vivere
vìvere v. intr. [lat. vīvĕre] (pass. rem. vissi [ant. vivètti o vivéi], vivésti, ecc.; fut. vivrò [ant. viverò], ecc.; condiz. vivrèi [ant. viverèi], ecc.; part. pass. vissuto [ant. visso e vivuto]; aus. essere, e in alcune accezioni avere). – 1. Esser dotato di vita, delle condizioni proprie della vita: gli esseri, gli organismi che vivono, che possono v., gli uomini, gli animali e i vegetali; degli animali, quelli che vivono più a lungo sono le balene e gli elefanti, tra i vegetali le grandi piante d’alto fusto; Sì come dice Aristotile nel secondo de l’Anima, «vivere è l’essere de li viventi»; e per ciò che vivere è per molti modi (sì come ne le piante vegetare, ne li animali vegetare e sentire e muovere, ne li uomini vegetare, sentire, muovere e ragionare, o vero intelligere), e le cose si deono denominare da la più nobile parte, manifesto è che vivere ne li animali è sentire – animali, dico, bruti –, vivere ne l’uomo è ragione usare (Dante). Con sign. più specifico (spesso contrapp. esplicitamente o implicitamente a morire), restare in vita, essere vivo, sopravvivere: il poveretto viveva ancora questa mattina; ha cessato di v., è morto; mangiare per v. e non v. per mangiare (prov.); chi muore giace, chi vive si dà pace (prov.); essere stanco di v., non avere più voglia di v.; e di animali: è un cane ormai vecchio, e gli resta poco da vivere. a. Con precisazioni relative all’ambiente in cui la vita si svolge (per le specie vegetali e animali, v. ecologia): piante che vivono sui ruderi, sopra i 2000 m; le specie che vivono nelle profondità del mare; gente abituata a v. in campagna, in città, in caverne; Leonardo visse a lungo a Milano; è vissuta quasi sempre in convento; vive con i suoi genitori; ha vissuto tre anni dalla fidanzata; la casa dove visse e morì. b. Con precisazioni relative al tempo in cui si vive: il commediografo latino P. Terenzio visse nel 2° sec. a. C.; gli scrittori che vissero nell’età elisabettiana. Precisando i termini estremi della vita o la durata di essa: visse dal 1821 al 1904; ha vissuto settant’anni o poco più. Con un compl. di durata: visse per molti anni o semplicem. visse molti anni. c. Precisando il modo del vivere relativamente a fatti e condizioni di natura materiale o morale: v. tranquillo, in pace, senza pensieri, senza preoccupazioni; nel finale delle fiabe: ... e vissero felici e contenti; vissero infelici perché costava di meno (Leo Longanesi); v. a sé, non com., facendo vita ritirata; v. alla giornata, giorno per giorno, senza un piano prestabilito, senza mezzi che assicurino la continuità del vivere; v. miseramente, lautamente, da gran signore; Vissi al cinque per cento, non aumentate La dose (Montale); Fatti non foste a viver come bruti, Ma per seguir virtute e conoscenza (Dante); con riferimento a comunità umane: Viveansi in libertà le genti liete (Poliziano). d. Con un compl. che determina i mezzi di sostentamento o la provenienza di essi: popoli che vivono di caccia, di pesca; v. di espedienti; v. del proprio, v. di rendita; determinando, più in partic., il tipo di nutrizione, il cibo abituale: popolazioni che vivono di riso, di polenta. In usi fig., con riferimento al nutrimento spirituale: v. d’arte, d’amore, d’odio, di speranza; Vissi di speme, or vivo pur di pianto (Petrarca); Voialtri pochi che drizzaste il collo Per tempo al pan de li angeli, del quale Vivesi qui ma non sen vien satollo (Dante). e. Con valore non diverso da essere o stare, in espressioni come: vivi tranquillo, vivi sicuro, che ... e sim.: vivi tranquillo, che tanto le cose continueranno ad andare come sono sempre andate; puoi v. sicuro che non ti restituirà nemmeno un centesimo; ma di questo vivi sicuro che io non sarò mai lieta se io non mi veggio vendica [= vendicata] di ciò che fatto m’hai (Boccaccio); o seguito da complemento che indica una situazione: v. in ansia; v. in ristrettezze. 2. Usato assol., per esprimere o sottintendere che sia realizzato il minimo almeno delle condizioni materiali e morali necessarie alla vita: hanno appena di che v.; non è v. questo!; (e come risposta rassegnata: «Come stai?» «Si vive!»); lasciami v., lasciami tranquillo; non lasciar v. una persona, non darle requie; vivere e lasciar vivere, di chi fa i fatti suoi, senza esigere troppo dagli altri; un gran respiro per questo povero paese! ché non ci si poteva v. con lui (Manzoni). Con riferimento alla vita di relazione, ai rapporti che si hanno con gli altri: impara a v.!; è una persona che sa vivere; e alludendo a larghe esperienze di vita e dei godimenti ch’essa può offrire: una persona che ha vissuto (in questo sign., con l’aus. avere). 3. Con un compl. dell’oggetto interno: v. una lunga vita, una vita tranquilla, una vita di stenti; talvolta per indicare un’esperienza fortemente sentita: ha vissuto intensamente quelle ore di felicità; visse momenti di angoscia; ricordavano le lotte che avevano vissute insieme. 4. estens. e fig. a. Con riferimento a una forma qualsiasi di sopravvivenza: chi ha bene operato, vive eterno nella stima e nella riconoscenza dei posteri; fisicamente ci ha lasciato, ma continuerà sempre a v. nel ricordo delle persone amate; Non vive ei forse anche sotterra, quando Gli sarà muta l’armonia del giorno, Se può destarla con soavi cure Nella mente de’ suoi? (Foscolo). b. Durare, perdurare: quel ricordo vivrà sempre in me; la sua memoria vive in noi; un libro che vivrà, che resterà a lungo noto e apprezzato; avere forza e vigore: Qui vive la pietà quand’è ben morta (Dante); Che ’l desir vive, e la speranza è morta (Petrarca); essere animato, avere anima e vita: Vissero i fiori e l’erbe, Vissero i boschi un dì (Leopardi), secondo la mitologia classica. c. Viva!, esclamazione d’augurio, poi formula di acclamazione (v. viva!; e per le espressioni chi viva? e poi chi vive? da essa derivate v. anche chi vive?). d. Vive!, annotazione che si usa apporre sulle bozze di stampa per annullare una cancellatura o una correzione già apportata, per avvertire cioè che questa deve considerarsi non valida, e che il testo composto resta immutato. 5. Sostantivato al masch.: a. Il fatto di vivere (sinon. di vita): Se del mio viver Atropo Presso è a troncar lo stame (Parini); Sento gli avversi numi, e le secrete Cure che al viver tuo furon tempesta (Foscolo); più spesso, per indicare il modo di vivere: ti assicuro che non è un bel v. il mio; e come può star bene in salute con quel v. che fa!; con riferimento non a singole persone, ma a una comunità: A così riposato, a così bello Viver di cittadini, a così fida Cittadinanza ... Maria mi diè (Dante); considerata la qualità del vivere e de’ costumi di Toscana (Boccaccio); ove dorme il furor d’inclite geste E sien ministri al vivere civile L’opulenza e il tremore (Foscolo). Nell’uso ant. e poet., il fatto di continuare a vivere nella memoria dei posteri: E s’io al vero son timido amico, Temo di perder viver tra coloro Che questo tempo chiameranno antico (Dante). b. non com. Ciò che è necessario materialmente alla vita dell’uomo: il v. costa caro di questi tempi; la spesa del v. è notevolmente cresciuta (v. anche la forma del plur. viveri). ◆ Part. pres. vivènte, con valore chiaramente verbale, in espressioni come vivente Romolo, vivente ancora il padre, mentre Romolo, mentre il padre viveva; per l’uso come agg. e s. m., v. la voce. ◆ Part. pass. vissuto, anche come agg. e s. m. (v. la voce).