villaggio
villàggio s. m. [dal fr. ant. village, der. del lat. villa: v. villa]. – 1. a. Centro abitato di modesta entità, destinato soprattutto a residenza di una popolazione che ha nelle vicinanze il luogo del proprio lavoro: pianura piena di villaggi; un v. in montagna; più che una città sembra un v.; qual è la strada che conduce al vicino villaggio? b. In etnologia, insediamento residenziale prevalentemente plurifamiliare con residenze distinte per ogni famiglia ma anche con unica grande residenza, come avviene tra gli indios dell’Amazzonia (può essere anche unifamiliare, soprattutto nel caso di famiglie poliginiche dove ogni sposa ha una propria residenza distinta); alle singole residenze abitative si aggiungono altre strutture, quali i granai raggruppati talvolta in uno spiazzo comune, luoghi e costruzioni rituali per gli atti di culto domestici e comunitarî, recinti per gli animali domestici; l’intero villaggio è normalmente protetto da siepi o palizzate contro eventuali assalti nemici o di animali predatori: un v. di capanne; v. lacustri su palafitte; un v. villanoviano; v. fortificati; v. di strada, che si snoda, con due file di abitazioni (a pianta per lo più rettangolare) ai due lati di una strada: è frequente nelle zone forestali, mentre nelle regioni aperte è comune il villaggio di forma circolare o ellittica, formato di capanne a pianta circolare. 2. In urbanistica, gruppo di abitazioni progettato più o meno unitariamente in modo da costituire un complesso edilizio studiato organicamente come un quartiere urbano, per rispondere ai bisogni o ai desiderî di una data categoria di abitanti: v. operaio, che ospita gli operai di una fabbrica; v. dei giornalisti, v. sportivo, v. olimpico, ecc.; v. alpino, per soci del Club Alpino Italiano; v. turistico, complesso autosufficiente con abitazioni, servizî e strutture per il tempo libero e lo sport, in cui sono organizzate diverse attività ricreative, ideato per trascorrere brevi periodi di vacanza e perciò costruito in luoghi di villeggiatura, spesso isolati, con criterio architettonico uniforme e, a volte, in modo tale da poter essere in parte rimosso nei periodi in cui non è utilizzato; v. dei ragazzi, v. del fanciullo, altri nomi dell’istituzione più nota come città dei ragazzi (v. città, n. 1 c). 3. fig. V. globale, espressione coniata (in ingl. global village 〈glóubël vìliǧ〉) nella seconda metà degli anni ’60 del Novecento dal sociologo canadese H. M. McLuhan per indicare metaforicamente il mondo, all’interno del quale, grazie ai nuovi mezzi di comunicazione di massa, le notizie diventano immediatamente di dominio pubblico come avviene nella comunità di un villaggio. ◆ Dim. villaggétto.