volta1
vòlta1 s. f. [lat. volg. *volvĭta, *volta, der. del lat. class. volvĕre «volgere»]. – 1. ant. o letter. a. L’azione, il fatto di voltare o di voltarsi, di girare da una parte o dall’altra, di tornare indietro: il cane dalle v. irrequïete (Pascoli); fare le v. del leone, andare su e giù come il leone in gabbia (faccendo le v. del leone, maladiceva la qualità del tempo, Boccaccio); mettere, mettersi in volta, in fuga; prendere, fare una v., o andare, girare in v., compiere un giro: di Firenze uscirono, e presa una lor v. sopra il pian di Mugnon cavalcando pervennero (Boccaccio); riferito al movimento rotatorio di qualcosa, spec. nella chiave nella serratura: sanza la volta E de la chiave bianca e de la gialla (Dante), delle due chiavi, d’argento e d’oro, che rappresentano l’autorità della Chiesa. È ancora nota l’espressione rispondere a volta di corriere (equivalente di giro di posta), subito, senza ritardo, con riferimento a invio di corrispondenza, spedizione di plichi o d’altro. b. Frequente la locuz. dare volta, con accezioni varie, tra cui voltarsi, rivoltarsi: quella inferma Che non può trovar posa in su le piume, Ma con dar v. suo dolore scherma (Dante); tu dai tali volte per lo letto, che tu fai dimenar ciò che ci è (Boccaccio); rivolgersi in una determinata direzione: E, giunti là, con li altri a noi dier volta (Dante); più spesso, tornare indietro, prendere la via del ritorno: Intanto cercherò convenïenti Cagioni, e che sian giuste, di dar volta (Ariosto); Atride, or sì cred’io v. daremo Nuovamente errabondi al patrio lido (V. Monti); anche dare la v., e dar di v., con lo stesso sign.: La peccatrice non intese le parole, ma diede la v., e andòssi via (Passavanti); E con messi iterati instando prega Ed Argante e Clorinda a dar di volta (T. Tasso); del Sole e di altri astri, volgere al tramonto; della Luna, entrare nella fase calante; del vino, guastarsi, prendere d’aceto. Frequente, anche nell’uso com., l’espressione dare la volta o dare volta (più spesso dar di volta) il cervello, perdere la ragione: due ottave ardì l’Ariosto porre in bocca ad Orlando un momento prima che il cervello gli desse la v. (Baretti); poveretto, gli ha dato di v. il cervello. 2. Sign. e usi tecn. particolari: a. In marina, lo stesso che collo1 (nel sign. 6), giro di un cavo o di una catena attorno a un oggetto fisso (bitta, cannone di banchina, galloccia, ecc.): dare v. a un cavo, avvolgerlo e fissarlo a una bitta, a una caviglia, ecc.; v. ferma, legamento di un cavo in modo che non scorra più; levar v. a un cavo, slegarlo; mezza v. (lo stesso che mezzo collo), mezzo giro di un cavo attorno a un oggetto; v. per le feste, si dice alla fine di una manovra di ormeggio quando i cavi o le catene possono venir legati in modo definitivo; v. di caviglia, v. di galloccia, modo di legare un cavo a una caviglia o a una galloccia, avvolgendolo a 8 su di essa e in maniera tale che l’ultimo mezzo collo serri (strozzi) le passate fatte. Indica anche l’attorcigliarsi fortuito di un cavo o di una catena su sé stessi, oppure di due cavi o due catene fra loro: il cavo (o la catena) ha preso una v., o più v.; v. tonda, lo stesso che collo tondo, giro completo di cavo, o anche il percorso di una nave quando compie un’accostata di 180°. b. In aeronautica, gran volta (o semplicem. volta), acrobazia aerea consistente in un giro completo del velivolo in un piano verticale (chiamata anche giro o cerchio della morte). c. Nello sport, una delle figure obbligatorie nel pattinaggio artistico su ghiaccio: è eseguita su un piede, e il tracciato che il pattinatore lascia sul ghiaccio è simile a tre cerchi posti l’uno vicino all’altro. Nel pattinaggio artistico su rotelle, uno dei 10 esercizî fondamentali obbligatorî: il suo tracciato è simile a tre cerchi variamente intersecantisi. d. Nell’equitazione d’alta scuola, «aria» consistente nel far descrivere al cavallo un circolo di 6 m di diametro; mezza v., in cui il cavallo, dopo aver descritto un semicerchio, taglia la pista obliquamente per riprendere a mano contraria la linea che seguiva all’inizio del movimento. e. In tipografia, la faccia del foglio o della bobina di carta che normalmente viene stampata per seconda (la prima è chiamata bianca o dritta), e la forma o matrice per la stampa della seconda faccia: stampare contemporaneamente in bianca e volta. In una segnatura, la volta è costituita dal gruppo di pagine stampate in volta. f. ant. Ogni singolo tratto o getto, in giochi con i dadi: Quando si parte il gioco de la zara, Colui che perde si riman dolente, Ripetendo le volte, e tristo impara (Dante). g. Danza in movimento rapido e misura ternaria, in voga agli inizî del sec. 18°: caratteristica, tra le figure, quella in cui il cavaliere solleva e fa girare la dama in aria. È da alcuni considerata tra gli antecedenti del valzer. h. Nella metrica italiana, ciascuno dei due periodi ritmici in cui si può dividere la sirima (v.) della canzone. Nella ballata (v.), il terzo periodo della stanza, che è conforme alla ripresa. i. In musica, nota di volta, nota estranea all’armonia posta sul tempo debole, distante una seconda maggiore o minore sopra o sotto la nota reale a cui ritorna immediatamente. 3. estens. e fig. a. La direzione in cui ci si volge andando, soprattutto nell’espressione alla v. di ..., che introduce un complemento indicante la persona o il luogo verso cui ci si dirige: sono partiti alla v. di Firenze; venivano alla nostra volta. b. Turno, vece (quasi a indicare l’avvicendamento determinato da un giro reale o immaginario): si fece avanti a sua v.; ogni cosa a sua v., al suo momento; si come avvenne, che a lei la v. dovesse toccare (Boccaccio); questa v., o per questa v., gli è andata bene, ma non speri che sia sempre così. Frequenti le locuz. avv. di volta in volta, a volta a volta, a turno, secondo un dato avvicendamento; ant. o poet. in volta, con lo stesso sign.: Sorge grand’urna, che poi scossa in volta La dovizia de’ numeri comparte Fra i giocator (Parini); per volta, con valore distributivo: non tutti insieme, mi raccomando: uno (o due, tre) per v.; una v. all’anno; due o tre v. al giorno; quei soldi te li restituirò un po’ per v., cento euro per v. (o anche un po’ alla v.); volta per volta, di tanto in tanto, quando sarà necessario o opportuno, secondo le circostanze; al contrario, in una sola v., tutto in una v. (anche a una v.), in un sol tratto, tutto insieme. c. Unito a un agg. numerale, o ad altra determinazione quantitativa, indica la ripetizione, anche non periodica, di un fatto: gliel’ho detto due, tre, quattro v.; nelle moltiplicazioni: tre v. tre fa nove (anche una v. tre fa tre); con valore di superlativo: è tre v. buono, anche troppo buono (pop.: tre v. buono fa minchione); con agg. num. ordinali: non aspettò che glielo dicesse una seconda v.; è già la terza v. che glielo chiedo; sia questa la prima e l’ultima v. che succede una cosa simile; con minore determinatezza: l’ho detto cento, mille, infinite v., tante di quelle v.!; molte, poche, spesse v.; certe volte (anche delle v., alle v.), non di rado, in certi momenti, in certi casi (cfr. talvolta): occorrono alle volte Pensier che prima non s’aveano in petto (Ariosto); a volte, di quando in quando; una v. o l’altra, o prima o poi: una v. o l’altra, vedrai che gliela faccio pagare!; e introducendo una prop. temporale: ci puoi tornare ogni v., o tutte le volte, che ti sembrerà opportuno; tutte le volte che l’incontro, mi chiede di salutarti; mi interrompeva ogni v. che aprivo bocca. d. Con riferimento a un fatto singolo, in quanto si pensa che possa ripetersi o no: sia detto una v. per sempre; mi piacerebbe provare, per una v. sola. e. Frequente l’espressione una v., e più spesso una buona v. (con riferimento a cosa che si attende o si desidera con impazienza), alla fine, finalmente: Muti una v. quel suo antiquo stile (Petrarca); a noi Morte apparecchi riposato albergo Ove una v. la fortuna cessi Dalle vendette (Foscolo); smettila una buona volta. Con sign. opposto, una v., per indicare un tempo passato indeterminato, senza più alcun riferimento al ripetersi del fatto di cui si parla: c’era una v., inizio frequente di favole per bambini; una v. si faceva così; ai tempi di una volta. f. Come cong. temporale-causale (spesso con una sfumatura ipotetica), una v. che, dopo che, dal momento che, dato che: una v. che hai dato l’adesione non puoi più tirarti indietro; credo che si impiegherà una v. che avrà preso il diploma di ragioniere; una v. che lo sai, perché me lo chiedi?; anche una v., seguito da un part. pass.: la merce, una volta uscita dal negozio, non può essere più cambiata.