vivo
agg. e s. m. [lat. vīvus, corradicale di vīvĕre «vivere»]. – 1. agg. Che vive, dotato di vita, che ha le funzioni caratteristiche della vita proprie degli organismi viventi sia animali e umani sia vegetali (contrapp. spesso, in modo esplicito o implicito, a morto): quando l’ambulanza l’ha raccolto era ancora v., è morto durante il trasporto all’ospedale; la polizia ha l’ordine di catturare i due feroci assassini vivi o morti; i nati v. dello scorso anno; essere ancora v. e vegeto, v. e verde, in ottime condizioni fisiche e psichiche; ardere o bruciare, seppellire, crocifiggere v. qualcuno, soprattutto come antiche forme di supplizio capitale; catturare v. un lupo, un falco; una vasca per conservare v. le trote pescate; anguille, aragoste v., ancora v., perché pescate e catturate da poco; pesce v.!, come grido di richiamo di pescivendoli; piante v., alberi v.; siepe v., fatta di piante vive (contrapp. a siepe morta, v. siepe). In biologia, organi v., tessuti v., cellule v., che conservano le funzioni vitali. 2. agg. Riferito a persone, in usi e sign. estens. e fig. varî: a. Locuz. particolari: essere più morto che v., spec. in usi iperb., essere stordito e incapace di agire e reagire a seguito di uno spavento o di un’emozione particolarmente forte: quando è scesa dall’auto, dopo l’incidente, era più morta che v., anche se illesa; anima v., in frasi negative come non esserci, non vedersi anima v., nessuna persona, proprio nessuno: sono entrato, ma in casa non c’era anima v.; non ho incontrato anima v. per tutta la strada; farsi v., dare notizia di sé, mettersi in contatto con qualcuno: da allora non si è fatto più v., né con me né con gli altri amici; mi farò v. presto, per lettera o per telefono; gli scriverò due righe, tanto per farmi vivo. b. letter. o non com. Con riferimento a una vita degna di questo nome in quanto vissuta con impegno, responsabilità e rettitudine: il tuo amico v. non è stato mai: è troppo vile ed egoista; Questi sciaurati [gli spiriti degli ignavi], che mai non fur vivi (Dante); per esprimere la sopravvivenza nel ricordo, negli affetti, anche dopo la morte: resterà a lungo v. nel cuore di tutti coloro che l’hanno conosciuto; per estens., riferito a cose: un fatto che resta v. nella memoria di tutti noi. c. Vivace, dotato di notevole vitalità e dinamismo: un giovane v. ed estroverso; un bambino v., anche troppo v., cioè anche esuberante; o di notevole prontezza e acume: un uomo molto colto e v.; una persona d’ingegno v. e versatile. 3. agg. Riferito a oggetti, fatti, elementi materiali o non materiali, in usi e con sign. estens. e fig. varî (in cui a volte concorre con vivace) che possono ricondursi alla funzione centrale di esprimere una particolare intensità, tensione e forza, mobilità e prontezza: a. Fuoco v., fiamma v., che arde con forza, con vampe: il fuoco si fa più v., il vento ha reso più v. le fiamme (cfr. ravvivare); Vestita di color di fiamma viva (Dante); che è a contatto diretto: cuocere alla o sulla v. fiamma. Con sign. analoghi, luce v., un lampo vivissimo di luce, un v. bagliore, di grande intensità luminosa; colori v. (e dipingere a v. colori, anche in senso fig., descrivere vivacemente), e rosso v., giallo v., vivaci, molto intensi come luminosità. b. Suono, rumore v., intenso, vibrante e acuto: il rumore si sta facendo più vivo. c. letter. o non com. Acqua v., acqua corrente: L’erbe e ’ fior, l’acqua v. chiara e ghiaccia (Poliziano); Smontaro alquanti galeotti in terra Per riportarne e legna et acqua v. (Ariosto); aria, brezza v., fresca e pungente, pura: all’aria v., rinvenne; spirava una v. brezza. d. Con riferimento a una qualsiasi attività espressiva, o a opere letterarie, teatrali, musicali, cinematografiche e radiotelevisive, ricco di espressività, di movimento e di immediatezza (sinon. meno com. di vivace): una conversazione v. e piacevole; ne fece una v. descrizione; una v. rappresentazione d’ambiente; uno stile v. ed efficace; una v. esecuzione di un pezzo musicale (e vivo, in musica, didascalia d’esecuzione analoga a vivace); un ritratto v. (e rafforzato v. e parlante), ricco di espressività ma soprattutto molto somigliante alla persona ritratta. Riferito a contrasti di opinioni, molto animato e teso, o anche concitato: una discussione v., troppo v.; c’è stata, tra quei due critici, una v. polemica; e a scontri di qualsiasi natura, acceso, accanito: la conflittualità tra i due partiti si fa sempre più v.; era una guerra, anzi cinque guerre, coperte, gentili, fino a un certo segno, ma vive e senza tregua (Manzoni). e. Con riferimento a sentimenti, per indicare una particolare intensità: v. compassione, v. commozione, v. fiducia; v. desiderio; con v. sollecitudine; e in formule tradizionali dello stile epistolare: gradisca i miei più v. rallegramenti; con v. ringraziamenti; v. augurî (frequente, in questi e in casi analoghi, il superl. vivissimi); e per estens., di v. cuore, sempre per indicare la spontaneità di un sentimento. Talvolta con valore di semplice rafforzativo: sentire v. necessità, v. bisogno di qualche cosa. f. Che vive, che è tuttora attuale e in uso, che ancora sussiste e perdura: usanze, tradizioni v., o non più v.; lingue v., ancora usate (contrapp. a lingue morte, non più in uso); uso v. di una lingua, l’uso attuale o l’uso corrente (contrapp. a uso antiquato, arcaico, o anche letterario); forme, parole o voci, espressioni o locuzioni v., dell’uso attuale. 4. agg. Locuz. tecn. particolari: a. Stime vive e scorte vive, la parte del capitale mobile agrario rappresentata da animali, in opposizione a stime morte e a scorte morte (v. stima e scorta). b. Viva voce, la comunicazione e l’espressione orale, diretta e personale, contrapp. a quanto può dirsi per scritto: non gli scriverò, glielo dirò a v. voce; cose apprese dalla v. voce dell’insegnante; per l’uso specifico in telefonia, v. vivavoce. Con altro senso, poet. e ant., voce v., chiara, squillante, ben distinta: Come a color che troppo reverenti Dinanzi a suo maggior parlando sono, Che non traggon la voce viva ai denti (Dante). c. Argento v., il mercurio, così denominato per il colore argenteo e per la sua caratteristica mobilità (per l’uso fig. dell’espressione, v. argento, n. 3). d. Calce v., l’ossido di calcio, per la sua tendenza a reagire vivacemente con l’acqua, dando la calce spenta o idrata (v. calce, n. 3). e. In fisica, forza v., lo stesso che energia cinetica (v. energia, n. 3 a); teorema delle forze v., deduzione dai principî della dinamica che dimostra che in un sistema meccanico la variazione di energia cinetica è uguale al lavoro meccanico effettuato da, o sul, sistema stesso. Con altro sign. e uso fig., nel linguaggio com., le forze v. della nazione, le persone o le categorie operanti, capaci di determinare positivamente lo sviluppo della nazione. Con altro valore v. forza, in espressioni come a (o di, meno com. per) viva forza, dove viva ha valore intensivo: lo trascinarono via a v. forza; ch’andar per viva Forza mi convenia dove morte era (Petrarca). f. Nel baseball, palla v., la palla quando è in gioco. g. Carne v., quella del corpo vivente dotata di tutta la sensibilità, in opposizione sia alla carne necrotizzata, sia ai tegumenti, meno sensibili: incidere, penetrare fino alla carne v.; Tempra di ferro il suo tagliar non schiva, Che non vada a trovar la carne v. (Ariosto). h. Roccia v., la roccia non ricoperta di terriccio: una caverna scavata nella roccia v.; la zappa ha incontrato la roccia v.; nell’uso letter. anche pietra v., sasso v., con lo stesso sign.: era un fiumicello il quale d’una delle valli ... cadeva giù per balzi di pietra v. (Boccaccio); e v’ha sedili e sponde Di v. sasso (Caro). Con sign. affine, nelle costruzioni edilizie, di muro o altra struttura con elementi costitutivi lasciati in vista. i. Angolo, canto, spigolo v., non smussato. l. Nel linguaggio marin., opera v., la parte immersa dello scafo di una nave, detta anche carena (contrapp. a opera morta, la parte dello scafo che emerge al di sopra della linea di galleggiamento). m. In economia, costo v., o meglio spesa v., l’insieme delle somme spese per produrre un bene o servizio, senza tener conto dell’opera e dei capitali proprî impiegati nella produzione stessa e di eventuali apporti di terzi che non siano stati compensati in denaro. Nell’uso ant., tributo o provento v., che è ancora da riscuotere, in quanto non già riscosso, né prescritto; prezzo v., il prezzo con tendenza a salire. 5. Come s. m. a. Persona vivente: Morti li morti e i vivi parean vivi (Dante), nelle figurazioni del primo girone del Purgatorio; toglieano i vivi All’etere maligno ed alle fere I miserandi avanzi (Foscolo); nel linguaggio corrente è com. soltanto (sempre contrapp. esplicitamente o implicitamente a morto) in alcune frasi come pregare per i vivi e per i morti; riessere, tornare tra i v., tornare dall’oltretomba alla vita, rivivere; i morti, dopo la battaglia, erano più dei v.; cose che avvengono tra i vivi. In diritto civile, donazione tra vivi (o, in forma lat., inter vivos), che ha efficacia immediata, in contrapp. alla donazione causa mortis, efficace solo dopo la morte del donatore. b. Con valore neutro, la carne viva, la parte più sensibile, com. soprattutto nelle espressioni il v. della carne, la carne viva; ferire, pungere nel vivo (o sul vivo), anche in senso fig., colpire nel punto debole, offendere dov’è più sensibile l’amor proprio d’una persona; e, in senso fig., entrare nel vivo di una questione, nel punto essenziale, affrontare cioè gli aspetti e i punti di maggiore importanza. c. In architettura, v. della colonna, lo stesso che fusto o tronco. d. Nella tecnica militare, v. di culatta, faccia piana perpendicolare all’asse dell’anima della bocca da fuoco e che limita la parte posteriore della culatta; v. di volata, sezione estrema della canna che circonda la bocca da fuoco dell’arma. e. Frequente la locuz. avv. e agg. al vivo, con varî sign.: descrivere, ritrarre al v., con singolare aderenza al vero e con vivacità espressiva; nella tecnica tipografica, al v. (propriam. al v. della pagina), al margine estremo, soprattutto di cliché portato all’estremo della pagina, senza lasciare margine; al v. della giustezza, di composizione tipografica che viene portata al margine occupando l’intera giustezza. Nelle emissioni radiotelevisive, trasmissione al e più com. dal vivo, programma dal vivo, trasmissione in diretta, in opposizione alle trasmissioni registrate, cui sono a volte intercalate (v. anche la locuz. in diretta, alla voce diretto, n. 3 m); la locuz. avv. o agg. dal vivo è com. anche in espressioni come una vicenda, una scena, un’immagine ripresa dal v., dalla realtà, da quanto realmente accade ed esiste o è accaduto ed esistito. ◆ Avv. vivaménte, frequente soprattutto in alcuni usi fig.: descrivere, rappresentare, ritrarre vivamente un ambiente, una scena, con grande efficacia; protestare vivamente, in modo molto vivace ed energico; rallegrarsi vivamente con qualcuno, con sincera partecipazione.