x, X
(ics) s. f. o m. – Ventitreesima lettera dell’alfabeto latino (usata solo in latinismi, grecismi e altri prestiti non interamente adattati): corrisponde come forma alla lettera greca X (chi), che rappresentava nella pronuncia antica il suono kħ, ma negli alfabeti della Magna Grecia era usata col valore proprio dell’altra lettera Ξ (csi), indicando il suono ks, e con quest’ufficio l’accolsero nel loro alfabeto i Romani; la forma della lettera si è conservata senza modificazioni negli alfabeti moderni, e anche il valore fonetico è rimasto generalmente quello di ks, nelle lingue ad alfabeto latino. Accanto alla pronuncia fondamentale ks, tuttavia, varie lingue conoscono una pronuncia più o meno sonorizzata all’interno di parola tra vocali (spagn. examen 〈egħsàmen〉; fr. examen 〈eġ∫amẽ′〉; ingl. examen 〈eġ∫èimen〉) oppure, in quella o in altre posizioni, una pronuncia semplificata con perdita dell’elemento velare (spagn. extraño 〈estràn’o〉; port. exame 〈e∫ḁ′më〉): fenomeni, questi, che riguardano il trattamento dei latinismi e grecismi, e sono comuni anche alla lingua italiana e alla lettura italiana del latino. In parole che non siano latinismi ma voci di tradizione popolare, la lettera x può invece rappresentare una fricativa schiacciata: così, rappresenta š in portoghese e in catalano (es. abaixar), e ha rappresentato š in spagnolo fino al sec. 16°-17°, quando alla pronuncia š si è sostituita la pronuncia kħ, indicata successivamente con la grafia j (es. dexar 〈dešàr〉, oggi dejar 〈dekħàr〉); rappresenta š nella scrittura di alcuni nomi proprî siciliani (es. i toponimi Xirbi, Xitta) e ˇ∫ nella scrittura di alcuni nomi proprî liguri (es. i cognomi Bixio, Luxardo, Oxilia, il toponimo Piana Crixia) e sardi (es. il cognome Maxìa, i toponimi Arbatàx, Simaxis o Simagis, Trexenta o Tregenta). Fuori dalle regioni d’origine, gli x di questi nomi proprî sono pronunciati di solito come ks; lo stesso accade agli x di alcuni ispanismi (es. xeres, ximeniano), e nell’area stessa della lingua spagnola si danno casi di oscillazione nella pronuncia di nomi proprî come x (es. Méjico, México 〈mèkħiko, mèksiko〉). In italiano la lettera x, sia nella pronuncia ks sia in quella ġ∫, costituisce un gruppo di consonanti estraneo alla fonetica popolare, per cui non s’incontra mai in parole di tradizione ininterrotta; in queste, la x latina è continuata da s se preceduta o seguita da altra consonante (es. cinsi, lat. cinxi; spendere, lat. expendere), ora da ss ora da šš se intervocalica (es. sasso, lat. saxum; lasciare, lat. laxare), da š se, da intervocalica, è divenuta iniziale (es. sciame, lat. examen; sciagurato, lat. exauguratus). Nei latinismi, si ha s da x iniziale di parola, o preceduta o seguita da altra consonante (es. Santippe, dal gr. Ξανϑίππη, lat. Xanthippe; ansia, dal lat. anxia; esprimere, dal lat. exprimere), ss da x intervocalica nella maggior parte delle voci (es. Alessandro, dal lat. Alexander; frassino, dal lat. fraxinus; lusso, dal lat. luxus), ma ∫ nelle numerose voci con ex- prevocalico e in poche altre (es. esame, dal lat. examen; esilio, da lat. exilium). Fino al sec. 17°, le voci con ex- presentano frequentissime oscillazioni tra la forma es- (esame, esilio, ecc.) e la forma ess- (essame, essilio, ecc.): questa seconda è il riflesso evidente d’una pronuncia sorda della x latina estesa anche al prefisso ex-. In testi volgari settentrionali, e in qualcuno anche toscano, dei sec. 13°-16° si trova spesso x col valore di semplice s sonora (es. uxo, marchexe, bixogno), per analogia con i numerosi latinismi in cui si conserva la grafia etimologica x pur pronunciandosi, appunto, s sonora; con questo valore la x è tuttora usata nella trascrizione dei dialetti veneti per rendere il suono ∫ iniziale (es. xe 〈∫è〉 «è») o anche intervocalico, se derivato da una c latina (es. paxe, voxe, lat. pacem, vocem). L’articolo maschile usato davanti a x- è normalmente lo, gli, uno (es. lo xenofobo, gli xenofobi, uno xenofobo), raramente il, i, un. ◆ Usi più comuni della lettera x come abbreviazione o simbolo: in matematica, nella forma minuscola, più raram. maiuscola, e come s. f., indica tradizionalmente un’incognita in un problema e spec. in un’equazione (per altri usi specifici, v. oltre); con questo valore, è un’antica abbreviazione spagnola della voce araba shai’ 〈šài〉 «cosa; incognita algebrica», in un tempo in cui la lettera x era pronunciata in Spagna š; valori e usi simili ha anche nel linguaggio corrente: è veramente una grossa x, una grande incognita; nel giorno x, all’ora x, nel tale e tal giorno, nella tale e tale ora (volendo indicare indeterminatamente il giorno e l’ora che avranno poi precisazione nei singoli casi; ma ora x può anche alludere a un momento cruciale, per es. all’ora della morte, in quanto ignota o non prevedibile: nessuno sa quando arriverà per lui l’ora x; per un altro uso, v. ora2, n. 3); il signor X, un signore di cui si ignora l’identità o non si vuol dire il nome (oppure, un signore in genere, quando non si pensi a nessuna persona determinata); un X qualsiasi, un tizio qualsiasi, un ignoto. Esclusivamente nella forma maiuscola, non puntata, il segno X è simbolo, in biologia e genetica, di uno dei cromosomi sessuali (l’altro, presente nel sesso eterozigote, si indica con Y); in fisica, raggi X, denominazione di particolari radiazioni elettromagnetiche di brevissima lunghezza d’onda (da 10 a 0,001 nm); unità X, unità di misura di lunghezza (simbolo UX), pari a 1,00202 · 10−13 Å, cioè, con buona approssimazione, a 0,1 picometri (originariamente si considerava pari a 1/2814 della distanza fra i due ioni di cloro e di sodio nel cloruro di sodio alla temperatura di 18 °C), adatta specialmente per le piccole lunghezze d’onda dei raggi X (donde il nome). In matematica, x (più raram. X) indica, oltre che un’incognita, di cui s’è già detto sopra, una variabile (per lo più, la variabile indipendente di una funzione), o una coordinata (generalm. l’ascissa); x1, ... xn denotano spesso le coordinate cartesiane nello spazio a n dimensioni. Nelle schede di concorsi a pronostici (come il totocalcio), il segno x indica convenzionalmente il risultato di parità. Nel giornalismo e nella pubblicità, la lettera X è stata introdotta per qualificare spettacoli cinematografici di contenuto pornografico (film X, e analogam. si parla di cinema X, di circuiti X, e sim.). Con riferimento alla caratteristica forma della lettera, è di uso com. la locuz. a x (o più spesso a X) per indicare disposizione di elementi incrociati come una croce di sant’Andrea: le due strade si incrociano a X; gambe a X, con i ginocchi a contatto: trascurai le gambe a X, tentando di coprirle con un paio di pantaloni di flanella (Sandro Veronesi). ◆ Nel codice alfabetico internazionale, la lettera X viene convenzionalmente identificata dalla locuz. ingl. X-ray (equivalente all’ital. «raggi x»).