vulcano
s. m. [dal lat. Vulcanus «Vulcano», nome del dio del fuoco e di un’isola del gruppo delle Lipari]. – 1. a. In geologia, profonda apertura naturale della crosta terrestre attraverso cui, in seguito a risalita di magmi dagli strati sottostanti, più o meno profondi, fuoriescono alla superficie materiali fluidi o solidi a temperatura variamente alta (gas, lava, ceneri, lapilli); il nome viene normalmente attribuito al più o meno complesso e imponente edificio vulcanico che si forma attorno alla suddetta apertura in seguito all’accumulazione e solidificazione dei materiali fuoriusciti, mentre gli elementi essenziali del vulcano sono il condotto o camino vulcanico, che pone in comunicazione la sede del magma (bacino magmatico o focolare vulcanico) con l’esterno, e il cratere o bocca che ne rappresenta l’orifizio. Tra le denominazioni dei tipi di vulcano: v. attivi, quelli che hanno avuto almeno una eruzione in epoca storica; v. quiescenti, caratterizzati da manifestazioni residue del vulcanismo attivo; v. spenti, in cui non si è riscontrata alcuna attività in epoca storica; v. sottomarini, quelli che si aprono sul fondo del mare; v. monogeni, formati da un solo evento eruttivo; v. poligenici o multipli, formati in seguito a ripetute eruzioni; v. omogenei, i cui materiali hanno la medesima natura chimica (in caso contrario si parla di v. composti). Con riferimento all’apertura si distinguono i v. lineari, per i quali l’eruzione proviene da fratture o fessure nella crosta terrestre, con conseguente distribuzione di materiale su vaste superfici, dai v. centrali, che sono quelli più noti (anche se non più comuni), in cui il materiale fuoriesce, in una zona di superficie molto ristretta, attraverso il camino vulcanico, che può essere singolo, dando luogo a un unico cratere, oppure contornato da altri camini secondarî che danno luogo a crateri eccentrici o avventizî. I tipi principali di vulcani centrali sono: i v. a scudo, i quali emettono esclusivamente lava molto fluida che si disperde su una vasta area formando un edificio dalla caratteristica forma a cupola schiacciata (donde il nome); i v. a cono, o piroclastici, il cui edificio, dalle pareti molto ripide e dalle dimensioni ridotte, è costituito da frammenti di lava proiettati fuori; i v. compositi (o a strati), detti anche stratovulcani, costituiti da strati alternati di colate laviche e di materiale piroclastico (tipico esempio è il Vesuvio), che danno luogo spesso a edifici di notevole complessità e a veri e proprî v. multipli, nei quali si sommano nel tempo edificî diversi (tipico esempio è l’Etna); i v. a recinto, quelli in cui, in seguito a esplosione, è andata distrutta la parte terminale del cono e, per ripresa dell’attività, un secondo cono si è sovrapposto al primo (Vesuvio). b. V. di fango, lo stesso che salsa (v. salsa2). c. V. lunare, caratteristica formazione della superficie della Luna che richiama i vulcani spenti della Terra, dei quali ha dimensioni molto maggiori. 2. fig. a. Situazione che appare tranquilla e cela invece rischi gravissimi: dormire, essere sopra un v., di chi si ritiene tranquillo mentre si preparano eventi disastrosi. b. Riferito a persona di immaginazione fervida, e di attività singolarmente dinamica: aver la testa come un v.; quell’uomo, quella donna è un v.; All’idea di quel metallo [dell’oro] ... Un vulcano la mia mente Già comincia a diventar (dal Barbiere di Siviglia di Rossini). ◆ Dim. vulcanétto.