i bambini giocavano sotto la v. dei genitori; esercitò su di lui una v. scrupolosa; si sottrasse così alla v. dei superiori; v. privata (e v. privata notturna), svolta da guardie private autorizzate. In partic.: a. Nel linguaggio polit., sorveglianza, svolta dalla massa dei cittadini, attenta e costante, intesa a controllare la situazione e a tutelare i diritti politici, civili, sociali e sindacali: chiamare la classe operaia o i lavoratori alla v.; per sconfiggere il terrorismo è necessaria la v. di tutte le forze democratiche. b. V. amministrativa, diritto-dovere degli organi della pubblica amministrazione di controllare la legalità e la correttezza degli atti degli organi dipendenti o di altri enti pubblici e privati, e di intervenire qualora sia necessario. c. V. scolastica, nella passata legislazione sulla scuola elementare, il complesso degli ordinamenti direttivi e ispettivi sulle scuole d’un determinato territorio; diploma di v. scolastica quello rilasciato dalle facoltà di Magistero (dal 1995 denominata facoltà di Scienze della formazione), e che abilita a partecipare ai concorsi per titoli ed esame a direttori didattici. d. V. speciale, sinon. di sorveglianza speciale, misura di prevenzione applicabile a determinate categorie di persone, dette appunto sorvegliati (o vigilati) speciali: v. sorveglianza. 3. In araldica, ciottolo che la gru tiene nella zampa destra alzata; così denominato perché, se la gru si addormenta, il ciottolo cade e la ridesta.