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xenìa

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xenia


xenìa s. f. [dal gr. ξενία «ospitalità»]. – In botanica, fenomeno per il quale l’avvenuta ibridazione di due varietà di una specie si rende manifesta già nel seme prodotto dalla pianta madre (che ha fornito gli ovuli), e precisamente nell’albume o nei cotiledoni. Le xenie facilmente visibili sono note per poche piante (mais, segale, pisello, lupino, ecc.); i casi più studiati sono quelli del mais: in questo, fecondando una pianta a granelli zuccherini grinzosi col polline di una varietà a granelli farinosi lisci, si ottengono granelli tutti farinosi lisci; del pari, se una varietà a granelli bianchi viene fecondata col polline di una pianta a granelli violetti, i granelli della pianta fecondata manifestano subito il colore violetto, che è dominante. Il fenomeno si spiega con la doppia fecondazione che è caratteristica delle angiosperme: dei due nuclei maschili portati dal tubetto pollinico, uno feconda l’oosfera, da cui poi si origina l’embrione, l’altro si unisce col nucleo secondario del sacco embrionale, e da questa seconda fecondazione deriva l’endosperma, detto anche albume, che nei casi citati sarà ibrido, come l’embrione. Nei semi a cotiledoni molto sviluppati, la xenia può manifestarsi nei cotiledoni stessi; così se una razza di pisello a semi angolosi (carattere dato dai cotiledoni) viene fecondata col polline di una razza a semi tondi, i semi ibridi, che maturano sulla pianta madre, saranno tutti tondi (carattere dominante).

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