workfare
s. m. inv. Assistenzialismo pubblico nel settore delle prestazioni lavorative utili alla collettività. ◆ I lavoratori socialmente utili, detti in gergo sindacalese «Lsu», diventano così protagonisti di un programma di «assistenzialismo produttivo» o, secondo la sociologia americana, di workfare (una contrazione di work for welfare, che potremmo tradurre: un po’ di lavoro, per un po’ di assistenza). (Foglio, 9 marzo 1998, p. 2) • È importante sottolineare come ai sensi del nuovo decreto legislativo non si possa parlare più – a far tempo dal 1° maggio 2000 – di attività progettuali ma soltanto di attività socialmente utili, espressione questa che può dirsi mutuata da quella americana di workfare, di uno strumento giuridico, cioè, che rappresenta uno scambio tra una prestazione assistenziale previdenziale percepita da un soggetto privato e una prestazione lavorativa resa da questo stesso lavoratore in favore della collettività. Un’attività comunque che come opportunamente ribadisce l’articolo 4, comma 1, «non determina l’instaurazione di un rapporto di lavoro». (Piero Righetti, Sole 24 Ore, 21 aprile 2000, p. 40, Speciale) • Si potrebbe così coniare un nuovo neologismo. Dopo il vecchio e caro Welfare, la sua variante fortemente riduttiva Workfare e il terribile Warfare, ecco farsi avanti il Financialfare, poiché chiamarlo socialismo fiananziario mi parrebbe eccessivo e finanche offensivo per entrambi i termini. (Alfonso Gianni, Liberazione, 13 aprile 2008, p. 1, Prima pagina).
Dall’ingl. workfare, a sua volta composto dall’espressione work (for wel)fare (‘sistema di garanzie pubbliche in cambio di attività lavorativa’).
Già attestato nella Repubblica del 21 dicembre 1990, Affari & Finanza, p. 22 (Eugenio Occorsio).