windsurfing
〈uindsë′ëfiṅ〉 s. ingl. [comp. di wind «vento» e surfing], usato in ital. al masch. – Sport acquatico, derivato dal surfing, che si pratica con una tavola (detta anch’essa surfing o, con termine ital., tavola a vela: v. tavola, n. 3 g) costruita in resina o, più modernamente, in vetroresina, del peso minimo di 18 kg, di lunghezza variabile da m 3,60 a m 3,90, priva di timone e con una o più lamine di deriva, alla quale è fissata una grande vela triangolare (manovrabile con un doppio boma a forma di forcella) per sfruttare la spinta del vento. Quest’attività sportiva, molto praticata da tempo all’estero e spec. negli Stati Uniti d’America, si è diffusa dall’inizio degli anni Settanta del 20° secolo anche in Italia. Le gare, cui prendono parte i concorrenti suddivisi in categorie di peso (esiste anche una categoria unica femminile), consistono ciascuna di più regate che si svolgono secondo il regolamento olimpico della vela, in competizioni che dal 1984 sono state ammesse ufficialmente ai Giochi olimpici, con la denominazione di windglider (propr. «che scivola col vento»).