vista
s. f. [der. di vedere, part. pass. visto]. – 1. a. La facoltà del vedere, il senso specifico che presiede alla percezione degli stimoli visivi (v. anche visione): il senso della v., l’organo della v.; non è cieco nato, ha perduto la v. in guerra; riacquistare la v.; che Dio gli conservi la v.!; essere di v. corta, acuta, acutissima; Chiara alma, pronta v., occhio cerviero (Petrarca); avere la v. buona, cattiva, debole, stanca; mi si è abbassata la v.; gli si era annebbiata, offuscata, rischiarata la v.; indebolimento, difetti, malattie della v., degli organi specifici del senso della vista; esame della v., effettuato per verificare le condizioni visive e per decidere gli opportuni provvedimenti, o per accertare l’idoneità al servizio militare nelle varie armi e specialità, o allo svolgimento di particolari attività (guida di automezzi, ecc.). In usi fig., letter. o non com., con riferimento a capacità intellettuali: O sol che sani ogne v. turbata (Dante, di Virgilio che scioglie i suoi dubbî); seconda v., il potere di vedere o conoscere cose occulte, di prevedere il futuro, come fenomeno paranormale (calco dell’ingl. second sight). b. L’atto, il fatto di vedere: alla v. di quello spettacolo mi sono commosso; alla v. di tanta rovina scoppiò in pianto; A me pur giova di sperare ancora La dolce v. del bel viso adorno (Petrarca). Punto di v., nella prospettiva, il punto dal quale si immagina osservato l’oggetto, il paesaggio, la scena che si rappresenta; in senso fig., il modo soggettivo di vedere i fatti, le situazioni e i problemi, e quindi di intendere, di valutare (dal suo punto di v. ha ragione; sono due diversi punti di vista). c. letter. o non com. Sguardo: La v. mia, che tanto lei seguio Quanto possibil fu (Dante); anche al plur.: vede Tutte le v. in sé fisse ed intente (T. Tasso); occhiata: Gli occhi in giù volse, e in un sol punto e in una vista mirò ciò ch’in sé il mondo aduna (T. Tasso); ormai raro e ant., esame rapido, sommario: dare una v. a un giornale, una scorsa; non ho studiato ancora il problema, ho dato soltanto una v. ai documenti. d. La possibilità di vedere: l’albero è cresciuto tanto che mi toglie la v. della strada. e. Lo spazio entro cui è possibile vedere: uscire di v., uscire dal campo visivo (per l’espressione perdere di v., v. oltre). 2. Ciò che si vede. In partic.: a. Spettacolo che appare agli sguardi (cfr. analoghi usi di veduta, che si riferisce per lo più a spettacolo naturale, ben delimitato e determinato): dalla finestra si gode un’ampia v. sul mare; c’è una bella v. della pianura sottostante (l’espressione bellavista, in una sola parola, è frequente come titolo di pensioni, alberghi, soggiorni, ecc.; anche nella locuz. in bellavista, riferita a vivande servite in gelatina con guarnizioni di verdure, sottaceti, ecc.); una terribile v. si offrì ai nostri sguardi; Ma non sì che paura non mi desse La v. che m’apparve d’un leone (Dante). b. Apparenza, aspetto, sembianza; soprattutto nell’uso letter.: Fa con sue v. leggiadrette e nove L’anime da’ lor corpi pellegrine (Petrarca); non con quegli visi che io soleva, ma con una v. orribile (Boccaccio); Con lei va Gentilezza in v. umana (Poliziano); Sfidò alla giostra Ricciardetto, ch’era Dinanzi, e vista avea di guerrier franco (Ariosto). Il sembiante umano in quanto esprime affetti particolari: là ovunque questa donna mi vedea, sì si facea d’una v. pietosa e d’un colore palido quasi come d’amore (Dante). Sign. analogo ha il termine nell’espressione dell’uso com. far bella v., avere bella apparenza, appagare l’occhio, e nel prov. (oggi poco com.) cosa troppo vista, perde grazia e vista, dove il secondo vista è usato assolutam. come sinon. di bellezza. c. ant. Segno, indizio: avendola veduta ... senza alcuna v. nel viso d’essere stata battuta (Boccaccio). d. Nel disegno architettonico e tecnico, prospetto di una costruzione o di una struttura qualsiasi, quale appare allo sguardo (contrapp. a pianta e a sezione). 3. In locuz. speciali (riferibili al sign. 1): a. A vista, con varie accezioni: guardare a v., tenere d’occhio, osservare direttamente, vigilare con attenzione; sparare a v., senza preavviso, ordine che si dà a sentinelle o ad altri militari in servizio, in particolari situazioni di emergenza; superare un passaggio a v., nell’alpinismo (e in partic. nell’arrampicata libera), riuscirvi al primo tentativo; a faccia v., o a facciavista, nelle costruzioni edilizie, il tipo di paramento delle murature lasciate al rustico, senza applicazione di intonaco, salvo particolari cure esecutive nella formazione dei giunti (nell’uso, anche in vista, a vista; per es., un muro di mattoni in o a vista). Nel linguaggio giur. e bancario, la clausola a v., apposta a un titolo di credito, lo rende pagabile alla presentazione; la scadenza del titolo non è dunque predeterminata, ma si verifica nel momento in cui il portatore lo presenta per il pagamento (pagabile a v., cambio a v.), o entro un periodo di tempo predeterminato dopo la presentazione (a certo tempo vista). Nel linguaggio com.: a v. di tutti, davanti a tutti, in modo che tutti possano vedere; a v. d’occhio, per quanto, fin dove l’occhio può giungere (la pianura si stendeva uniforme a v. d’occhio), oppure in modo visibile a occhio nudo (per es., in espressioni iperb.: il bambino cresce a vista d’occhio). b. A prima v., a un primo sguardo o a una prima occhiata: amore, innamoramento a prima v.; senza guardare o osservare più attentamente: l’ho riconosciuto, l’ho giudicato a prima v.; a un primo esame, secondo la prima impressione: a prima v. il problema sembrava facile, ma poi si è rivelato complesso e difficile; a una prima lettura e subito, senza riflettere: tradurre a prima v. dal greco, o una lettera in tedesco; leggere la musica a prima vista. c. Di vista, solo per avere visto: conoscere uno di v., superficialmente, per avere avuto l’occasione di vederlo qualche volta; testimone di v., testimone oculare. Nell’espressione perdere di v., con varie accezioni particolari: perdere di v. un amico, non avere più relazioni con lui, quasi ignorare dove si trovi; perdere di v. l’argomento principale, dilungandosi in digressioni; perdere di v. il proprio scopo, il proprio interesse, trascurarlo per seguire altri intenti. d. In vista, in modo da vedere o da essere visto: mettere (bene) in v., tenere in v., davanti agli occhi proprî o di altri; mettersi in v., fare in modo di farsi notare, conoscere: ha fatto di tutto per mettersi in v.; essere, giungere in v. di un luogo, in un punto dal quale il luogo può vedersi (ant. a vista, con lo stesso sign.: Ed essi intanto in vèr le mura a vista Giunser de la città, Caro); essere in v., riferito a cosa che si comincia a vedere (terra in v.!, in marina, grido della vedetta, al primo apparire della terra ferma), e in senso fig. a un avvenimento che si attende, che si annuncia prossimo (è in vista una crisi di governo); avere in v. qualche cosa, progettarla, averla in progetto (ho in v. un viaggio in Grecia); una persona in v., una persona di cui si parla molto, che ha prestigio e autorità; in v. di, in considerazione di (è stato assunto in v. delle sue benemerenze); mettere in buona (o in cattiva) vista (più com., in buona o in cattiva luce), mostrando pregi (o difetti). 4. Altre locuz. speciali (riferibili al sign. 2 b): a. letter. In vista, a quanto si può vedere e giudicare dall’aspetto, dall’espressione del viso o anche dall’atteggiamento di tutta la persona: un veglio solo, Degno di tanta reverenza in vista, Che più non dee a padre alcun figliuolo (Dante); ancora che la lor partita gli gravasse, pure in v. lietamente il diede (Boccaccio); e in v. irato pare Suo figlio (Poliziano). b. ant. Fare vista di, fingere, fare finta di, mostrare in apparenza: un capestro ..., faccendo v. di fare carezze ..., gli gittò alla gola (Boccaccio); tante volte bisogna anche far v. di credere (Pirandello); mostrare, lasciare intendere per determinati indizî: non faccendo l’acqua alcuna v. di dover ristare (Boccaccio). Anche far le viste di, con lo stesso sign.: tiriamo innanzi e facciamo almeno le v. d’intenderci (Baretti); mio padre farebbe le v. di non vedere (Leopardi); passavo la giornata a far, più o meno, le v. di studiare (D’Azeglio). 5. Con valore concr., apertura attraverso la quale si può vedere. In partic.: a. ant. o letter. Finestra; effigïata ad una vista D’un gran palazzo, Micòl ammirava (Dante); cfr. l’analogo sign. di veduta, nell’uso giuridico. b. Lamina con due aperture orizzontali all’altezza degli occhi, nelle celate a incastro; serviva di rinforzo alla parete frontale del coppo, ed era una delle due parti che insieme costituivano la visiera. Talvolta, come sinon. di visiera: Si ritornaro incontra: e a prima giunta Ambi alla vista si ferir di punta (Ariosto). TAV.