virgolette
virgolétte s. f. pl. [dim. di virgola]. – Due segni, per lo più simili a virgole, che nella scrittura si pongono, semplici o in coppia, prima e dopo la parola o le parole cui per qualche ragione si vuol dare particolare risalto (mettere una parola, una frase, un discorso tra virgolette); possono avere forme e denominazioni varie: ‘ ’ oppure ῾ ᾿ (virgolette semplici o singole), “” o " ,, (virgolette in coppia); « » (caporali o sergenti). Le virgolette si usano per introdurre citazioni di vario genere (poiché «saetta prevista vien più lenta», ti darò alcuni avvertimenti; un cartello sul quale era scritto «Vietato fumare»; lo studioso sostiene che «si distingue chiaramente la mano di Tiziano», ma alcuni documenti lo smentiscono); discorsi diretti («Posso aver fallato ...» rispose Renzo, Manzoni); traduzione di parola o frase precedentemente riferita nella lingua originaria (vae victis «guai ai vinti»); parole che comunque si vogliono distinguere dalle altre del contesto perché straniere, dialettali, gergali, appartenenti al linguaggio tecnico, ecc., o perché usate con particolari sfumature di significato. Comuni, anche in senso fig., le espressioni mettere tra virgolette, riportare esattamente, o dare un risalto, un’evidenza particolare (nello scrivere e anche nel parlare): un avvertimento minaccioso che ha messo tra v.; e tra virgolette, espressione usata spec. nel parlato, prima o dopo una o più parole, per segnalarne l’uso figurato, o una particolare connotazione, o una allusione a qualcosa.