volere2
volére2 v. tr. [lat. *vŏlēre, per il classico velle, formato su volo, volebam, volui] (pres. indic. vòglio [tosc., in proclisi, vo’], vuòi [poet. vuòli], vuòle [poet. o pop. vòle], vogliamo, voléte, vògliono [ant. o dial. vònno]; pres. cong. vòglia, ecc.; fut. vorrò, ecc.; condiz. vorrèi, ecc.; pass. rem. vòlli [ant. vòlsi], volésti, vòlle [ant. vòlse], volémmo, voléste, vòllero [ant. vòlsero, oltre a vòllono e vòlsono]; part. pres. volènte [ant. vogliènte]; ger. volèndo [ant. voglièndo]; imperat. vògli). – 1. Tendere con decisione, o anche soltanto con il desiderio, a fare o conseguire qualche cosa, o essere risoluto (e comandare o disporre) che altri la faccia. È verbo frequentissimo nel discorso, che assume varie sfumature di significato e soprattutto di tono sia dal contenuto della frase sia, nel parlare, dal modo di pronunciarla: a. Con uso assol., esprime per lo più la ferma e decisa volontà: chi vuole, ottiene; chi vuole, vada, e chi non vuole mandi (prov.); Né pentere e volere insieme puossi Per la contradizion che nol consente (Dante); sempre è più leggier ch’al vento foglia, E mille volte el dì vuole e disvuole (Poliziano, della donna); Volere è potere, titolo di un libro didattico (1869) di M. Lessona, divenuto proverbiale per esprimere il concetto che la volontà decisa non conosce ostacoli; v. anche la nota frase alfieriana volli, e volli sempre, e fortissimamente volli. b. Con compl. oggetto, che esprime in modo determinato o indeterminato il fine cui si tende: v. il successo, la vittoria; se vuoi la promozione devi meritarla; E qual è quei che disvuol ciò che volle ..., Tal mi fec’ïo ’n quella oscura costa (Dante). Più spesso, indica la volontà o la pretesa di agire sulla volontà altrui, con sign. affini a imporre, ordinare, esigere, o chiedere perentoriamente: voglio i soldi che mi devi; voglio una immediata risposta; voglio silenzio!; vogliamo fatti e non chiacchiere; sono io che lo voglio! (analogam., con avv.: è così che voglio); vuole tutto a suo modo (cioè, in forma ellittica, pretende che tutto sia fatto o proceda nel modo che pare a lui); quel che vuole, vuole, riferito a persona che, quando esige qualcosa, o pretende che questa sia fatta in un modo, non ammette deviazioni o rifiuti. Con compl. determinato e concreto, voglio ..., è un modo perentorio di richiedere qualcosa (al posto del più educato e remissivo vorrei, di cui al n. 2 b) frequente nei bambini, cui si usa rispondere con la frase prov. (che ha alcune varianti) l’erba voglio non cresce neanche nei giardini del re. c. Seguìto da un verbo all’infinito, esprime per lo più la tendenza a conseguire, o la determinazione di fare, qualche cosa: voglio andare, voglio raggiungerlo; vuole essere superiore a tutti; vuole essere lui il padrone; ha voluto troncare ogni rapporto con quella società; el re Luigi fu messo in Italia dalla ambizione de’ Viniziani, che volsono guadagnarsi mezzo lo stato di Lombardia per quella venuta (Machiavelli); e con un infinito sottinteso: dica quel che vuole [sottint. dire], pensi quel che vuole [sottint. pensare]; puoi fare di lui ciò che vuoi [sottint. fare]. Seguìto dalla prep. che e il cong., esprime invece la decisione ad agire sulla volontà di altri, determinandone direttamente o indirettamente un certo comportamento: voglio che si presenti da me; volevano che me ne andassi al più presto; volle che il figlio facesse la carriera militare; sign. analogo ha però anche, in più casi, quando regge un infinito, spec. se passivo: voglio essere obbedito; volle essere pagato subito; voglio passare (cioè: voglio che mi si permetta di passare, pretendo di essere lasciato passare); volle sapere tutto (cioè: chiese che gli si dicesse tutto). Nella reggenza infinitiva, come gli altri verbi «servili» di cui fa parte, ha l’ausiliare avere o essere secondo che con l’uno o con l’altro di questi ausiliarî si coniughi l’infinito seguente: ho voluto vedere con i miei occhi; è voluto andarci da solo; inoltre, ammette di essere preceduto dalla particella pron. che si riferisce in realtà all’infinito seguente: si volle presentare (= volle presentarsi); ti vuoi spostare? (= vuoi spostarti?), ecc. d. Riferito non alla volontà dell’uomo, ma alla volontà o determinazione di una potenza superiore: Pietro l’eremita predicava la crociata al grido di «Dio lo vuole»; Vuolsi così colà dove si puote Ciò che si vuole (Dante), cioè nel cielo: noti versi danteschi citati a volte in tono più o meno scherz. alludendo alla indiscussa autorità di superiori; così volle il cielo; destino volle che ..., o volle il destino che ..., frasi frequenti con sign. non molto diverso da «accadde che ...»; se Dio vuole, con il consenso e l’aiuto divino; è Dio, è il destino che ha voluto così, frasi esprimenti accettazione della volontà suprema. e. Preceduto da negazione, e seguito da altro verbo, esprime non l’assenza della volontà, ma la volontà attiva del contrario: non voglio essere disturbato (= voglio non essere disturbato); non voglio andarci (= voglio non andarci, mi rifiuto di andarci); non vuole più essere sottomesso (= ha deciso di non essere più sottomesso). Con uso assol., nei due prov. non si muove foglia che Dio non voglia; quando Dio non vuole, i Santi non possono. Con compl. oggetto, in alcuni casi esprime rifiuto: non vuole cibo, non vuole aiuto, ecc.; in altri significa non ammettere, non tollerare: non vogliamo ingerenze estranee; non voglio prepotenze; non vuole osservazioni da nessuno; mi raccomando, non voglio baccano!, esigo, ordino che non si faccia baccano; quando lavora, non vuole nessuno vicino, vuole essere solo. f. Riferito ad animali, ne esprime la tendenza o l’ostinazione istintiva: il cane voleva mordermi, voleva impedirmi d’entrare; il somaro si impuntò e non voleva più andare avanti. 2. a. Desiderare vivamente (con implicito il concetto del richiedere, o del cercare di fare, di ottenere, ecc.): vuole tutto ciò che vede; v. l’impossibile; chi troppo vuole, nulla stringe (prov.); vogliono la mia morte (anche, mi vorrebbero morto). Come espressione di desiderio imperioso: voglio uscire di qui; non voglio essere disturbato. Con sign. più tenue, cercare la soddisfazione di un desiderio, aspirare a qualche cosa (non diverso quindi da desiderare): Virtù di carità, che fa volerne Sol quel ch’avemo, e d’altro non ci asseta (Dante); ti tengo compagnia, se vuoi; vuoi che facciamo due passi?; non sa neanche lui quello che vuole, di persona scontenta, insoddisfatta; come vuoi, come volete, quando vorrete, ecc., formule con cui ci si rimette alla volontà e alle decisioni di altri; v. piuttosto, preferire, anteporre nel desiderio una cosa a un’altra: vorrei piuttosto morire che sopportare un disonore simile. Col sign. generico di desiderare, anche riferito ad animale: il cane abbaiava perché voleva uscire. b. Come manifestazione o formulazione d’un desiderio, è spesso usato il condizionale, che può reggere sia un compl. sia un infinito o una prop. dipendente: vorrei un altro po’ di vino; vorremmo il tuo parere in proposito; vorrei essere lasciato (o che tu mi lasciassi) in pace; vorrei sapere se ci vai o no; non vorrei essere al tuo posto; vorrebbe che tu andassi a trovarlo. c. Con compl. oggetto di persona, ha accezioni e sfumature particolari. In usi assol., desiderare amorosamente: Segue chi fugge, a chi la vuol s’asconde [la donna] (Poliziano). In espressioni ellittiche: l’ha voluto con sé in città (ha desiderato e ottenuto che venisse o restasse, ecc.); mi vorrebbero con loro per qualche giorno (che fossi loro ospite); in casa mia non lo voglio (non voglio che ci venga o che ci stia); in altri casi, v. una persona, chiedere di lei, cercarla per vederla o parlarle: c’è di là un signore che ti vuole; signora, la vogliono al telefono; chi volete?, con chi desiderate parlare? (a persona che si presenti sull’uscio, in un ufficio, ecc.); se mi vuoi, io sono di là nello studio (se mi cerchi, se hai bisogno di me). Con compl. predicativo, desiderare e richiedere: appena la conobbe gli piacque e la volle in moglie (anche ellitticamente: io la sposerei volentieri, ma lei non mi vuole); o accettare: nessuno lo vuole per amico; la vorresti come compagna, come assistente, come segretaria?; ma può anche esprimere imposizione d’una volontà: i genitori lo vollero prete, la vollero monaca; mi vogliono morto! 3. Con accezioni più partic.: a. Disporre: ha voluto essere cremato. b. Decidere di, avere deliberato di ..., spec. in espressioni fam.: quello vuol morire, vuole ammazzarsi, con riferimento a chi affronta rischi di vario genere; non vorrai per caso andar di sotto?, a chi si sporge pericolosamente; scherz., voglio rovinarmi, accingendosi a una spesa o liberalità eccezionale (o che si finge tale). c. Permettere, concedere: se mia madre vuole, esco anch’io con te. d. Accettare: non ha voluto il mio aiuto (l’ha rifiutato); consentire di fare una cosa, spec. in modi cortesi di chiedere, di pregare: vuole passare nel mio ufficio?; non vuole accomodarsi?; accettare, gradire (nell’offrire o nel ricevere una offerta): vuol favorire?; vuoi un’altra fetta di dolce?; grazie, non ne voglio più. e. In negozî e in pubblici esercizî, il verbo è com. per invitare il cliente a dire ciò che desidera: vuole altro?; vuole anche un po’ di contorno?; il vermut lo vuole liscio o con selz? In altri casi, desiderare di acquistare, di possedere: se qualcuno lo vuole, il prezzo è questo; chi lo vuole, se lo compri; o sottintendendo il verbo comprare, prendere e sim.: la villa è bella, ma a questo prezzo nessuno la vuole; ha detto che la banconota è falsa, e non l’ha voluta. f. Richiedere, pretendere, cercare di ottenere qualche cosa da una persona: insomma che cosa vuole ancora da noi?; si può sapere che cosa volete da me?; vuole troppo da quel ragazzo. g. Chiedere un determinato prezzo o compenso: quanto volete per (o di) questa pianta?; per la riparazione del televisore ha voluto cento euro. h. Asserire autorevolmente, tramandare: vuole un’antichissima tradizione che ...; come vuole una nota leggenda; così almeno vogliono i cronisti dell’epoca. Meno com., con soggetto indeterminato o generico, pensare, ritenere, manifestare un’opinione: si vuole che anche lui fosse implicato nello scandalo; c’è chi vuole che sia tutta una messinscena (cfr., con questo stesso sign., il più com. e fam. dire). i. Con valore più ampio (in cui il concetto dell’opinare si unisce a quello del desiderare): ognuno la vuole a suo modo, chi la vuol cruda e chi la vuol cotta, frasi di uso com. per significare disparità di opinioni, di esigenze, di gusti. l. non com. Ammettere, concedere: vuoi (pure) che sia stato costretto ad agire così, ma poteva almeno avvertirmi. 4. Riferito a cose (personificate), ordinare, disporre: la legge (o il Vangelo, il galateo, la buona educazione, ecc.) vuole così; richiedere: prudenza vuole che ci rifletta sopra. In frasi negative, esprime di solito resistenza di cose, e l’inutilità degli sforzi da parte dell’uomo: oggi il motore non vuole proprio funzionare; non mi vuol passare questo mal di testa. 5. Con accezioni e usi speciali: a. Con valore fraseologico, in molte frasi nelle quali serve soprattutto a dare forza e colorito all’espressione: non voleva credere che fosse vero, non volevo persuadermi che tutto fosse inutile (= non credeva, non mi persuadevo); in frasi di richiesta stizzosa, impaziente o risentita: vuoi farmi il piacere di smetterla?; vi volete togliere dai piedi?; la vuol finire una buona volta?; «Volete tacere? volete tacere? Son pareri codesti da dare a un pover’uomo?» (Manzoni); per esprimere comando negativo: non voler cercare il pelo nell’uovo!; non vogliate comportarvi come selvaggi (= non cercare ..., non vi comportate ...). Sempre seguito da un infinito: lo vuoi sapere?, volete sapere una cosa?, modi fam. d’introdurre un racconto, di dare una notizia o un’informazione, un chiarimento, ecc.; vuoi vedere che se n’è andato con tutti i soldi?, accennando a una supposizione che pare a un tratto ricevere conferma dai fatti; voglio vedere se oserà contraddirmi, vorrei vedere che abbia il coraggio di rifiutarmelo, mostrando di non credere possibile il contrario o di non volerlo permettere; non vorrei ingannarmi, non vorrei dire una sciocchezza, equivalenti a «credo di non ingannarmi, spero di non dire una sciocchezza»; a rinforzo di una asserzione: vorrei morire se non è come dico io, vorrei perdere un occhio se dico il falso (cioè: possa io morire, ecc.); vorrei morire piuttosto!, insistendo su un rifiuto. b. Altri modi com. di molta efficacia nel discorso: Dio voglia che ..., Dio volesse che ..., o semplicem. Dio voglia!, Dio volesse!, volesse il cielo!, espressioni di augurio e di desiderio; Dio l’avesse voluto!, con rimpianto rassegnato; Dio non voglia, inciso di scongiuro (se – Dio non voglia – mi succedesse qualcosa ...); se Dio vuole, per esprimere speranza o ringraziamento e soddisfazione (forse ce la faremo, se Dio vuole; se Dio vuole, è finita!); come Dio volle, alla fine, finalmente (come Dio volle, arrivò il gran giorno); e per esprimere, con varietà di toni, rassegnata sottomissione: stiamo come Dio vuole; ci vedremo quando Dio vorrà, ecc. Per significare che una cosa è inevitabile o che non si ammettono discussioni: voglia o non voglia, ci deve andare; volere o no, la legge dà ragione a lui; scherz., volere o volare, per amore o per forza (volere o volare, il padrone è lui e noi dobbiamo obbedirgli). Qui ti voglio!, qui vi volevo!, allora ti ci vorrò vedere!, e sim., aspettando di vedere come qualcuno si comporterà alla prova dei fatti. L’ha voluto lui; l’hai proprio voluto!, frasi riferite a chi per propria colpa si è messo nei guai e si è meritatamente attirata una punizione. Come vuoi, come volete che ...?, formule con cui si vuol mostrare la difficoltà, l’impossibilità di qualche cosa (come vuoi che sia già pronto?; come volete che io vi senta con tutto questo baccano?). Che vuoi?, che vuole?, che volete?, per introdurre una giustificazione, una scusa, per significare che non era possibile fare diversamente, per invocare indulgenza, o rassegnazione, ecc.: che vuoi? ne avevo proprio bisogno e non ho saputo dire di no; che vuole? non sempre si può essere padroni dei proprî nervi; che volete? da che mondo è mondo è sempre andata così; più brevemente: che vuole che le dica?, per esimersi dal dire o dallo spiegare di più. Per significare grande quantità o più che sufficienza: ce n’è quanto vuoi, quanta ne volete, quanti se ne vuole. Con valore ipotetico, e spesso anche finale, volendo che, a volere che (= se si desidera che; affinché): a volere che tutto proceda nel modo migliore, ...; volendo fare le cose con giustizia, ...; a volere che la tinta venga bene, bisognerebbe dare almeno due mani; in questa cosa, a volere che effetto abbia, mi par da tenere questa via (Boccaccio); come inciso, e con solo valore ipotetico: volendo, si potrebbe (cioè: se proprio si fosse decisi, se si insistesse); a volere, tutto si può fare, per il più com. tutto si può fare, basta volere!). Neanche a volere, per dire che un fatto è impossibile, anche se si cercasse di provocarlo intenzionalmente: se segui le mie indicazioni, non puoi sbagliare neanche a v.; il pezzo è saldato a fuoco, e non viene via neanche a volere. Con funzione avv., non volendo, senza volere, involontariamente, senza intenzione deliberata: non volendo, l’ho urtato; ho indovinato senza v.; credimi, l’ho fatto senza volere. 6. a. Senza l’idea della volontà o del desiderio, richiedere, esigere, avere bisogno di ..., riferito a persona o animale, o anche a cosa: è un malato che vuole continua assistenza; sono animali delicati che vogliono molte cure; buon cavallo e mal cavallo vuole sprone, e buona femina e mala femina vuol bastone, ant. prov. citato dal Boccaccio (Decameron IX, 9) e da altri antichi scrittori; pianta che vuole molta luce; colture che vogliono terreno umido; ogni frutto vuole la sua stagione, matura bene, o è buono, nella stagione adatta (anche prov. fig.); lavoro che vuole grande attenzione; è un verbo che vuole l’ausiliare «essere»; i verbi latini che vogliono il doppio dativo; anche l’occhio vuole la sua parte, frase prov., anche l’occhio dev’essere accontentato (in quanto l’aspetto esteriore delle cose ha la sua importanza). Seguito da verbi: è un affare che vuol essere trattato con grande delicatezza. b. Sempre senza idea di volontà, per indicare l’imminenza di qualche cosa, o la certezza, la probabilità che tra poco una cosa accada: vuol piovere, mi pare; vuol essere un’annata dura, questa; eh, vuol essere una faccenda seria!; in espressioni ellittiche: segua o accada quel che vuole (sottint. seguire, accadere), io ci vado. Ant., riferito a persona, voler fare una cosa, essere in procinto di farla: Pietro, veggendosi quella via impedita ..., volle morir di dolore (Boccaccio). 7. Voler bene a qualcuno, essergli affezionato, avere affetto, amore per lui (propr., augurare il suo bene); rafforzando, v. molto bene, v. un gran bene, v. un bene dell’anima; nei saluti, nel congedarsi, nella chiusa delle lettere, voglimi bene, vogliatemi bene; con sign. un po’ diverso, farsi ben volere, o benvolere, da qualcuno, guadagnarsi la sua stima; prendere qualcuno a benvolere, avere per lui stima, affetto, benevolenza (v. anche benvolere). Al contrario, voler male a qualcuno, nutrire odio, antipatia per lui (propr., augurare il suo male). Ellitticamente, volerne a qualcuno (dal fr. en vouloir), prendersela o avercela con lui, serbargli rancore per qualche cosa: non l’ho fatto apposta, non me ne volere! 8. Con accezioni varie, la locuz. voler dire, nella quale i due verbi possono conservare ciascuno il loro valore autonomo, e allora volere equivale a «intendere, avere attenzione»: vuoi dire che ho torto io?; ti volevo dire che ..., modo fam. d’introdurre un discorso che si aveva intenzione di fare, o anche un discorso che venga in mente lì per lì; voglio dire, volevo dire, modi di correggersi e di precisare l’espressione: tu non ti devi preoccupare, voglio dire che penso io a tutto; volevo ben dire, frase ellittica con cui si vuol significare che un fatto era stato previsto o non poteva non succedere: è di nuovo senza un soldo, volevo ben dire! Quando invece i due verbi formano un gruppo unito e inscindibile, la locuz. equivale a «significare»: che vuol dire questo vocabolo, questa frase, questo verso?; vuol dire qualche cosa questo segno sopra la vocale? E con valore più ampio: che vuol dire questo baccano?; che cosa voglion dire tutti questi preparativi?, quale ne è la causa, quale ne è lo scopo?; che vuol dire che non ti sei più fatto vedere?, come mai, perché mai, ecc.; questo vuol dire che ..., dimostra, fa chiaramente pensare, o porta di conseguenza che ...: questo vuol dire che non te ne importa proprio niente; questo vuol dire che non tornerà più. Com. anche col sign. di «importare, avere importanza, contare, avere peso»: vuol dire molto se risponde o non risponde; questo, in fondo, vorrebbe dir poco; che vogliono dire per lui mille euro in più o in meno?; spec. in frasi negative: se ora non li hai, non vuol dire, me li renderai con tuo comodo!; una piccola differenza non vuol dir niente; anche assol.: non vuol dire!, non ha importanza. 9. letter. In costruzione impersonale, si vuole, si deve, bisogna, conviene: è così che si vuol fare; in queste faccende si vuole usare molta prudenza; aspetta ... a costor si vuole esser cortese (Dante); di così fatte femine non si vorrebbe avere misericordia: elle si vorrebbero uccidere, elle si vorrebbero vive vive metter nel fuoco e farne cenere (Boccaccio). 10. a. Volerci, essere necessario o opportuno, occorrere: per un vestito ci vogliono tre metri di stoffa; per una moto così ci vorranno circa diecimila euro; ci vuole molto [sottint. tempo] per arrivare fin là?; c’è voluto molto [sottint. sforzo, fatica, insistenza] per convincerlo; ci vuole un bel coraggio a presentarsi in quel modo!; ci vorrebbe una persona come te al suo posto; è proprio la persona che ci vuole; ci vuol pazienza! Frequenti le espressioni: quello che ci vuole, ci vuole, o quando ci vuole, ci vuole, per affermare la necessità di usare mezzi energici, o più genericam. per dire che, quando una cosa è necessaria, va in ogni modo fatta; e che ci vuole?, per asserire la facilità, la semplicità di un’operazione; ci vuol altro che ..., per dire che una cosa o persona è inadatta o insufficiente: ci vuol altro che buone parole per tacitare i creditori; ci vuol altro che lui per dirigere un’azienda come questa!; anche assol., con tono recisamente esclamativo: eh, ci vuol altro! b. Con il sign. di «occorrere, essere necessario», anche volercene, soprattutto per indicare grande quantità o misura: metti, versa, compra quanto ce ne vuole; l’ho persuaso, ma ce n’è voluto!; ce ne vuole, per fargli sborsare cento euro! Con lo stesso sign., in usi fig.: c’è voluto del bello e del buono. 11. Come cong. correlativa, vuoi ... vuoi ..., sinon. (ormai pedantesco) di sia ... sia ...: ha molta attitudine vuoi per la musica vuoi per la pittura. ◆ Part. pres. volènte: è usato, con valore verbale, nell’espressione volente o nolente (che equivale a «per amore o per forza») e in frasi di tono elevato e solenne: volenti gli dèi, mossero contro al nemico, col volere, col favore degli dèi; e, raram., come agg.: siamo esseri volenti, dotati di volontà; e sostantivato: Libertà non fallisce ai volenti (Berchet), a chi vuole decisamente. ◆ Part. pass. voluto, v. la voce.